La Rockefeller Foundation, la National Science Foundation (un’agenzia “indipendente” del governo degli Stati Uniti) e altre organizzazioni non profit stanno versando milioni di dollari in un’iniziativa di ricerca “per aumentare l’accettazione del vaccino anti COVID-19 e di altre misure di salute pubblica raccomandate, tramite la lotta alla disinformazione”.

In collaborazione con il Social Science Research Council (SSRC, Consiglio di ricerca per le scienze sociali), il mese scorso la Rockefeller Foundation ha annunciato un finanziamento di 7,2 milioni di dollari per il Mercury Project (o Progetto Mercurio), lanciato inizialmente nel novembre 2021, con lo slogan “Insieme, possiamo costruire un ambiente dell’informazione più sano”.

I fondi sosterranno 12 team di ricercatori in 17 Paesi che condurranno studi su “ambiziose scienze sociali e comportamentali applicate per combattere la crescente minaccia globale rappresentata dai bassi tassi di vaccinazione anti COVID-19 e dalla disinformazione [mis- e disinformation] sulla salute pubblica”, ha dichiarato la Rockefeller Foundation.

La Rockefeller Foundation e l’SSRC sostengono che l’obiettivo del Progetto Mercurio, il cui nome deriva dall’antica divinità romana dei messaggi e della comunicazione, è quello di rafforzare la salute e la sicurezza pubblica.

Tuttavia, alcuni critici hanno accusato il progetto di essere basato sulla “propaganda” e volto a “spingere” i non vaccinati a vaccinarsi.

Creare un “cambiamento comportamentale” rivolgendosi agli studenti delle scuole e a specifici gruppi socio-economici.

Il cambiamento comportamentale è al centro del Mercury Project, che concederà borse di studio triennali per stimare “l’impatto causale della disinformazione sui risultati online e offline nel contesto della pandemia da COVID-19”, compresi “gli impatti differenziali tra diversi gruppi socio-demografici”.

La ricerca comprenderà “interventi che si rivolgono ai produttori o ai consumatori di disinformazione, o interventi che aumentano la fiducia in informazioni affidabili”.

Gli “interventi” proposti dalla Rockefeller Foundation includono “corsi di alfabetizzazione per studenti delle scuole secondarie” per “aiutare gli studenti a identificare la disinformazione sul vaccino anti COVID-19”, “dotare i messaggeri fidati di strategie di comunicazione per aumentare la domanda di vaccinazioni anti COVID-19” e “utilizzare i social network per condividere messaggi personalizzati, sviluppati dalla comunità, per aumentare la domanda di vaccinazioni anti COVID-19”.

Secondo la Rockefeller Foundation, queste informazioni “forniranno prove su ciò che funziona – e cosa non funziona – in luoghi specifici e per gruppi specifici, per aumentare l’adesione alla vaccinazione anti COVID-19”.

Ma secondo ZeroHedge, i gruppi di ricerca finanziati dal Mercury Project “operano con l’intento di adattare le narrazioni sulla vaccinazione a diversi contesti etnici e politici, cercando la chiave per le porte di ogni regno culturale e per convincere le persone ad accettare l’iniezione”.

Il progetto utilizza “un linguaggio ambiguo e dichiarazioni di missione” per nascondere almeno in parte lo scopo principale del progetto: “utilizzare elementi di psicologia comportamentale e di psicologia di massa per comprendere la resistenza globale ai recenti sforzi di conformità alle politiche COVID”, ha riferito ZeroHedge.

“La creazione di un’efficace propaganda COVID” è un “treno lucrativo inarrestabile” per ricercatori e psicologi comportamentali.

Nel novembre del 2021, il Mercury Project ha ricevuto 7,5 milioni di dollari di finanziamento iniziale da enti quali la Rockefeller Foundation, la Robert Wood Johnson Foundation, la Craig Newmark Philanthropies e la Alfred P. Sloan Foundation al fine di applicare “i principi della scienza su larga scala e basata su gruppi di lavoro al problema della domanda di vaccinazioni” per un periodo di tre anni.

Ad agosto 2022, questi enti hanno finanziato il Mercury Project con 10,25 milioni di dollari.

A giugno, il progetto aveva ricevuto 20 milioni di dollari dalla National Science Foundation per studiare “interventi per aumentare la domanda di vaccinazioni anti COVID-19 e altri comportamenti positivi per la salute”.

L’ultimo invito a presentare proposte dell’SSRC, sotto l’egida del Mercury Project, ha ricevuto quasi 200 candidature.

Le proposte accettate provengono da ricercatori di paesi come Stati Uniti, Canada, Costa d’Avorio, Inghilterra, Francia, Ghana, Haiti, Kenya, India, Malawi, Messico, Sierra Leone, Spagna, Ruanda e Tanzania.

I ricercatori statunitensi rappresentano istituzioni quali Carnegie Mellon, Columbia, Duke, Harvard, MIT, New York University, Rutgers, St. Augustine University, Stanford, UC Berkeley, University of Southern California, University of Chicago, University of Pennsylvania, University of Michigan, Vanderbilt e Yale.

I titoli di alcuni dei progetti più recentemente finanziati dal Mercury Project includono:

  • “Una scelta difficile: Impatto della tecnologia mobile sulla disinformazione riguardo la Covid-19 e sul processo decisionale relativo al comportamento protettivo”.
  • “Aumentare i richiami su scala: Un megastudio per aumentare le vaccinazioni su scala”.
  • “Costruire un kit di strumenti migliori (per combattere la disinformazione): Un grande progetto di collaborazione per confrontare gli interventi sulla disinformazione”.
  • “Sfruttare gli influencer per contrastare la disinformazione: Soluzioni scalabili nel Sud globale”.
  • “Puntare sulle reti di disinformazione sulla salute: Interventi di trasformazione della rete per ridurre la diffusione della disinformazione sanitaria online”.

A favore dell’importanza della ricerca del progetto, Anna Harvey, presidente dell’SSRC, ha dichiarato:

“Con la COVID-19 diffusa e in rapida evoluzione ovunque, è urgente identificare gli interventi che hanno il potenziale di aumentare l’adesione alla vaccinazione.

“I vaccini sono efficaci solo se diventano vaccinazioni; i vaccini sono una meraviglia scientifica, ma il loro potenziale non viene sfruttato se vengono lasciati sullo scaffale”.

Descrivendo i beneficiari del Mercury Project, il dottor Bruce Gellin, responsabile della strategia per la salute pubblica globale della Rockefeller Foundation, ha dichiarato:

“Le idee di questa prima coorte esemplificano la creatività e la visione alla base del Mercury Project. Si va ben oltre le soluzioni rapide, con l’obiettivo di individuare soluzioni solide, efficaci dal punto di vista dei costi e significative, che possano essere adottate ampiamente e su scala.

“Ci auguriamo che una conoscenza maggiore, migliore e basata sulla scienza di ciò che dobbiamo fare aumenti la diffusione di informazioni affidabili – e serva a contrastare con forza gli effetti della disinformazione riguardo la domanda di vaccinazioni”.

Heather Lanthorn, direttrice del programma del Mercury Project, ha sottolineato l’importanza di sfruttare la comunicazione per raggiungere gli obiettivi di salute pubblica:

“I contesti virali, vaccinali e dell’informazione sono tutti in rapida evoluzione, ma ciò non significa che non sia possibile fare progressi verso risposte più efficaci ed eque.

“Finanziando progetti sul campo in tutto il mondo, questo lavoro ci aiuterà a capire cosa funziona, dove e perché, e a identificare nuovi modi per convogliare il potere della connessione e della comunicazione al fine di promuovere gli obiettivi di salute pubblica.”

ZeroHedge, tuttavia, ha risposto che dietro tutta la retorica, il fulcro del Mercury Project è “propaganda, propaganda e propaganda” e “la base stessa dell’esistenza del Mercury Project presuppone che non si possa stare tranquilli sul fatto che gli individui sappiano decidere da soli sulle informazioni a cui sono esposti”.

L’aspettativa è che gli individui “debbano essere plasmati per accettare la narrazione ufficiale”, ha detto ZeroHedge, presupponendo che “l’informazione ufficiale o dell’establishment sia sempre affidabile e imparziale”.

“La creazione di un’efficace ‘propaganda COVID’ sta diventando un treno lucrativo inarrestabile per i piccoli gruppi di ricercatori e psicologi comportamentali che vi salgono a bordo”, ha aggiunto ZeroHedge.

GAVI: 200 “unità nudge” globali specializzate nell’applicazione della scienza comportamentale alla vita quotidiana

Il campo delle scienze comportamentali – e un concetto noto come “nudging” – hanno avuto un ruolo di primo piano durante gli anni della pandemia da COVID-19 e sono stati pesantemente utilizzati dai governi e dai funzionari della sanità pubblica di tutto il mondo per giustificare restrizioni e misure spesso draconiane.

Il nudging è stato definito in un libro bestseller del 2008 dell’economista Richard H. Thaler e dello studioso di diritto Cass R. Sunstein – “Nudge: Improving Decisions About Health, Wealth, and Happiness” (Migliorare le decisioni sulla salute, la ricchezza e la felicità) – come qualcosa che “modifica il comportamento delle persone in modo prevedibile senza vietare alcuna opzione o modificare in modo significativo i loro incentivi economici”.

Thaler e Sunstein hanno presentato il nudging come una soluzione tecnocratica per questioni politiche complesse che implicano la necessità di incoraggiare, in modo “volontario”, politiche o misure che altrimenti sarebbero impopolari.

Il loro lavoro prende spunto da un articolo del 1974 di due psicologi israeliani, Daniel Kahneman e Amos Tversky, che, come spiega un articolo pubblicato da GAVI-The Vaccine Alliance, “ha aperto la strada allo studio delle scorciatoie mentali su cui gli esseri umani fanno affidamento per prendere decisioni, note come euristiche”.

Come riportato in precedenza da The Defender, la Rockefeller Foundation è anche partner e membro del consiglio di amministrazione nonché donatore di GAVI, insieme al WEF, alla Bill & Melinda Gates Foundation e alla Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, che ha ospitato Event 201, l’esercitazione che ha simulato un’epidemia da coronavirus poco prima dell’effettiva pandemia da COVID-19.

Nel 2010, il governo britannico ha istituito il Behavioural Insights Team, (Squadra per comprendere il comportamento) inizialmente all’interno del gabinetto del governo, prima di essere scorporato come società privata nel 2014. Un anno dopo, il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama ha emesso un ordine esecutivo per promuovere l’utilizzo delle scienze comportamentali nella definizione delle politiche federali.

Secondo il GAVI, “a livello globale, ci sono ora più di 200 team, o unità nudge, specializzati nell’applicazione della scienza comportamentale alla vita quotidiana”.

La COVID-19, e la risposta ad essa, non hanno fatto eccezione. Tony Jiang di HRW Healthcare ha descritto il nudge come “un insieme di strumenti politici che utilizzano intuizioni psicologiche per cercare di motivare le persone ad adottare determinate azioni/comportamenti desiderati [dal governo], senza dover applicare leggi, divieti o punizioni severe” e come un mezzo per “motivare le persone a prendere decisioni responsabili, preservando al contempo la libertà individuale”.

Secondo Jiang, “all’inizio della pandemia, per incoraggiare i comportamenti sicuri nei confronti della COVID, i governi di Regno Unito, Stati Uniti e Australia hanno privilegiato i nudge comportamentali”.

Secondo Jay Van Bavel, professore associato di psicologia presso la New York University, “quando le infezioni da COVID-19 sono cresciute in modo esponenziale nel 2020, gli scienziati comportamentali hanno voluto dare una mano. I nudge rappresentavano una possibile via per controllare il virus, soprattutto in assenza di vaccini e trattamenti basati su prove scientifiche”.

Van Bavel, insieme a Sunstein e ad altri 40 ricercatori, nel 2020 ha pubblicato un articolo su Nature in cui suggeriva come la scienza comportamentale e il nudging potevano contribuire agli sforzi per combattere la COVID-19, anche promuovendo una maggiore fiducia nel governo e combattendo le “teorie del complotto”.

Come spiegato da GAVI, “man mano che gli scienziati imparavano a conoscere meglio il modo in cui si diffondeva il coronavirus… i governi prendevano coscienza di cosa volevano che facessero i loro cittadini, ma dovevano sempre pensare attentamente a come incoraggiare le persone a cambiare i loro comportamenti”. È qui che i nudge potevano essere d’aiuto”.

Ciò è stato dimostrato, ad esempio, da un documento del governo britannico del 14 marzo 2020, pubblicato circa due settimane prima che il governo britannico imponesse un lockdown nazionale.

Il documento presentava il ruolo che avrebbe svolto lo Scientific Advisory Group for Emergencies (Gruppo consultivo scientifico per le emergenze) nel consigliare la risposta del governo britannico.

Il documento fa riferimento alla pandemia di influenza suina del 2009-10 e al parere che il gruppo consultivo ricevette all’epoca da un sottogruppo noto come Gruppo scientifico per l’influenza pandemica sul comportamento e la comunicazione. Questo gruppo si è riunito nuovamente il 13 febbraio 2020, con l’unico scopo di sfruttare la psicologia comportamentale.

Secondo il documento, al gruppo è stato chiesto di “fornire consigli per anticipare e aiutare le persone ad aderire agli interventi raccomandati da esperti medici o epidemiologici”, concludendo che il governo britannico doveva “fornire motivazioni chiare e trasparenti per le diverse strategie che potevano essere adottate”.

Il gruppo ha consigliato al governo britannico che “per aumentare la fiducia e l’adesione agli interventi, avrebbe dovuto fornire ragioni chiare e trasparenti per le strategie selezionate o scartate … e condurre una rapida ricerca su come aiutare al meglio le persone ad aderire alle raccomandazioni”, suggerendo al contempo “comportamenti che riducono il rischio”.

Anche altri studi del periodo 2020-2021 hanno evidenziato il ruolo potenziale che il nudging e la psicologia comportamentale potevano svolgere in relazione alla COVID-19.

Ad esempio, uno studio del 2021 ha dimostrato che l’invio di messaggi di testo ai pazienti prima delle visite di assistenza primaria programmate ha aumentato le vaccinazioni antinfluenzali del 5%, mentre un altro studio del 2021 ha rilevato che la stessa strategia ha incrementato gli appuntamenti per la vaccinazione anti COVID-19 del 6% e le vaccinazioni effettive del 3,6%.

Un altro studio del 2021, anch’esso pubblicato su Nature, ha riscontrato che “le spinte comportamentali aumentano le vaccinazioni anti COVID-19”, sostenendo che “superare l’esitazione vaccinale… richiede strategie di comunicazione efficaci” e scoprendo che “indurre sentimenti di appartenenza nei confronti dei vaccini” può contribuire ad aumentare l’accettazione dei vaccini.

La National Science Foundation ha offerto borse di studio di 200.000 dollari per la ricerca in questo campo, mentre l’SSRC ha pubblicato un invito a presentare proposte, ricevendo 1.300 domande, anche se i fondi a disposizione erano solo 62.

Tuttavia, con il progredire della pandemia e con l’aumento dei dati di vaccinazione, la strategia di nudging ha iniziato a essere messa in discussione.

Dena Gromet, direttore esecutivo della Behavior Change for Good Initiative [nome ambiguo traducibile con Iniziativa per il cambiamento comportamentale “in meglio” o “definitivo”, NdT] dell’Università della Pennsylvania, ha affermato che il nudging è efficace solo se gli individui sono già inclini a compiere l’azione che viene loro ricordata o che sono incoraggiati a fare.

Il nudging, di conseguenza, è stato soppiantato dagli obblighi vaccinali.

In effetti, tali “misure più severe” erano sostenute da Richard Thaler, uno dei creatori del concetto di nudging. In un articolo del New York Times dell’agosto 2021, Thaler auspicava misure più severe per i non vaccinati, tra cui i passaporti vaccinali e l’isolamento, misure che ha descritto come “spinte e spintoni” invece che come incoraggiamenti, o nudge.

Anche due studi condotti da ricercatori del King’s College di Londra mettono in dubbio l’efficacia del nudging per modificare i comportamenti e gli atteggiamenti in relazione alla COVID-19.

È da notare che la pagina dedicata alla COVID-19 sul sito web del Behavioral Insights Team, che ha svolto un ruolo fondamentale nel consigliare il governo britannico sulle contromisure relative alla COVID-19 all’inizio della pandemia, non presenta un nuovo post dal 28 aprile 2021.

Tuttavia, alcuni ritengono che il nudging abbia ancora un ruolo da svolgere, visto che il mondo sta entrando in una “nuova fase” della pandemia da COVID-19. Tony Jiang ha sostenuto che “man mano che gli obblighi si allentano, è necessario fare maggiore affidamento sulla conformità individuale se vogliamo prevenire le epidemie di massa in futuro”.

“Questo rende il ruolo dei nudge e della scienza comportamentale sempre più cruciale”, ha detto, suggerendo che in futuro i nudge potranno essere utilizzati per incoraggiare l’uso delle mascherine, le vaccinazioni e i richiami.

Jiang ha proposto suggerimenti come mascherine personalizzate che “possono essere più alla moda” e, per quanto riguarda le vaccinazioni, il ruolo potenziale dei “default”, in cui “le persone sono automaticamente iscritte per ricevere un richiamo e devono deliberatamente cancellare l’appuntamento programmato se non desiderano riceverlo”.