Nella primavera del 2021, i primi segnali indicavano che le iniezioni anti COVID-19 avrebbero potuto causare un forte calo della fertilità.

Il primo articolo del New England Journal of Medicine che avrebbe dovuto rassicurarci sulla sicurezza dei vaccini per le donne in gravidanza, in realtà includeva tabelle di dati che indicavano un tasso di aborti spontanei dell’80% per le donne vaccinate nel primo trimestre.

Un articolo successivo si basava su un campione fortemente orientato verso le donne vaccinate più avanti durante la gravidanza.

Alla fine del 2021, il Giappone ha reso noti i dati sugli animali della Pfizer (disponibili anche in Occidente, ma non resi pubblici) che indicavano che le nanoparticelle lipidiche dei vaccini tendono ad accumularsi nelle ovaie.

E tra le poche donne incinte che sono finite inavvertitamente nello studio della Pfizer, il tasso di nati morti era elevato.

Le iniezioni a mRNA sono state raccomandate nel 2021 alle donne in gravidanza in tutto il mondo, anche se le donne incinte erano state escluse dagli studi clinici nell’autunno precedente.

Successivamente, la Pfizer ha avviato una sperimentazione specifica per le donne in gravidanza, poi l’ha interrotta bruscamente e non ha mai pubblicato un rapporto a riguardo. La Dott.ssa Maryanne Demasi, giornalista investigativa, ha recentemente riferito su questo palese insabbiamento.

Se i nostri governi fossero onestamente interessati alla sicurezza dei vaccini, avrebbero monitorato attentamente la fertilità tra molte altre misurazioni sanitarie, con categorie separate per stato vaccinale, numero e tempistica delle dosi sia nella madre che nel padre.

Ma i funzionari della sanità non hanno raccolto questi dati o (più probabilmente) li hanno raccolti tramite l’app V-safe ma non li hanno condivisi con il pubblico.

Un articolo basato sull’accesso proprietario degli autori al V-safe indicava livelli moderatamente elevati di aborto spontaneo alla fine del primo trimestre, omettendo però i dati relativi alle prime sei settimane di gravidanza.

Segnali di avvertimento in neon lampeggiante

L’anno scorso, l’Istituto federale tedesco per la ricerca demografica ha pubblicato un’analisi preliminare che rilevava un forte calo della fertilità all’inizio del 2022. Le donne in età fertile hanno iniziato a vaccinarsi nel secondo trimestre del 2021, quindi se ci fosse un effetto sulla fertilità, potremmo aspettarci di vederlo a partire da 9 mesi dopo, all’inizio del 2022.

Secondo l’analisi:

“Nel periodo immediatamente successivo alla pandemia, i dati mensili sulla fertilità di Svezia e Germania mostrano un forte calo della fertilità all’inizio del 2022, con circa il 10-15% di nascite in meno, rispettivamente, rispetto a quanto osservato nello stesso periodo dell’anno precedente.

“Ciò pone interrogativi sul ruolo dei meccanismi precedentemente suggeriti per i cambiamenti della fertilità legati alle pandemie, come il ruolo dei fattori legati alla salute o all’economia nei recenti cambiamenti della fertilità.

“Inoltre, porta alla nostra attenzione i fattori legati alla percezione della cessazione della pandemia, che si riflette nell’avvio di programmi di vaccinazione ad ampio raggio rivolti alla popolazione in età riproduttiva ed economicamente attiva”.

Il Dr. James Lyons-Weiler, presidente e amministratore delegato dell’Institute for Pure and Applied Knowledge (Istituto per la conoscenza pura e applicata), ha citato i dati tedeschi all’inizio del mese in un post di Substack.

Il grafico sottostante di OpenVaers.com, che utilizza i dati del Vaccine Adverse Event Reporting System (VAERS, Sistema di segnalazione degli eventi avversi da vaccino), rivela ulteriori motivi di preoccupazione:

Credito: OpenVAERS

Un articolo pubblicato la scorsa settimana su The Epoch Times ha riassunto le ragioni per ritenere che le iniezioni anti COVID-19 stiano causando un sostanziale declino della fertilità. L’articolo riportava un rapporto paneuropeo (anonimo, attribuito a Raimond Hagemann, Ulf Lorré e al Dr. Hans-Joachim Kremer) pubblicato la scorsa estate.

Gli autori hanno analizzato i dati sulle nascite di 23 Paesi europei e hanno riscontrato una diminuzione di diversi punti percentuali dei nati vivi a partire dal primo trimestre del 2022, nove mesi dopo l’introduzione delle iniezioni a mRNA nelle persone in età fertile in Europa.

Cosa dicono i dati del 2022?

Il rapporto paneuropeo dello scorso anno includeva i dati relativi solo alla prima metà del 2022. Ho seguito le fonti elencate nella bibliografia e ho cercato altrove online i numeri delle nascite europee nella seconda metà del 2022.

Ho trovato prove del fatto che la Germania e la Svezia hanno avuto un numero di nascite nel 2022 inferiore di circa l’8% rispetto alle aspettative storiche, ma in altri grandi Paesi europei le prove sono ambigue.

Le nascite in Polonia nel 2022 sono diminuite più del previsto. Francia, Norvegia, Portogallo e Italia hanno riportato conteggi di nascite per il 2022 più o meno in linea con le recenti tendenze storiche.

In Svizzera, Austria e Spagna, il conteggio delle nascite nel 2022 ha superato le aspettative storiche. I dati del Regno Unito, del Canada e degli Stati Uniti erano clamorosamente assenti.

Ecco i dati della Germania:

(“Aggiustato per lunghezza del mese” significa che ho attenuato le differenze tra mesi con 28, 30 o 31 giorni, proporzionando ciascuno di essi a un dodicesimo di anno).

La linea “prevista” si basa su una media ponderata dei tre anni precedenti. Il valore del 2021 è un po’ più alto del previsto. Si noti che tra dicembre 2021 e gennaio 2022 le nascite diminuiscono di circa l’8%.

Il tasso di natalità rimane al di sotto della linea prevista fino a ottobre, ultimo mese per il quale sono stati pubblicati i dati. Il deficit di natalità non cresce fino al 2022, anche se nel 2021 sono state vaccinate sempre più donne giovani.

È impossibile trarre conclusioni definitive da questo dato, ma è coerente con un effetto immediato della vaccinazione sulla fertilità che non si accumula nel tempo.

In altre parole, da questi dati molto limitati, l’ipotesi è che la vaccinazione provochi aborti spontanei o comunque deprima la fertilità nell’immediato, ma che le donne recuperino la loro fertilità dopo che l’effetto è svanito. (Questa non è una conclusione, ma una deduzione ipotetica basata su dati limitati).

Ecco i dati relativi alla Svezia, più o meno comparabili.

Le nascite sono diminuite dell’8% rispetto all’anno precedente.

Sia la Germania che la Svezia hanno invertito la tendenza del mondo occidentale al calo delle nascite negli ultimi anni. La linea “prevista” nei grafici precedenti si basa su una media degli anni precedenti, non su una tendenza.

Non abbiamo ancora dati confermati per altri Paesi e, se li avessimo, sarebbero più difficili da interpretare perché la tendenza al ribasso è incerta. Ho esaminato i dati “provvisori” dello Stato della California e di altri Paesi europei.

Le nascite in California sono in calo da dieci anni. Inoltre, lo Stato ha perso popolazione durante la pandemia, quindi i numeri “previsti” sono bassi.

Il conteggio delle nascite nel 2021 è stato superiore alle aspettative e nel 2022 (dati provvisori) è stato quasi altrettanto elevato.

La Francia è tipica per le tendenze comuni agli Stati americani e dell’Unione europea, in quanto i tassi di natalità sono diminuiti nell’ultimo decennio. Il calcolo della linea “prevista” deve includere una tendenza che aumenta l’incertezza.

Nei dati provvisori per la Francia, le nascite sono diminuite nel primo anno di COVID-19 e hanno registrato una ripresa nel 2021. Le nascite del 2022 sono tornate alla tendenza al ribasso degli ultimi anni, ma non ci sono indicazioni di un ulteriore e inaspettato calo.

In Polonia, il numero di nascite è stato costante o in aumento nei primi anni di questo secolo, ma è diminuito costantemente dopo il 2016. Il tasso di declino è stato in media del 4% dal 2016 al 2021 ed è balzato all’8% nel 2022.

In Portogallo, il rapporto paneuropeo ha rilevato un calo nel periodo gennaio-febbraio 2022, rispetto alla tendenza degli anni precedenti. Ma il deficit è stato recuperato nel corso dell’anno e le nascite per l’intero anno sono state del 4,8% superiori al 2021, quasi come nel 2020, ma del 3,7% inferiori a quelle del 2019.

Le nascite in Spagna hanno subito un calo pluriennale, ma nel 2022 sono aumentate rispetto al 2021 per la prima volta dal 2008.

Dopo una tendenza decennale al ribasso, le nascite in Norvegia sono aumentate notevolmente nel 2021, per poi diminuire bruscamente nel 2022, ma probabilmente in linea con la tendenza a lungo termine.

In Italia, nel primo trimestre del 2022 si è registrato un notevole calo delle nascite rispetto agli anni precedenti. Ma i numeri successivi (riferiti a novembre) sembrano aver recuperato il deficit.

Le nascite in Italia sono in un periodo di calo a lungo termine di circa il 3% all’anno, un po’ più marcato rispetto alla maggior parte dei Paesi europei. I numeri preliminari per il 2022 sembrano essere in linea con questa tendenza.

Il numero di nascite in Svizzera non è storicamente in calo. Le nascite sono aumentate sensibilmente nel 2021 rispetto al 2020 e sono aumentate di un ulteriore 1% nel 2022.

In Austria, le nascite sono in calo dal 2016. C’è stato un piccolo calo nel 2020, un forte aumento nel 2021 e nel 2022 le nascite sono quasi pari a quelle del 2021.

Il risultato finale: cosa ci dicono i dati?

Tutti i grafici e le storie di cui sopra si basano su correlazioni temporali: i tassi di natalità sono diminuiti nove mesi dopo l’ondata di vaccinazioni nelle persone in età fertile?

Il rapporto paneuropeo comprendeva anche un altro modo di esaminare la questione: i Paesi con tassi di vaccinazione più elevati hanno subito un maggiore calo della fertilità?

A partire dai dati contenuti in questo rapporto, ho effettuato una mia correlazione (non inclusa nel testo del rapporto). Ho scoperto che il calo della fertilità durante la prima metà del 2022 era correlato alla percentuale di vaccinazione in ogni Paese (r = 0,37), ma i dati erano molto dispersi e la correlazione non sarebbe stata considerata statisticamente significativa (p = 0,12).

Ci sono ragioni sostanziali per pensare che le iniezioni mRNA influenzino la fertilità, come indicato nella prima parte di questo articolo. Queste derivano da studi sugli animali, sugli esseri umani e da considerazioni di ordine biochimico.

Le segnalazioni post-marketing dal VAERS indicano un effetto sulla fertilità senza precedenti in qualsiasi vaccino del passato. L’estate scorsa, poi, un rapporto basato su 23 Paesi europei nella prima metà del 2022 ha rilevato un andamento di bassi tassi di natalità in generale, circa il 4 o 5% al di sotto delle aspettative (mia stima).

Queste tendenze erano già piuttosto blande rispetto alle aspettative draconiane derivanti dalle sperimentazioni e dall’insabbiamento della Pfizer. E se non altro, l’effetto sembra essere stato ancora meno grave nella seconda metà del 2022.

La Germania, la Svezia e la Polonia sono stati gli unici Paesi in cui è emersa una chiara evidenza di deficit della natalità.

Possibili spiegazioni:

  • Forse il rischio di aborto spontaneo derivante dalle iniezioni mRNA è inferiore a quello indicato nella documentazione presentata dalla Food and Drug Administration (FDA, Agenzia federale per gli alimenti e i farmaci) della Pfizer e nel database VAERS.
  • Forse i danni alla fertilità sono di breve durata e la maggior parte delle coppie si riprende pochi mesi dopo l’inoculazione.
  • Poiché la maggior parte delle gravidanze portate a termine sono pianificate, forse le coppie continuano a provare fino a portare a termine una gravidanza, anche con una fertilità ridotta.
  • Forse c’è una cospirazione internazionale concertata per sovrastimare le nascite nei documenti ufficiali.

Dobbiamo ritornare a una valutazione onesta e indipendente dei prodotti medici

Tutti questi fattori possono contribuire all’allontanamento dalle aspettative. Proprio la scorsa settimana, alcuni ricercatori britannici hanno pubblicato una sintesi (“meta-analisi”) di 21 studi, con un risultato complessivo secondo cui la vaccinazione anti COVID-19 aumenta il rischio di aborto spontaneo di un 7% statisticamente insignificante.

Ciò dà peso alla prima spiegazione, anche se possiamo sospettare che i dadi fossero truccati in alcuni dei 21 studi. Non scarto quindi l’ultima possibilità, perché abbiamo visto una corruzione coordinata delle statistiche mediche durante la pandemia.

Dato che la maggior parte dei dati su cui mi sono basato qui sono etichettati come “provvisori”, è possibile che i numeri si basino su proiezioni approssimative degli anni passati piuttosto che su conteggi effettivi di singoli registri.

Possiamo sentirci sollevati dal fatto che, due anni dopo l’introduzione di un prodotto medico sviluppato in fretta e pesantemente commercializzato con effetti documentati sulla riproduzione umana, non abbiamo prove evidenti o drammatiche di un calo dei tassi di natalità tra le nazioni altamente vaccinate.

Ma questo non è un motivo per lasciarla passare alle iniezioni a mRNA. Nel contesto degli standard di sicurezza medica storicamente accettati, anche un rischio dell’1 o 2% di riduzione della fertilità sarebbe sufficiente per ritirare qualsiasi prodotto dal mercato.

Nel valutare i rischi e i benefici delle iniezioni mRNA, la nostra FDA e altre organizzazioni in tutto il mondo hanno troncato in modo brusco con le pratiche del passato, applicando uno standard completamente diverso.

Dobbiamo chiedere dati aperti, metodologie trasparenti e il ritorno a una valutazione onesta e indipendente dei prodotti medici.