A una donna sana di 35 anni che ha avuto un attacco epilettico due giorni dopo la seconda dose di vaccino anti COVID-19 Moderna è stata diagnosticata un’encefalite limbica, una rara forma di infiammazione cerebrale.

Gli autori di un recente studio di caso sulla paziente hanno dichiarato:

“Riteniamo che questo episodio di encefalite limbica, verificatosi rapidamente dopo la vaccinazione anti COVID-19, sia un effetto collaterale non comune del vaccino [Moderna] “.

L’encefalite limbica è una condizione acuta di infiammazione cerebrale non infettiva che colpisce il sistema limbico.

Il sistema limbico è un gruppo di strutture coinvolte nell’elaborazione delle emozioni e della memoria. Comprende l’ippocampo, il lobo temporale mediale, la corteccia cingolata e la corteccia frontonasale.

I sintomi dell’encefalite limbica comprendono amnesia (perdita di memoria), alterazioni comportamentali, sintomi psichiatrici, convulsioni e un livello di coscienza disturbato.

La fisiopatologia (cambiamenti funzionali che accompagnano una particolare sindrome o malattia) dell’encefalite limbica è nota per essere mediata (indirettamente causata) da un antigene che stimola nell’ospite una risposta immunitaria mediata da anticorpi che inavvertitamente prende di mira le cellule dell’area limbica.

L’encefalite limbica ha due cause possibili: una causa paraneoplastica o una causa autoimmune.

Paraneoplastica” significa “causata o risultante dalla presenza di un cancro nell’organismo, ma non dalla presenza fisica di tessuto canceroso nella parte o nell’organo colpito”.

La paziente è stata sottoposta a screening per la presenza di tumori e il cancro è stato escluso come possibile causa.

Rapporto sul caso

Secondo il rapporto sul caso (o case report), quando la donna è arrivata in ospedale aveva la febbre, seguita da crisi tonico-cloniche generalizzate (anche note come crisi epilettiche) che sono durate circa cinque minuti e da una fase postictale (post-crisi) di confusione che è durata circa 30 minuti.

Durante la degenza al pronto soccorso, la paziente ha avuto altre due crisi generalizzate, controllate con i farmaci, ciascuna delle quali è durata meno di due minuti dopo l’intervento.

La paziente, che non presentava altri sintomi neurologici ed era stabile, è stata ricoverata in ospedale.

Gli autori scrivono: “A parte l’aspetto stanco, non aveva problemi di orientamento, di senso del tempo, del luogo e di sé. Il collo era sostenuto e aveva piena forza e sensibilità con normali funzioni superiori. I nervi cranici erano intatti”.

La paziente è stata sottoposta a un esame ematico di base completo, che è risultato normale. Il test PCR COVID-19 è risultato negativo. La risonanza magnetica con contrasto, eseguita al momento del ricovero, non presentava nulla di insolito.

È stata eseguita una puntura lombare e il liquido cerebrospinale presentava una linfocitosi significativa, ovvero un aumento anomalo del numero di linfociti (globuli bianchi), solitamente dovuto a un’infezione o a un’infiammazione.

Durante la degenza in ospedale, la donna ha sviluppato l’anisocoria, una condizione in cui la pupilla di un occhio differisce per dimensioni da quella dell’altro. Una TAC urgente della testa ha mostrato possibili ipodensità del lobo temporale (aree più scure sulla TAC).

Dopo aver parlato con il radiologo, la paziente ha accettato di ripetere la risonanza magnetica alla testa, che questa volta ha mostrato caratteristiche suggestive di encefalite limbica. Un successivo elettroencefalogramma ha mostrato gravi alterazioni encefalitiche post-crisi.

Nel frattempo, si sono resi disponibili i risultati dello screening immunologico, da cui è emerso che la paziente era positiva agli anticorpi antinucleari.

Gli anticorpi sono proteine che il sistema immunitario produce per combattere sostanze estranee, come virus e batteri. Gli anticorpi antinucleari attaccano invece le cellule sane di una persona. Sono chiamati anticorpi “antinucleari” perché prendono di mira il nucleo della cellula.

Subito dopo il test positivo per gli anticorpi antinucleari, l’équipe neurologica ha valutato la paziente e l’ha sottoposta a steroidi, immunoglobuline per via endovenosa e rituximab, un anticorpo monoclonale.

Gli autori avevano “pianificato una ripetizione della puntura lombare per verificare la presenza di un’encefalite autoimmune, che purtroppo non è stata effettuata a causa di problemi finanziari”.

Mentre la paziente era ancora in ospedale, ha sviluppato un comportamento anomalo: agitazione, risate e pianto anomali. Questi sintomi sono notoriamente associati all’encefalite limbica. I sintomi sono migliorati successivamente con la terapia.

Alla paziente è stata diagnosticata un’encefalite limbica autoimmune che ha causato le crisi sulla base della presentazione clinica, degli esami di diagnostica per immagini e dei risultati della puntura lombare.

L’encefalite limbica di tipo paraneoplastico è stata esclusa in quanto la TAC e la PET non hanno evidenziato alcuna neoplasia.

I sintomi della paziente sono migliorati ed è stata trasferita in una struttura di riabilitazione per ottenere un recupero completo. “Il follow-up di neuroimaging ha mostrato un miglioramento e una risoluzione delle precedenti alterazioni dell’encefalite limbica”, scrivono gli autori.

Secondo gli autori, “prima della diagnosi ufficiale” di encefalite limbica autoimmune “è necessaria una serie complessa di indagini”. Hanno notato che ci sono stati altri casi documentati di encefalite limbica dopo la vaccinazione.

Gli autori hanno notato che l’encefalite limbica della paziente si è verificata poco dopo la seconda dose di Moderna, indicando una “relazione temporale tra la vaccinazione e l’inizio dei sintomi”, simile a quella riportata in uno studio su una serie di casi di encefalite dopo la vaccinazione con il vaccino anti COVID-19 AstraZeneca.

Non è ancora nota la fisiopatologia dell’encefalite da vaccino, “ma è noto che i vaccini possono innescare la generazione di citochine pro-infiammatorie e la risposta delle cellule T”, hanno scritto gli autori.

Secondo il rapporto, “gli antigeni vengono riconosciuti come possibili agenti patogeni dal sistema immunitario dopo l’immunizzazione”. L’infiammazione che ne consegue può causare effetti collaterali sistemici e, in rari casi, infiammazioni cerebrali.

Gli autori hanno concluso:

“Riteniamo che questo episodio di encefalite limbica, che si è verificato rapidamente dopo la vaccinazione anti COVID-19, sia un effetto collaterale non comune del vaccino. La nostra teoria si basa principalmente sulla tempistica dei sintomi, che sono iniziati pochi giorni dopo la vaccinazione e in assenza di un’altra causa identificabile”.

Hanno poi aggiunto:

“La paziente è stata sottoposta a un’immunizzazione che ha attivato il sistema immunitario e poco dopo ha manifestato un’insolita reazione autoimmune. Tuttavia, c’è un certo scetticismo, soprattutto perché i sintomi e i segni della paziente non sono ancora stati adeguatamente collegati a una causa”.