Dall’inizio della pandemia, i giganti dei social media, tra cui Facebook, Twitter e YouTube, hanno segnalato i post relativi al COVID da loro ritenuti “falsi o fuorvianti”.

Questa non è una novità – la maggior parte degli utenti dei social media sono consapevoli della pratica, soprattutto per i recenti titoli che citano una maggiore pressione da parte del Congresso e della Casa Bianca per reprimere aggressivamente la “disinformazione sui vaccini”.

Ma ecco un fatto meno pubblicizzato che alcuni utenti di social media – e consumatori di notizie online – potrebbero non sapere: Reuters, di proprietà della Thomson Reuters Corporation, azienda multimediale internazionale da 40 miliardi di dollari, è anche nel business del controllo, o “fact checking”, dei post sui social media.

La Reuters pubblica i suoi commenti di fact-checking online in un formato fatto apposta per richiamare le nuove storie che appaiono nelle ricerche online.

La scorsa settimana, Reuters ha annunciato una nuova collaborazione con Twitter per “fornire più rapidamente informazioni credibili sul sito di social networking come parte di uno sforzo per combattere la diffusione della disinformazione”.

A febbraio, Reuters ha annunciato una partnership simile con Facebook per “controllare i fatti” dei post sui social media.

Tuttavia, quando ha annunciato le sue partnership di fact-checking con Facebook e Twitter, Reuters non ha menzionato questo fatto: la Reuters stessa ha legami con Pfizer, il World Economic Forum (WEF, Forum economico mondiale) e Trusted News Initiative (TNI), una collaborazione industriale di importanti organizzazioni giornalistiche e tecnologiche globali la cui missione dichiarata è quella di “combattere la diffusione della disinformazione dannosa sui vaccini”.

Reuters ha anche omesso di fornire qualsiasi criterio per come le informazioni sarebbero state definite come “disinformazione” e non ha rivelato le qualifiche delle persone responsabili di discernere i fatti dalla “disinformazione” falsa o fuorviante.

Medico cacciato da LinkedIn per aver denunciato i legami di Reuters con TNI, Pfizer, WEF

Il Dottor Robert Malone, medico e inventore di vaccini mRNA e farmaci RNA, ha detto che pensa che chiunque legga gli articoli di “fact checking” della Reuters sui contenuti relativi al COVID dovrebbe venire a conoscenza degli ovvi conflitti di interesse.

Il 28 giugno, Malone ha twittato questo:

Nel tweet, Malone ha mostrato il profilo LinkedIn di Jim Smith:

“Jim Smith, che siede nel consiglio di amministrazione di Pfizer, è anche ex presidente e attuale capo del consiglio di amministrazione della Thomson Reuters Foundation, e CEO e direttore della società madre di Reuters, la Thomson Reuters Corporation – società quotata in borsa da 1,53 miliardi di dollariche fornisce informazioni finanziarie … a imprese, governi e individui in tutto il mondo“.

Twitter non ha censurato o rimosso il post. Ma quando Malone ha postato le stesse informazioni su LinkedIn, è stato bandito dalla piattaforma il giorno dopo per aver violato “l’accordo con gli utenti e le politiche della comunità professionale di LinkedIn contro la condivisione di contenuti che contengono informazioni fuorvianti o inesatte”.

LinkedIn è stato acquistato nel 2016 per 26,2 miliardi di dollari da Microsoft, quando il co-fondatore della società Bill Gates ne era ancora al timone. Il COO e vicepresidente aziendale della Microsoft, Kirk Koenigsbauer, è anche membro del consiglio della Thomson Reuters.

Gates, che è nella posizione di trarre profitti sostanziali dalle vendite del vaccino COVID, possiede ancora azioni Microsoft – circa 5,1 miliardi di dollari, secondo stime recenti. A marzo, Gates si è dimesso dal consiglio di amministrazione della Microsoft, ma continua a servire come consigliere tecnologico del CEO dell’azienda tecnologica, Satya Nadella.

Il profilo LinkedIn di Malone è stato infine ripristinato, ma solo dopo aver messo in atto una serie di e-mail con i dirigenti di LinkedIn.

In un’intervista della scorsa settimana con The Defender, Malone ha discusso i suoi post su Twitter e LinkedIn – perché li ha fatti, le reazioni che hanno suscitato e perché è importante che Reuters stia collaborando con le aziende di social media per additare ciò che i suoi fact-checker decidono essere “disinformazione”.

I post di Malone su Twitter e LinkedIn si concentravano su TNI e i suoi legami con Pfizer e Reuters. Nei post, chiedeva ai suoi lettori se pensavano che il fatto che TNI stesse censurando le informazioni sulla sicurezza del vaccino COVID – dati i legami di TNI con Pfizer e Reuters – costituisse un “conflitto di interessi giornalistico”.

“Sono stato un po’ sfacciato con la domanda”, ha detto Malone. “Ma se tornate al post su LinkedIn, c’è stato un numero enorme di risposte in cui la gente diceva all’unanimità che questo è assolutamente un conflitto di interessi”.

Malone ha spiegato:

“Quello che abbiamo qui è questa integrazione orizzontale tra big pharma, big tech, big media, governo e media tradizionali. Non è solo la Trusted News Initiative. Si va oltre. Lo stesso vale per la Merck e tutti gli altri. Qui la Pfizer sta davvero giocando in modo aggressivo”.

Oltre ad identificare i conflitti di interesse nei suoi post su Twitter e LinkedIn, Malone ha detto che è la mancanza di trasparenza – sia da parte di Reuters, Facebook che di TNI – su chi definisce cosa è “disinformazione” e in base a quali criteri, che lo preoccupa.

Malone ha detto a The Defender che, in base alla sua ricerca, la maggior parte dei fact checker non ha un background in scienza o salute. Eppure, anche senza tali qualifiche, e senza lavorare su una definizione trasparente di “disinformazione”, i fact checker sono in grado di chiudere le comunicazioni online tra scienziati e medici segnalando o cancellando i post.

Peggio ancora, ha detto Malone, se i fact-checker etichettano i post di un medico, come lui stesso, come “disinformazione”, l’affermazione del fact-checker potrebbe essere usata come giustificazione per la revoca della licenza medica.

“In che modo questo è nell’interesse del pubblico?” Ha chiesto Malone.

Reuters, Trusted News Initiative e i social media loro soci

La Reuters e il Reuters Institute of Journalism sono membri di TNI, il cui scopo dichiarato è di “proteggere il pubblico e gli utenti dalla disinformazione, in particolare in momenti di pericolo, come le elezioni”.

Nel dicembre 2020, TNI ha detto in un comunicato stampa che stava espandendo la sua attenzione alla lotta contro la diffusione della disinformazione dannosa sui vaccini e le teorie del complotto, poiché la fiducia del pubblico nei vaccini era fondamentale per l’adozione e il successo dei vaccini.

Secondo la BBC, tra gli altri partner di TNI si contano Google/YouTube, Facebook, Microsoft, The Washington Post (di proprietà di Jeff Bezos), Twitter, BBC, Associated Press, Agence France-Presse, CBC/Radio-Canada, European Broadcasting Union, Financial Times, First Draft e The Hindu.

Il comunicato stampa della TNI del dicembre 2020 affermava:

“Con l’introduzione di diversi possibili nuovi vaccini COVID-19, c’è stato un aumento della disinformazione ‘anti-vaccino’ che si è diffusa online a milioni di persone.

“Gli esempi includono meme ampiamente condivisi che collegano le falsità sui vaccini alla libertà e alle libertà individuali. Altri post cercano di minimizzare i rischi del coronavirus e suggeriscono che c’è un secondo fine dietro lo sviluppo di un vaccino.

“I partner di TNI si avviseranno a vicenda della disinformazione che rappresenta una minaccia immediata per la vita in modo che il contenuto possa essere rivisto prontamente dalle piattaforme, mentre gli editori si assicureranno di non ripubblicare involontariamente pericolose falsità”.

Pur offrendo dei cosiddetti esempi di “disinformazione anti-vaccino”, il comunicato stampa della TNI non forniva una lista completa di criteri per definire la disinformazione.

Il comunicato stampa dichiarava testualmente: “… è vitale che il pubblico sappia di potersi rivolgere a fonti di cui si fida per informazioni accurate e imparziali” – senza rivelare che un membro del consiglio di amministrazione della Pfizer, Jim Smith, è anche presidente della Thomson Reuters Foundation, membro della TNI.

La connessione Pfizer-Reuters

Come Malone ha sottolineato nei suoi post su Twitter e LinkedIn, Smith è stato nominato nel consiglio di amministrazione della Pfizer nel 2014.

Secondo il sito web della Pfizer, Smith è membro del comitato di controllo del consiglio e presidente del comitato sui compensi, che, tra le altre responsabilità, stabilisce i traguardi e gli obiettivi di performance sia annuali che a lungo termine per il CEO della Pfizer Albert Bourla, e determina il compenso di Bourla e degli altri massimi dirigenti.

Ma Smith è anche presidente della Thomson Reuters Foundation, che si descrive come “la fondazione aziendale di Thomson Reuters, la compagnia globale di notizie e servizi di informazione”.

La fondazione dice che la sua missione è “far progredire la libertà dei media, favorire economie più inclusive e promuovere i diritti umani”.

Secondo il suo sito web, la fondazione incoraggia “i media locali a produrre un giornalismo accurato, imparziale e affidabile che sostenga la responsabilità del governo e delle imprese e garantisca il pubblico accesso alle informazioni”.

La fondazione afferma anche di formare “reporter di tutto il mondo, promuovendo l’integrità, l’indipendenza e la libertà da pregiudizi nel riportare le notizie”.

Ma come sottolineato da Malone, l’iniziativa di fact-checking della Reuters controlla regolarmente i contenuti relativi ai vaccini COVID – compreso il vaccino della Pfizer – anche se Smith siede nel consiglio di amministrazione della stessa Pfizer pur essendo presidente della Thomson Reuters Foundation.

Collegando i puntini tra Pfizer, Reuters e il WEF

Secondo il suo profilo LinkedIn , Smith, oltre ad far parte dei consigli di amministrazione di Pfizer e Thomson Reuters Foundation, siede anche nel consiglio di amministrazione della Partnering Against Corruption Initiative (Iniziativa associativa contro la corruzione) del WEF ed è un membro dell’ International Business Council del WEF.

Il WEF è stato fondato nel 1973 da Klaus Schwab, un economista tedesco di 82 anni che ha introdotto l’idea del “capitalismo degli azionisti” – un modello che posiziona le aziende private come amministratori della società.

Secondo il suo sito web, la no-profit con sede in Svizzera è “l’Organizzazione internazionale per la cooperazione pubblico-privato”. Il sito web del WEF afferma anche che il WEF “è indipendente, imparziale e non legato a nessun interesse speciale”.

Eppure, sempre secondo il sito web del WEF, i suoi partner includono: Pfizer, AstraZeneca, Johnson & Johnson, Moderna, Facebook, Google, Amazon, Bill & Melinda Gates Foundation e organizzazioni che diffondono notizie come TIME, Bloomberg e The New York Times.

Nell’ottobre 2019, il WEF ha tenuto un esercizio di alto livello di simulazione live di una pandemia (Event 201) in collaborazione con la Bill & Melinda Gates Foundation e il Johns Hopkins Center for Health Security, utilizzando un “nuovo coronavirus” per “preparare i leader pubblici e privati a rispondere alla pandemia”.

Il WEF – e i suoi partner – fanno parte di un’agenda globale chiamata “The Great Reset” che ha usato la pandemia COVID per chiedere un “reset” dell’economia globale e una revisione completa dello stile di vita della popolazione globale.

I promotori del Grande Reset presentano il piano come “sviluppo sostenibile” e “capitalismo degli azionisti”, ma i critici del piano dicono che esso mira a monitorare e controllare il mondo attraverso la sorveglianza digitale, si oppone al capitalismo e alla libera impresa, e vuole sostituire la società libera con la tecnocrazia.

Il WEF è anche partner di TPG, una delle principali società d’investimento globale; Neilson, una società di informazioni, dati e misurazioni; McKinsey and Company, partner nella pratica globale di informazione e tecnologia; e il Blackstone Group.

L’attuale presidente, CEO e direttore di Thomson Reuters, Steve Hasker, è stato consigliere senior di TPG Capital; CEO di CAA Global, una società di portafoglio di TPG Capital; presidente globale e CEO di Nielsen; e ha trascorso più di un decennio alla McKinsey.

Il 14 giugno, la Thomson Reuters Foundation ha nominato Yasir Khan caporedattore con il fine di guidare la sua squadra di reporter e supervisionare la trasformazione digitale della sua offerta di notizie. In un comunicato stampa, la fondazione ha detto di aver ampliato la sua squadra giornalistica e digitale con il finanziamento della Fondazione Skoll – anch’essa membro del WEF.

Nel 2018, Reuters ha annunciato una partnership strategica con Blackstone. Come parte della transazione, Thomson Reuters ha venduto una quota di maggioranza del 55% della sua attività finanziaria e di rischio – uno dei maggiori fornitori al mondo di dati e infrastrutture dei mercati finanziari – a fondi di private equity gestiti da Blackstone, valutando l’attività a 20 miliardi di dollari.