Prima della COVID-19, la poliomielite era forse la patologia che portava con sé il bagaglio culturale più forte come fattore scatenante delle paure dei genitori e della società, grazie ad anni di martellamento che includevano immagini di bambini immersi in enormi polmoni di ferro.

Sia per la poliomielite che per la COVID-19, il panico fomentato dai media nel pubblico è stato al servizio di un’agenda medico-farmaceutica volta a promuovere la vaccinazione di massa.

Già prima del vaccino antipolio, nel 1937, un anonimo editorialista del Journal of the American Medical Association (JAMA, Giornale dell’associazione medica americana) cercò di mettere in prospettiva i casi di paralisi attribuiti alla polio, relativamente rari, suggerendo: “Senza l’eccessiva enfasi della stampa, la stragrande maggioranza delle persone non si sarebbe preoccupata delle poche centinaia di casi su molti milioni di persone”.

L’editorialista del JAMA inoltre rimproverava ai funzionari di aver alimentato la paura della polio, sostenendo che “il panico appare nelle menti del pubblico” in parte perché la poliomielite “è una malattia visibilmente invalidante”, ma anche perché il panico “si riflette spesso nelle dichiarazioni e nelle azioni dei funzionari pubblici”.

Nel 1996, Politico ha satireggiato la strategia della paura dei media in un’esilarante critica della Mad Panic Disease (MPD, morbo del panico pazzo) nei giornalisti e della sua forma umana, la malattia di Crikey-Jesus-look-at-this-story-on-the-front-page Disease” (CJD, Malatia del Cacchio-guarda-cosa-c’è-in-prima-pagina), rassicurando fintamente i lettori che la “World Headline Organisation” [gioco di parole in cui Headline o “titoli di giornale” rimpiazza Health, nel nome inglese dell’Organizzazione mondiale della sanità, NdT] e lo “Scaremongering and Vacillation Committee” (SVC, Comitato per l’allarmismo e la vacillazione) avrebbero preso in mano la situazione.

A giudicare dalle recenti notizie e dalle azioni governative, tuttavia, il Comitato per l’allarmismo e la vacillazione ci sta preparando per una nuova epoca di allarmismo sulla poliomielite, che servirà allo stesso scopo delle precedenti ondate di intimidazioni da parte dei media e dei funzionari, ossia indirizzare un pubblico terrorizzato verso ulteriori vaccinazioni.

È tutto nelle acque di scarico

L’estate scorsa, a New York, i funzionari hanno affermato che esiste un legame tra un singolo caso di paralisi di un adulto e dei frammenti genetici presenti in campioni di acque reflue che corrisponderebbero a componenti del vaccino antipolio orale.

Sebbene gli Stati Uniti non somministrino vaccini orali contro la poliomielite, la teoria convenzionale è che gli individui che ricevono dosi orali in altri Paesi rappresentino un rischio di “shedding“, o dispersione vaccinale, che può lasciare materiale genetico legato al vaccino rilevabile in campioni di feci e nelle acque reflue.

Su questa tenue base, il 9 settembre il governatore di New York ha dichiarato lo stato di calamità.

I disastri si rivelano un mezzo utile per “aprire più risorse vaccinali“, comprese le risorse da destinare alle contee di New York dove, dal punto di vista di quello stato, i tassi di vaccinazione antipolio sarebbero troppo bassi.

Pertanto, lo Stato sta incaricando “ostetriche, farmacisti, operatori sanitari di emergenza e altri operatori sanitari” di somministrare vaccini antipolio e richiami a praticamente tutti, compresi i bambini e i neonati che non hanno ancora iniziato la serie di vaccinazioni antipolio; gli adulti non vaccinati, parzialmente vaccinati o “non sicuri di aver ricevuto il vaccino”; e gli individui (come gli operatori sanitari e gli addetti al trattamento delle acque reflue) ritenuti “particolarmente a rischio”.

A Londra, nel frattempo, le autorità sanitarie stanno spingendo in modo aggressivo i richiami di antipolio in tutta la città per i bambini da 1 a 9 anni, solo sulla base di campioni di acque reflue sospette – senza che ci siano stati casi di poliomielite.

I funzionari del Regno Unito hanno descritto la campagna di vaccinazione come “una misura precauzionale”.

In Israele, dove le autorità hanno dichiarato che la polio ha causato la paralisi di un bambino di 3 anni all’inizio di quest’anno, diverse città hanno improvvisamente segnalato “tracce” di polio nelle acque reflue, suscitando il clamore dei media per la “diffusione” e l’esortazione ai bambini e ai ragazzi dai 7 ai 17 anni a sottoporsi al vaccino orale antipolio.

Magheggi con le acque di fogna?

New York, Londra e Gerusalemme sono state tre delle giurisdizioni che hanno imposto le restrizioni più draconiane nel contesto della COVID-19 e che hanno spinto maggiormente sui vaccini anti COVID-19, dimostrandosi agenti volenterosi di una tirannia mascherata da emergenza sanitaria.

In un momento in cui ampi segmenti dell’opinione pubblica si stanno rendendo conto dei pericoli delle iniezioni anti COVID-19 e un numero maggiore di genitori si interroga sui vaccini infantili, è possibile pensare che il fatto che questo influente triumvirato sta battendo i tamburi su una possibile rinascita della poliomielite – compresi gli appelli alla vaccinazione antipolio su larga scala – sia una mera coincidenza ?

Come minimo, le affermazioni provocatorie di questi potentati dovrebbero essere esaminate minuziosamente.

Una spiegazione della sorveglianza delle acque reflue rende merito a uno studio condotto a Helsinki all’inizio degli anni 2000, uno dei primi a utilizzare efficacemente le acque reflue per individuare potenziali poliovirus.

Tuttavia, è stato il vaccino antipolio orale a fornire la base per l’esperimento:

“Gli scienziati hanno gettato un vaccino contro la polio in un gabinetto a 20 chilometri [circa 12 miglia] di distanza da un impianto di trattamento delle acque reflue. I ricercatori hanno poi raccolto campioni di acque reflue… per quattro giorni, dimostrando di poter rilevare il vaccino anche dopo che 800 milioni di litri di acque reflue erano passati attraverso il sistema”.

Che cosa c’era nel vaccino di tanto resistente che gli ha permesso di persistere, evidentemente e in modo poco rassicurante, a milioni di sciacqui?

I ricercatori non se lo sono chiesto, anche se uno studio del 2021 che ha mostrato il bioaccumulo di “ceppi vaccinali di rotavirus” nelle ostriche suggerisce che la questione rimane pertinente.

Le autorità sanitarie invece hanno deciso di aggiungere il monitoraggio delle acque reflue al loro kit di strumenti per la sorveglianza delle malattie (non dei vaccini).

Il fallibile test PCR, di nuovo

Gli esperti di acque reflue ammettono che le loro tecniche di sorveglianza sono fallibili e tutt’altro che affidabili.

All’inizio di quest’anno, la professoressa Amy Rosenberg della Tufts University ha avvertito che l’analisi delle acque reflue “è un processo chimicamente e biologicamente complesso” che coinvolge “molteplici fasi difficili da standardizzare e che richiedono controlli sistematici”, con le acque reflue che spesso contengono “composti che possono interferire” con il metodo principale utilizzato per individuare gli agenti patogeni.

Questo “metodo principale”, usato dagli anni ’90, è la stessa tecnica di reazione a catena della polimerasi (PCR) di cui si è abusato a tal punto durante la pandemia da COVID-19 da essere ora denunciata come “inutile“.

Rosenberg ha anche rilevato “preoccupazioni etiche e di privacy”, puntando l’attenzione e poi sorvolando sul potenziale per un uso improprio se i dati sulle acque reflue vengono poi collegati a dati genetici o personali identificabili – collegamenti che possono essere fatti tramite una concomitante analisi dei social media o informazioni date dai sistemi di informazione geografica.

In un articolo pubblicato nell’agosto del 2021, un gruppo di 70 esperti internazionali ha anche lamentato la mancanza di procedure “armonizzate” di garanzia/controllo della qualità, ammettendo che risultati falsi o “inconcludenti” potrebbero causare la perdita di fiducia da parte di “responsabili politici, funzionari della sanità pubblica e del pubblico” nell’utilità del monitoraggio delle acque reflue.

Tuttavia, il rischio di un rifiuto da parte dei funzionari della sanità pubblica sembra essere minimo.

Au contraire, utilizzando l’opzione coronavirus come scusa, i Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) stanno entusiasticamente posizionando la sorveglianza delle acque reflue come una “nuova frontiera per la salute pubblica”, mentre le più importanti scuole di salute pubblica la dichiarano la “prossima frontiera“, in particolare nella lotta alla polio.

Gli scienziati dell’acqua che possono vedere da che parte soffia il vento dei finanziamenti si affrettano ad appoggiare il monitoraggio delle acque reflue, nonostante le insidie che sono pronti a riconoscere, con Rosenberg che ne chiede l’ulteriore sviluppo ed espansione e sostiene una “vigilanza costante” in stile Harry-Potter.

Altri sottolineano addirittura come i funzionari potrebbero facilmente utilizzare le analisi delle acque reflue per giustificare “pratiche di isolamento” e l’attuazione di direttive di lockdown, uso di mascherine, distanziamento sociale o altre “misure di mitigazione” – senza considerare che l’esperieza della COVID-19 ha dimostrato in modo definitivo l’arbitrarietà e la mancanza di basi scientifiche dietro tali misure.

Paralisi con qualsiasi altro nome…

Come Children’s Health Defense ha sottolineato in altri articoli: “Ci sono, e ci sono sempre state, numerose prove che suggeriscono che un avvelenamento – che sia causato da arsenato di piombo, DDT, o in seguito, dagli ingredienti tossici contenuti negli stessi vaccini antipolio – sia la spiegazione più credibile dei sintomi paralitici e dei decessi che sono stati etichettati come ‘poliomielite'”.

Idem per le “malattie simili alla polio” e le morti imputate a “mielite flaccida acuta” e “paralisi flaccida acuta” che, come la poliomielite, le autorità preferiscono attribuire a dei virus in agguato piuttosto che puntare il dito verso colpevoli quali delle sostanze chimiche o i vaccini.

Per i bambini che presentano una grave malattia respiratoria, il CDC raccomanda addirittura agli operatori sanitari di effettuare il test per questi altri virus “come parte normale della loro routine diagnostica“, utilizzando – c’è da chiederlo? – Metodi di PCR.

Se i funzionari della sanità pubblica fossero veramente preoccupati per le acque reflue e per ciò che possono rivelare, perché non si concentrano sull’affrontare “i problemi di salute associati con l’esposizione simultanea e a lungo termine a un gran numero di prodotti farmaceutici” – compresi i principi attivi e i metaboliti di farmaci antinfiammatori non steroidei, farmaci cardiovascolari, antidepressivi e antipsicotici – “di cui si conosce la capacità di sopravvivere parzialmente al processo convenzionale di trattamento delle acque reflue?”

In alcuni contesti, anche il potenziamento dei sistemi fognari – nell’ambito di interventi classici su acqua, servizi igienici e igiene – potrebbe fare la differenza.

Invece, dopo aver classificato la polio come “Emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale” nel 2014, l’OMS ha scelto di concedere lo status di farmaco nell’Elenco dell’OMS per l’uso di emergenza alla fine del 2020 a un vaccino orale antipolio non autorizzato finanziato da Bill Gates – e altri esperti chiedono “meccanismi di garanzia” per incentivare l’espansione della catena di approvvigionamento del vaccino antipolio..

In breve, sostenuto da efficaci appelli alla paura – “messaggi persuasivi che tentano di suscitare timore enfatizzando il potenziale pericolo e il danno che colpirà gli individui se non adotteranno le raccomandazioni del messaggio” – il treno lucrativo dei vaccini sembra pronto a proseguire la sua corsa.