In un rapporto pubblicato questo mese, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha riconosciuto che ci sono lacune cruciali nelle informazioni che ostacolano l’indagine dell’agenzia sulle origini della COVID-19, lasciando aperta la possibilità che il virus possa essere sfuggito a un laboratorio.

L’ammissione segna un cambiamento rispetto a quanto affermato dall’OMS all’inizio del 2021, cioè che era “estremamente improbabile” che il virus della COVID-19 fosse fuoriuscito dall’Istituto di virologia di Wuhan, in Cina.

Il Gruppo Consultivo Scientifico per le Origini dei Nuovi Agenti Patogeni (SAGO) dell’OMS ha redatto il rapporto, il primo da quando il gruppo è stato costituito nell’ottobre 2021, per indagare sulle origini della COVID-19 e di future pandemie.

Il gruppo è composto da 27 scienziati provenienti da oltre due dozzine di nazioni, tra cui Stati Uniti e Cina.

“Il SAGO ha esaminato i risultati disponibili fino ad oggi e nota che ci sono dati chiave che non sono ancora disponibili per una comprensione completa di come sia iniziata la pandemia COVID-19”, si legge nel rapporto.

Questi dati chiave includono:

  • La fonte del SARS-CoV-2 e la sua introduzione nel mercato del pesce di Huanan a Wuhan, in Cina.
  • Informazioni sui campioni ambientali raccolti da specifiche bancarelle e scarichi del mercato nel gennaio 2020, che sono risultati positivi al test per SARS-CoV-2.
  • Studi di follow-up per identificare possibili fonti animali da cui potrebbe provenire la contaminazione ambientale.
  • Mappatura dettagliata del commercio di animali domestici e selvatici venduti nella città di Wuhan e nella provincia di Hubei.
  • Storia clinica e sieroprevalenza degli anticorpi della SARS-CoV-2 nell’uomo e negli animali provenienti dagli allevamenti di origine degli animali venduti nei mercati di Wuhan.
  • Ulteriori analisi di verifica dei campioni umani raccolti attraverso i programmi di sorveglianza nazionale, compresi i campioni di influenza e altri campioni respiratori, nei mesi precedenti a dicembre 2019, in Cina e nel mondo.
  • Studi genetici sui coronavirus nelle specie selvatiche in Asia e nel resto del mondo.

“Il SAGO rimarrà aperto a tutte le prove scientifiche che si renderanno disponibili in futuro, per consentire una verifica completa di tutte le ipotesi ragionevoli”, si legge nel rapporto.

Emily Kopp, giornalista di U.S. Right to Know, ha affermato che l’OMS ha fatto un’inversione di rotta di 180 gradi sulla sua posizione riguardo alle origini del virus COVID-19.

U.S. Right to Know monitora le informazioni sulle origini della COVID-19, sugli incidenti e le fuoriuscite nei laboratori di biosicurezza e di guerra biologica e sui rischi per la salute posti della ricerca “gain-of-function”.

In un’apparizione di martedì a “Rising” di The Hill, Kopp ha dichiarato:

“La ragione per l'[inversione] di 180 gradi è che… credo siano emerse molte prove circostanziali dal primo rapporto dell’OMS, e abbiamo anche ottenuto nuove informazioni su quanto fosse superficiale e politicamente compromesso il primo rapporto del febbraio 2021″.

Kopp ha definito “una boccata d’aria fresca” il fatto che il SAGO, che è stato formato in seguito al primo rapporto, riunisca esperti di 26 Paesi e di settori diversi dalla virologia. Ritiene che questo rapporto fornisca la visione più equilibrata delle prove finora raccolte.

Ha detto ai conduttori di “Rising” che Peter Ben Embarek – responsabile del programma dell’OMS e leader della missione che ha prodotto il rapporto del 2021 – aveva detto che le autorità cinesi hanno proposto al suo team di scegliere tra non menzionare affatto l’ ipotesi della fuga dal laboratorio, o dire che si trattava di una possibilità estremamente improbabile.

Embarek ha poi preso le distanze da questa affermazione, dicendo di essere stato tradotto male, ha detto Kopp.

Jean-Claude Manuguerra, co-direttore del corso di virologia sistematica dell’Institut Pasteur e co-presidente del SAGO, ha detto che alcuni scienziati potrebbero essere “allergici” all’idea di indagare sulla teoria della fuga dal laboratorio, ma ha affermato che devono avere la “mente abbastanza aperta” da esaminarla, come ha riportato l’Associated Press.

A marzo, U.S. Right to Know ha ottenuto un memo del 2020 che rivela che i funzionari del Dipartimento di Stato americano consideravano un incidente di laboratorio la causa “più probabile” della pandemia COVID-19 e temevano che i virologi internazionali potessero contribuire ad un insabbiamento.

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