La scorsa settimana Pfizer ha annunciato quelle che alcuni media hanno definito “buone notizie” sul booster (o richiamo) bivalente anti COVID-19, per il quale la Food and Drug Administration (FDA, agenzia federale per gli alimenti e i farmaci) statunitense ha concesso in agosto l’autorizzazione all’uso d’emergenza sulla base di test condotti su otto topi.

In un comunicato stampa, laPfizer ha riassunto i dati aggiornati della sperimentazione clinica di fase 2/3 sul vaccino bivalente anti COVID-19 adattato a Omicron BA.4/BA.5 di Pfizer-BioNTech:

  • Il richiamo bivalente ha generato titoli anticorpali neutralizzanti circa 4 volte superiori contro le sottovarianti Omicron BA.4/BA.5 rispetto al vaccino anti COVID-19 originale in soggetti di età superiore ai 55 anni.
  • Un mese dopo una dose di richiamo di 30 µg del vaccino bivalente, i titoli degli anticorpi neutralizzanti per Omicron BA.4/BA.5 sono aumentati di 13,2 volte rispetto ai livelli precedenti al richiamo negli adulti di età superiore ai 55 anni e di 9,5 volte negli adulti di età compresa tra i 18 e i 55 anni, rispetto a un aumento di 2,9 volte negli adulti di età superiore ai 55 anni che hanno ricevuto il richiamo del vaccino originale.
  • Il profilo di sicurezza e tollerabilità del richiamo bivalente rimane favorevole e simile a quello del vaccino anti COVID-19 originale.

In termini più semplici, il richiamo bivalente ha aumentato gli anticorpi contro le sottovarianti di Omicron di 13,2 volte, mentre il richiamo originale li ha aumentati solo di 2,9 volte.

Questo aumento è stato riscontrato solo nelle persone di età superiore ai 55 anni.

Sebbene il nuovo richiamo abbia prodotto un aumento più modesto (9,5 volte) degli anticorpi nel gruppo di età più giovane (18-55 anni), la Pfizer ha scelto di non riferire quale fosse la risposta nel gruppo di età corrispondente che aveva ricevuto il richiamo originale.

Il booster bivalente ha offerto qualche vantaggio nelle persone di età inferiore ai 55 anni? Il comunicato stampa della Pfizer elude questa importante questione concentrandosi solo sui risultati ottenuti nella coorte dai 55 anni in su.

Il Dr. Ugur Sahin, amministratore delegato e co-fondatore di BioNTech, ha dichiarato:

“Questi dati dimostrano che il nostro vaccino bivalente adattato a BA.4/BA.5 funziona come previsto concettualmente, fornendo una protezione più forte contro le sottovarianti di Omicron BA.4 e BA.5”.

Con “questi dati” Sahin si riferisce solo a chi ha almeno 55 anni, poiché non sono stati forniti risultati comparativi per il gruppo 18-55 anni. Ma come fa a sapere che questo aumento dei livelli anticorpali fornirà “una maggiore protezione contro le sottovarianti di Omicron BA.4 e BA.5”?

Ci sono state differenze di esito clinico in termini di infezioni da COVID-19? Non ne sono state registrate. Non sono state registrate differenze nemmeno nei dati preliminari dello stesso studio riportati in un precedente comunicato stampa della Pfizer.

Probabilmente è questo il motivo per cui Sahin in quell’occasione ha dichiarato con cautela:

“Questi risultati preliminari sono coerenti con i nostri dati preclinici che mostrano un aumento sostanziale della risposta anticorpale neutralizzante contro le sottovarianti BA.4 e BA.5 di Omicron”.

A che punto un “aumento della risposta anticorpale neutralizzante” conferisce una “protezione più forte”?

Sahin non lo sa – e non lo sa nemmeno la FDA, che ha insistito sul fatto che, nonostante questa incertezza, l’agenzia aveva motivi sufficienti per convincere/spingere/coercizzare coloro che avevano acquisito gli anticorpi al SARS-CoV-2 da un precedente incontro con la COVID-19 a sottoporsi comunque all’iniezione.

Domande sui due gruppi

Le 36 persone di età superiore ai 55 anni che hanno ricevuto la nuova formulazione bivalente utilizzata in questo confronto sono state prese da un gruppo di partecipanti più ampio. I pazienti erano “uniformemente stratificati tra coloro che presentavano evidenza di una precedente infezione da SARS-CoV-2 e coloro che non l’avevano”.

Inoltre, Pfizer ci ha informato che anche il gruppo di “controllo” – le persone che hanno ricevuto la formulazione booster originale – era un sottogruppo di partecipanti, ma è stato preso da uno studio diverso “pur garantendo la stessa equa stratificazione”. Questo gruppo viene quindi chiamato “gruppo di confronto” e non è un vero gruppo di controllo.

In che modo la Pfizer ha deciso quali partecipanti utilizzare dai due studi separati?

La Pfizer ci ha assicurato che i partecipanti allo studio utilizzati nel gruppo di confronto sono stati “selezionati in modo casuale”. Tuttavia, non ci è dato sapere come la Pfizer abbia selezionato i soggetti della coorte di richiamo bivalente.

Hanno scelto partecipanti con risposte anticorpali particolarmente elevate? Quelli del gruppo di confronto sono stati effettivamente scelti in modo casuale o sono stati scelti a causa delle loro risposte particolarmente basse?

In tutta onestà, stiamo esaminando un comunicato stampa e non una ricerca pubblicata. Tuttavia, visti i precedenti dell’azienda in termini di trasparenza e integrità, queste domande non sono del tutto infondate.

In ogni caso, la Pfizer sarebbe poco incentivata a barare sulla selezione dei dati dei partecipanti per dimostrare i benefici del suo nuovo booster bivalente. I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) hanno già concesso alla Pfizer l’autorizzazione all’uso di emergenza per il richiamo bivalente.

Tuttavia, la Pfizer ha ammesso che c’era una differenza tra i due gruppi. L’intervallo tra il richiamo e l’ultima esposizione del partecipante allo studio a un vaccino era significativamente più lungo nei soggetti che hanno ricevuto il richiamo bivalente (10-11 mesi contro 7 mesi). Questa differenza potrebbe influenzare le risposte anticorpali nei due gruppi?

Pfizer fa spallucce, spiegando che “nonostante questa differenza, i titoli anticorpali prima del richiamo erano simili per entrambi”.

Ma i titoli anticorpali prima del richiamo non erano il parametro di interesse: era la differenza dei titoli anticorpali prima e dopo che Pfizer voleva confrontare. Almeno uno studio indica che un intervallo più lungo tra l’esposizione al vaccino determina una maggiore risposta anticorpale.

Inoltre, i risultati della Pfizer indicano che la risposta anticorpale era più bassa in coloro che avevano avuto una precedente infezione da COVID-19 o, come dicono loro, “maggiore in coloro che non avevano avuto un’infezione precedente”.

Già nel febbraio 2022, il CDC aveva riferito che il 57,7% della popolazione statunitense era stato esposto al SARS-CoV-2 attraverso studi di sieroprevalenza. Non solo i dati disponibili più recenti risalgono a nove mesi fa, ma il CDC ha anche ammesso che si tratta di una sottostima, perché le infezioni nei vaccinati comportano titoli anti-N più bassi (le persone vaccinate che soccombono alla COVID-19 generano livelli più bassi di anticorpi anti-nucleocapside rispetto ai non vaccinati).

In altre parole, a meno che non facciate parte della minoranza e non abbiate avuto la COVID-19, potete aspettarvi una risposta anticorpale inferiore se fate il richiamo bivalente.

E la sicurezza?

“Secondo la Pfizer, il profilo di sicurezza rimane favorevole per il vaccino bivalente e coerente con quello del vaccino originale.

E la Pfizer lo sa perché tre dozzine di destinatari del richiamo bivalente non hanno manifestato alcun evento avverso grave dopo un mese di osservazione.

A quanto pare, la Pfizer continua a ritenere che il suo vaccino originale anti COVID-19 abbia un profilo di sicurezza favorevole, nonostante le oltre 31.000 segnalazioni di decessi presentate al Sistema di segnalazione degli eventi avversi ai vaccini, o VAERS (la maggior parte dei quali si verifica nei primi sette giorni dopo l’inoculazione), il 7,8% delle persone vaccinate che hanno segnalato a V-safe di essere ricorse a cure mediche dopo una vaccinazione anti COVID-19 e i quasi 80.000 eventi avversi gravi e i 1.223 decessi segnalati entro tre mesi dall’introduzione del vaccino, secondo quanto dichiarato dall’analisi post-marketing della Pfizer.

Gli studi in corso non determineranno alcun beneficio

Nonostante riportasse solo dati insignificanti in tre dozzine di persone di età superiore ai 55 anni, la Pfizer ha annunciato nello stesso comunicato stampa:

“Una dose di richiamo del vaccino bivalente adattato per BA.4/BA.5 è stata autorizzata per l’uso di emergenza dalla FDA dai 5 anni in su e ha ottenuto l’autorizzazione all’immissione in commercio nell’UE dalla Commissione Europea a seguito di un parere positivo dell’EMA per persone dai 12 anni di età. È stata presentata all’EMA una domanda di autorizzazione all’immissione in commercio del booster per BA.4/BA.5 per i bambini dai 5 agli 11 anni”.

E altre buone notizie:

“[Pfizer e BioNTech] hanno inoltre avviato nel settembre 2022 uno studio di Fase 1/2/3 per valutare la sicurezza, la tollerabilità e l’immunogenicità di diverse dosi e regimi di dosaggio del loro vaccino bivalente adattato per Omicron BA.4/BA.5 nei bambini di età compresa tra 6 mesi e 11 anni”.

Sì. È importante che i genitori sappiano qual è la dose che il bambino può tollerare.

Tuttavia, nella progettazione di questo studio pediatrico in corso manca decisamente la determinazione dell’efficacia, ovvero quanto il prodotto sia in grado di proteggere i bambini dal contrarre la COVID-19 o dagli esiti negativi della COVID-19 (morte, ospedalizzazione, visite al pronto soccorso, ecc.). Non è questo lo scopo di una sperimentazione del “vaccino”?

A quanto pare no, almeno non secondo la descrizione dello studio:

“Lo scopo di questa sperimentazione clinica è di conoscere la sicurezza, l’entità degli effetti collaterali e le risposte immunitarie del vaccino in studio (chiamato vaccino bivalente contenente BNT162b2 Omicron) in bambini sani.”

Pur avendo un arruolamento stimato di 2.270 bambini, questo studio in corso non risponderà alla domanda principale che i genitori si pongono: questa terapia sarà utile per mio figlio?

Permetterà piuttosto a Pfizer e BioNTech di determinare quanto sia potente il loro prodotto sperimentale a mRNA nel provocare la generazione di anticorpi specifici per Omicron in neonati e bambini.

Perché Pfizer e BioNTech non sono interessate a dimostrare che il loro prodotto fa qualcosa di significativo? Forse perché si rendono conto che sarebbe un compito impossibile?

Utilizzando i dati di nove mesi fa, il CDC ha riferito che almeno il 75% dei bambini di questa fascia d’età aveva già acquisito l’immunità naturale a questa malattia. È altamente improbabile che questo studio possa dimostrare differenze nei tassi di infezione da COVID-19 o negli esiti, anche con più di 2.000 bambini arruolati.