Due comitati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si sono riuniti recentemente per discutere le modifiche proposte al Regolamento Sanitario Internazionale (2005) (RSI) e la “bozza zero” di un nuovo “trattato sulle pandemie” globale.

I media si sono concentrati principalmente sul trattato sulle pandemie, con l’amministrazione Biden che ha recentemente ribadito il suo impegno a finalizzarlo e con l’Associated Press (AP) che ha riferito che il trattato non minaccerebbe la sovranità nazionale.

Tuttavia, alcuni esperti avvertono che l’opinione pubblica dovrebbe essere più preoccupata per le proposte di modifica dell’RSI – che hanno maggiori probabilità di essere adottate – in quanto darebbero all’OMS un potere senza precedenti sui governi nazionali, al di sopra della sovranità nazionale.

Questi esperti affermano inoltre che esistono chiare differenze tra gli emendamenti proposti all’RSI e il trattato sulle pandemie, anche se le due cose vengono spesso confuse nel discorso pubblico.

Le versioni precedenti dell’RSI sono in vigore dal 1969. La versione attuale è stata promulgata per la prima volta nel 2005, all’indomani della SARS-CoV-1.

Gli emendamenti all’RSI sono un “pericolo chiaro e presente”

Secondo l’autore e ricercatore James Roguski, “Sembra che quasi tutti abbiano difficoltà a mantenere distinti gli emendamenti proposti al Regolamento sanitario internazionale e il ‘Trattato sulle pandemie’ proposto”.

Roguski, che ha svolto ricerche approfondite su entrambe le proposte, ha recentemente scritto sul suo blog che la “bozza zero” del Trattato sulle pandemie “è una cosa reale”, ma è anche “un’esca abilmente realizzata”, progettata per distogliere l’attenzione dalle proposte di modifica dell’RSI.

Ha definito questi emendamenti – che il Gruppo di lavoro dell’OMS sugli emendamenti al Regolamento sanitario internazionale (2005) ha discusso dal 20 al 24 febbraio – “un pericolo chiaro e presente”.

Secondo Reclaim the Net, l’OMS, attraverso le modifiche proposte all’RSI, “sta spingendo per espandere notevolmente i suoi poteri di sorveglianza”, compreso l’obbligo per gli Stati di costruire “reti di sorveglianza collaborative“.

“L’agenzia sanitaria non eletta vuole anche avere una maggiore influenza sull’individuazione della ‘disinformazione'” attraverso gli emendamenti proposti.

Secondo il Brownstone Institute, gli emendamenti proposti “amplierebbero le definizioni di pandemia [e] di emergenze sanitarie, introducendo anche il ‘potenziale’ di danno piuttosto che il danno effettivo” e cambierebbero le raccomandazioni dell’RSI “da ‘non vincolanti’ a obbligatorie per gli Stati”.

Il direttore generale dell’OMS avrebbe il potere di “dichiarare in modo indipendente le emergenze” e garantirebbe all’OMS “il controllo su alcune risorse nazionali”.

In totale sono stati proposti 307 emendamenti all’RSI. Sul suo blog, Roguski ha stilato un elenco delle 10 principali ragioni per opporsi agli emendamenti. Tra queste:

  • Trasformazione dell’OMS “da organizzazione consultiva… a organo di governo i cui proclami sarebbero legalmente vincolanti” (Articoli 1 e 42)
  • Eliminazione delle parti di testo che preservano “il rispetto della dignità, dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle persone” (Articolo 3)
  • Conferimento all’OMS dell'”autorità di richiedere esami medici, certificazioni di profilassi e di vaccinazioni e di attuare il tracciamento dei contatti, quarantene e trattamenti” (Articolo 18)
  • Istituizione di “un sistema di certificati sanitari globali in formato digitale o cartaceo” (più articoli e allegati)
  • Conferimento al Comitato di emergenza dell’OMS il potere di “prevalere sulle decisioni prese dalle nazioni sovrane in materia di misure sanitarie” (Articolo 43)

‘Vogliono davvero il certificato di salute digitale globale’

In un’intervista con The Defender, Roguski ha notato la forte spinta verso i certificati di salute globali nelle proposte presentate per gli emendamenti all’RSI.

Roguski ha affermato che gli emendamenti proposti per l’RSI indicano che “le autorità stanno attivamente cercando di ‘normalizzare’ l’implementazione di un certificato sanitario digitale globale”.

“Vogliono davvero il certificato di salute digitale globale”, ha detto Roguski. “In primo luogo, questo viene dall’Unione Europea”.

La Repubblica Ceca, a nome dell’UE, ha proposto all’articolo 23, relativo alle “misure sanitarie all’arrivo e alla partenza”, l’introduzione di moduli di localizzazione dei passeggeri (PLF) “contenenti informazioni sulla destinazione del viaggiatore”, preferibilmente in formato digitale, “allo scopo di rintracciare i contatti”.

Hanno inoltre proposto che l’Assemblea sanitaria dell’OMS “possa adottare, in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile [ICAO, acronimo di International Civil Aviation Organization] … e altre organizzazioni competenti, i requisiti che i documenti in formato digitale o cartaceo devono soddisfare per quanto riguarda l’interoperabilità delle piattaforme informatiche, i requisiti tecnici dei documenti sanitari, nonché le garanzie per ridurre il rischio di abuso e falsificazione.”

L’OMS annovera l’ICAO tra gli “stakeholder” ufficialmente riconosciuti.

In riferimento all’articolo 36, relativo ai “certificati di vaccinazione o di altra profilassi”, la Repubblica Ceca e l’UE hanno proposto una documentazione non solo per la vaccinazione, ma anche “certificati di test e certificati di guarigione” nei casi “in cui un vaccino o una profilassi non sono ancora disponibili per una malattia per la quale è stata dichiarata un’emergenza sanitaria di portata internazionale [PHEIC, acronimo di public health emergency of international concern]”.

PHEIC è il termine ufficiale per le dichiarazioni di pandemia globale da parte dell’OMS. L’RSI (2005) la definisce come “un evento straordinario che si ritiene costituisca un rischio per la salute pubblica di altri Stati, attraverso la diffusione internazionale di malattie, e che potenzialmente richiede una risposta internazionale coordinata”.

La Federazione Russa, all’articolo 23, ha proposto dei documenti contenenti “informazioni sull’itinerario del viaggiatore per accertare se prima dell’arrivo siano stati effettuati viaggi in un’area colpita o in prossimità di essa o se vi siano stati altri possibili contatti con l’infezione o la contaminazione, nonché l’esame dei documenti sanitari del viaggiatore, se richiesti dal presente Regolamento”.

Secondo la proposta della Russia, ciò include “i documenti contenenti informazioni per un test di laboratorio in formato digitale o fisico, compresi i documenti contenenti informazioni su un test di laboratorio per un agente patogeno e/o informazioni sulla vaccinazione contro una malattia, compresi quelli forniti su richiesta dello Stato Parte in forma digitale/elettronica”.

L’Uruguay, a nome di Argentina, Paraguay e Brasile, ha proposto “meccanismi per sviluppare e applicare una dichiarazione di salute del viaggiatore in caso di emergenza sanitaria di portata internazionale… per fornire migliori informazioni sull’itinerario di viaggio, sui possibili sintomi che potrebbero manifestarsi o su eventuali misure di prevenzione che sono state rispettate”.

E l’Indonesia, per quanto riguarda l’articolo 31 relativo alle “misure sanitarie relative all’ingresso dei viaggiatori”, ha proposto regolamenti che non precludono agli Stati “di richiedere esami medici, vaccinazioni o altre profilassi o la prova di aver effettuato vaccinazioni o altre profilassi … quando necessario per determinare se esista un rischio per la salute pubblica” e come condizione di ingresso per i viaggiatori.

Nel novembre 2022, durante la riunione del G20, il Ministro della Salute indonesiano Budi Gunadi Sadikin ha spinto per un “certificato di salute digitale riconosciuto dall’OMS” a livello internazionale per consentire ai cittadini di “spostarsi“.

Secondo Roguski, sono stati proposti altri “emendamenti davvero pessimi“:

  • Cessione all’OMS della sovranità, proposta da Stati Uniti, Bangladesh, Malesia e Nazioni della Regione Africana.
  • Dare all’OMS il controllo sui “mezzi di produzione del complesso industriale farmaceutico ospedaliero di emergenza”, proposto da Bangladesh, Malesia e dalle Nazioni della regione africana.
  • Dare al direttore generale e ai direttori regionali dell’OMS “il potere di dichiarare allarmi sanitari intermedi, emergenze di salute pubblica di interesse regionale … ed emergenze di salute pubblica di interesse internazionale, sotto la loro esclusiva autorità, se essi determinano che gli eventi hanno anche solo il “potenziale” di causare un’emergenza vera e propria”. Questa proposta è stata avanzata da Stati Uniti, Unione Europea, India, Nuova Zelanda e Svizzera.
  • Autorizzare l’OMS “a interferire nell’elaborazione di leggi all’interno di nazioni sovrane”, proposto dal Bangladesh.
  • Autorizzare l’OMS “a censurare le informazioni”, proposto da India e Federazione Russa.

La dottoressa Meryl Nass, membro del comitato consultivo scientifico di Children’s Health Defense, ha scritto che le modifiche proposte all’RSI consentirebbero di “dichiarare e rinnovare” le PHEIC “in assenza di dati”.

Riferendosi al rinnovo della PHEIC per il vaiolo delle scimmie da parte dell’OMS, avvenuto il 9 febbraio, Nass ha dichiarato: “Questo è un ottimo esempio di come saremo soggetti ai capricci del Direttore generale dell’OMS nell’ambito degli RSI, se passeranno le proposte di accordo [sul trattato sulle pandemie] o gli emendamenti all’RSI”.

Il 27 gennaio, l’OMS ha deciso di mantenere la dichiarazione di PHEIC per la COVID-19.

Gli Stati Uniti riaffermano l’impegno per il “trattato sulle pandemie” – ma si tratta di un diversivo?

Dopo la riunione di una settimana del Gruppo di lavoro sugli emendamenti all’RSI (2005), l’Organismo internazionale di negoziazione per uno strumento dell’OMS sulla prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie (INB4) si è riunito dal 27 febbraio al 3 marzo per continuare i negoziati sull’adozione di un trattato sulle pandemie.

Secondo Reclaim the Net, il “trattato internazionale sulle pandemie imporrà condizioni giuridicamente vincolanti ai 194 Stati membri… se sarà finalizzato”.

Secondo il rapporto:

“L’articolo 18 incarica gli Stati membri dell’OMS di ‘rafforzare i sistemi di sorveglianza multisettoriali, coordinati, interoperabili e integrati di One Health’. One Health è un sistema che l’OMS sta cercando di espandere sin dalla pandemia da COVID. One Health utilizza i collegamenti tra “la salute delle persone, degli animali e degli ecosistemi” per “creare nuovi metodi di sorveglianza e controllo delle malattie”.

L’articolo 11 stabilisce che gli Stati membri devono rafforzare le loro funzioni di sorveglianza per “l’indagine e il controllo dei focolai attraverso sistemi interoperabili di allarme rapido e di allerta”.

La “bozza zero” definisce una “pandemia” come:

“La diffusione globale di un agente patogeno o di una variante che infetta le popolazioni umane con un’immunità limitata o nulla, attraverso una sostenuta ed elevata trasmissibilità da persona a persona, sovraccaricando i sistemi sanitari con una grave morbilità e un’elevata mortalità, e causando sconvolgimenti sociali ed economici, e il cui controllo richiede una collaborazione e un coordinamento efficaci a livello nazionale e globale”.

Il trattato richiederebbe agli Stati membri di “accelerare il processo di approvazione e autorizzazione dei prodotti correlati alle pandemie per l’uso in emergenza in modo tempestivo” e a condividere risorse e finanziamenti durante le pandemie.

Secondo una dichiarazione rilasciata il 27 febbraio dal Dipartimento di Stato americano e dalla principale negoziatrice statunitense per il trattato sulla pandemia, Pamela Hamamoto – in precedenza banchiere d’investimento presso Goldman Sachs e Merrill Lynch – gli Stati Uniti rimangono impegnati a raggiungere un “Accordo sulle pandemie”:

“Gli Stati Uniti sono impegnati nell’Accordo sulle pandemie, affinché costituisca una componente importante dell’architettura sanitaria globale per le generazioni a venire. L’impegno comune, le aspirazioni e le responsabilità condivise miglioreranno notevolmente il nostro sistema di prevenzione, preparazione e risposta alle future emergenze pandemiche.

“Cerchiamo un Accordo sulle pandemie che costruisca delle capacità, riduca le minacce pandemiche poste dalle malattie zoonotiche, consenta risposte rapide e più eque e stabilisca un finanziamento, una governance e una responsabilità sostenibili per spezzare, in ultima analisi, il ciclo del panico e dell’abbandono”.

“Infine, l’Accordo sulle pandemie deve superare la prova del tempo, facendo tesoro degli insegnamenti tratti dalle pandemie precedenti. Creando soluzioni flessibili e adattabili, stabilendo impegni chiari riguardo a fattori scatenanti e responsabilità, e rafforzando il coordinamento e le capacità, insieme possiamo costruire un’architettura sanitaria globale più forte per tutti.”

L’AP ha recentemente “verificato” le affermazioni secondo cui il trattato sulle pandemie metterebbe in pericolo la sovranità nazionale. Secondo l’AP, il trattato “non prevale sulla capacità di ogni nazione di approvare politiche individuali relative alle pandemie” e “non prevale sulle politiche sanitarie o interne di ogni nazione”.

Non ci sarebbero “di fatto conseguenze legali per i firmatari che non vi aderiscono o ne violano i termini”.

La “verifica fattuale” dell’AP non menziona gli emendamenti proposti per l’RSI.

Roguski ha citato questo come esempio della frequente confusione tra il trattato sulle pandemie e gli emendamenti all’RSI. Ha detto che le frasi che erodono la sovranità nazionale non si trovano nel trattato sulle pandemie, ma negli emendamenti all’RSI.

“Tutti stanno prestando attenzione al trattato”, ha detto Roguski. “Stanno completamente e totalmente incrociando i dettagli che sono negli emendamenti, attribuendoli al trattato, e ottenendo un ‘fact-checking’ che non sta né in cielo né in terra”.

I negoziati si svolgeranno probabilmente in segreto

Roguski ha dichiarato a The Defender di aver seguito i lavori dell’OMS nelle ultime due settimane, affermando che “ciò che è accaduto è stato per lo più un gran mucchio di niente” – anche se per ciascuna delle due serie di riunioni, solo 4 sessioni su 10 sono state trasmesse via web.

“C’era una qualche formulazione che lasciava intendere che si fosse passati dalla semplice raccolta di proposte alla negoziazione vera e propria”, ha detto Roguski. “Vorrei potervi dire con certezza al 100% che è stata presa una decisione del genere, ma sono molto riservati al riguardo”.

“Se effettivamente si avvieranno negoziati ufficiali, saranno segreti”, ha detto Roguski. Nelle ultime riunioni sembravano esserci disaccordi che ribollivano sotto la superficie, ha aggiunto.

Per esempio, durante la quarta sessione delle discussioni sul trattato sulle pandemie, la scorsa settimana, il Dr. Precious Matsoso, direttore generale del Dipartimento nazionale della salute del Sudafrica e co-presidente dell’incontro, ha affermato:

“Abbiamo a che fare con circostanze straordinarie. E le circostanze straordinarie ci richiederanno di fare cose straordinarie.

“Vorrei fare un appello a tutti voi: dobbiamo lavorare in modo collaborativo e vorrei anche incoraggiarvi a non aspettare questa seduta formale. Cercate il più possibile di invitarvi a vicenda per un caffè e per eliminare queste divergenze e chiarire l’aria, in modo che quando ci incontreremo di nuovo, avremo appianato alcune delle aree difficili”.

Secondo Roguski, ciò potrebbe essere dovuto al fatto che le nazioni che partecipano ai negoziati sia per gli emendamenti all’RSI che per il trattato sulle pandemie “vogliono quello che vogliono e basta”, indicando una potenziale riluttanza a raggiungere compromessi.

Questo è stato accennato anche nella dichiarazione del 27 febbraio del Dipartimento di Stato americano:

“C’è molto su cui basarsi in questa bozza relativa a queste priorità. Tuttavia, la bozza è sbilanciata verso la risposta a scapito della prevenzione e della preparazione.

“Se da un lato dobbiamo evitare di duplicare gli elementi sostanziali contenuti nell’RSI, come la sorveglianza e gli allarmi, dall’altro dobbiamo discutere su come affrontare al meglio la prevenzione e la preparazione alle pandemie. Questi sforzi dovrebbero essere di supporto reciproco e complementari”.

Secondo Roguski, alcuni emendamenti all’RSI sono stati adottati il 27 maggio 2022, in occasione della 75a Assemblea Mondiale della Sanità, ma hanno ricevuto poca attenzione.

“Vale la pena di riferire che l’anno scorso sono stati adottati degli emendamenti e nessuno ha prestato attenzione al fatto che nessuno ha firmato nulla”, ha detto.

‘Il più grande colpo di stato nella storia del mondo’

Roguski ha descritto i negoziatori degli emendamenti all’RSI e del trattato sulle pandemie come “burocrati non eletti, non responsabili e in gran parte sconosciuti” e ha affermato che “si è rivelato piuttosto difficile identificare chi rappresenta le varie nazioni membri alle riunioni dell’OMS”.

Ha detto che questi burocrati “stanno cospirando per consegnare la sovranità delle loro nazioni all’Organizzazione Mondiale della Sanità nel più grande colpo di stato globale della storia del mondo”.

Roguski ha dichiarato a The Defender che, mentre è pubblicamente noto che Hamamoto è la principale negoziatrice statunitense per il trattato sulle pandemie, è stato più difficile identificare i negoziatori statunitensi per gli emendamenti all’RSI. Alla fine li ha identificati come la dottoressa Mara Burr e Colin McIff.

Burr è direttrice delle relazioni multilaterali dell’Ufficio del Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (HHS) Ufficio Affari Globali e in precedenza ha lavorato per la Food and Drug Administration (Agenzia federale per gli alimenti e i farmaci) degli Stati Uniti.

McIff è vicedirettore dell’Ufficio Affari globali dell’HHS.

“Queste persone dovrebbero essere chiamate a spiegare dov’è il periodo di commento pubblico, che è obbligatorio nel Manuale degli Affari Esteri degli Stati Uniti”, ha detto Roguski.

Il Dr. Francis Boyle, professore di diritto internazionale presso l’Università dell’Illinois, autore di diversi libri di testo di diritto internazionale nonché esperto di armi biologiche e autore della Legge anti-terrorismo sulle armi biologiche del 1989, ha dichiarato a The Defender che gli emendamenti all’RSI o il trattato sulle pandemie, una volta finalizzati, bypasserebbero il Congresso degli Stati Uniti.

Descrivendo la situazione come “grave”, Boyle ha dichiarato:

“È stata una risoluzione congiunta del Congresso degli Stati Uniti a consentire agli Stati Uniti di diventare membri dell’OMS e di aderire alla sua Costituzione. Gli articoli 19 e 21 della Costituzione dell’OMS conferiscono all’Assemblea Mondiale della Sanità l’autorità di adottare e approvare trattati e regolamenti.

“Nella legge sulla prevenzione delle pandemie e la biosicurezza globale del 2022, il Congresso degli Stati Uniti, allora sotto il controllo dei Democratici e del Presidente Biden, ha già spianato la strada affinché gli emendamenti o il trattato, o entrambi, vengano promulgati nel diritto interno degli Stati Uniti immediatamente dopo la semplice firma del rappresentante di Biden all’Assemblea Mondiale della Sanità, che si riunirà nel maggio 2023″.

“L’unica alternativa” Per evitare che gli emendamenti all’RSI o il trattato sulle pandemie diventino leggi nazionali, ha detto Boyle, gli americani “devono ritirarsi immediatamente dall’OMS e interrompere immediatamente tutti i finanziamenti per l’OMS”.

L’INB terrà la sua quinta riunione dal 3 al 6 aprile, mentre il WGIHR terrà la sua terza riunione dal 17 al 21 aprile. La 76a Assemblea mondiale della sanità dell’OMS, in cui potrebbero essere adottati gli emendamenti all’RSI o il trattato sulle pandemie, si terrà dal 21 al 30 maggio.

Tuttavia, le decisioni definitive potrebbero non essere prese prima del 2024, poiché sono previste ulteriori riunioni dei gruppi di lavoro per la modifica dell’RSI e del trattato sulle pandemie fino alla primavera del 2024 e alla 77a Assemblea Mondiale della Sanità nel maggio dello stesso anno.