L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) propone una serie di raccomandazioni per i “sistemi di sorveglianza dell’ascolto sociale” per affrontare quella che descrive come la “minaccia per la salute” rappresentata dalla “disinformazione” online.

L’iniziativa PRET (Preparedness and Resilience for Emerging Threats, Preparazione e resilienza alle minacce emergenti) dell’OMS sostiene che la “disinformazione” ha portato a una “infodemia” che rappresenta una minaccia, anche nei casi in cui le informazioni sono “accurate”.

PRET ha sollevato delle perplessità, in un momento in cui gli Stati membri dell’OMS sono impegnati in negoziati su due strumenti controversi: il “trattato sulle pandemie” e gli emendamenti al Regolamento sanitario internazionale (RSI).

L’ultima bozza del trattato sulle pandemie contiene dei passi su come gli Stati membri dell’OMS debbano impegnarsi nell'”ascolto sociale”. Ai sensi dell’articolo 18(b), gli Stati membri dell’OMS si impegnerebbero a:

“Condurre regolari attività di sensibilizzazione della comunità, ascolto sociale e analisi e consultazioni periodiche con le organizzazioni della società civile e i media per identificare la prevalenza e i profili della disinformazione, che contribuiscono a progettare strategie di comunicazione e di messaggistica per il pubblico per contrastare la disinformazione e le notizie false, rafforzando così la fiducia del pubblico e promuovendo l’adesione alle misure sanitarie e sociali pubbliche.”

Commentando le proposte di “ascolto sociale” della PRET, il Dr. Michael Rectenwald, autore di “Google Archipelago: The Digital Gulag and the Simulation of Freedom” (Arcipelago Google: il gulag digitale e la simulazione della libertà) ed ex professore di studi liberali alla New York University, ha dichiarato a The Defender:

“L’iniziativa PRET dell’OMS fa parte del tentativo dell’ONU di istituire una tirannia “medica” globale utilizzando la sorveglianza, l'”ascolto sociale” e la censura. PRET è il braccio tecnocratico del trattato sulle pandemie proposto dall’OMS che, se accettato dagli Stati nazionali, equivarrebbe alla cessione della sovranità nazionale e individuale a questo organismo di “governance globale”.

“Quale modo migliore per instaurare un governo unico mondiale se non quello di utilizzare le cosiddette crisi globali che devono essere affrontate con niente di meno che una “governance globale”? Ricordo ai lettori che non ci si può liberare dalla tirannia tramite l’obbedienza”.

L’OMS potrebbe utilizzare l’intelligenza artificiale per monitorare le conversazioni sui social media

Un documento dell’OMS che illustra l’iniziativa PRET – “Modulo 1: Pianificazione per pandemia da patogeno respiratorio, Versione 1.0” – contiene una definizione di infodemia:

“L’infodemia è la sovrabbondanza di informazioni – accurate o meno – che rende difficile per gli individui adottare comportamenti che proteggano la loro salute e quella delle loro famiglie e comunità.

“L’infodemia può avere un impatto diretto sulla salute, ostacolare l’attuazione di contromisure di sanità pubblica e minare la fiducia e la coesione sociale”.

Il documento raccomanda che, in risposta alla “infodemia”, i Paesi “incorporino i più recenti strumenti e approcci per l’apprendimento condiviso e l’azione collettiva stabiliti durante la pandemia di COVID-19 “.

Secondo il documento dell’OMS, questo può essere fatto se i governi “stabiliscono e investono in risorse per i sistemi di sorveglianza dell’ascolto sociale e per le capacità di identificare le preoccupazioni, le voci e la disinformazione”.

Tali risorse includono “nuovi strumenti e approcci per l’ascolto sociale … utilizzando nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale per ascoltare le preoccupazioni della popolazione sui social media”.

Secondo il documento:

“Per creare fiducia, è importante essere reattivi alle esigenze e alle preoccupazioni, trasmettere informazioni tempestive e formare i dirigenti e gli operatori sanitari [healthcare workers] sui principi della comunicazione del rischio e incoraggiarne l’applicazione”.

Le comunicazioni sul rischio “dovrebbero essere mirate alla comunità di interesse, concentrandosi e dando priorità ai gruppi vulnerabili”, ha dichiarato l’OMS.

La comunicazione “su misura” è stata un segno distintivo degli sforzi della sanità pubblica durante la pandemia di COVID-19.

Ad esempio, nel novembre 2021, la Rockefeller Foundation, la National Science Foundation (Fondazione nazionale per la scienza) e il Social Science Research Council (Consiglio per la ricerca sulle scienze sociali) hanno lanciato il Mercury Project, che mirava ad “aumentare l’adesione alla vaccinazione anti COVID-19 e ad altre misure di salute pubblica raccomandate contrastando la disinformazione”, in parte studiando “l’impatto differenziale tra i gruppi socio-demografici”.

Allo stesso modo, [nel documento] PRET si afferma che PRET “incorporerà i più recenti strumenti e approcci per l’apprendimento condiviso e l’azione collettiva stabiliti durante la pandemia di COVID-19”.

Questi “strumenti e approcci” potrebbero essere impiegati durante “eventi respiratori acuti”, secondo il documento, che raccomanda ai governi

di “Sviluppare e implementare strategie di comunicazione e di cambiamento del comportamento basate sulle conoscenze infodemiche e testarle durante gli eventi respiratori acuti, compresa l’influenza stagionale”.

“Questo include l’implementazione della gestione delle infodemie in tutti i settori e un approccio coordinato con altri attori, tra cui il mondo accademico, la società civile e le agenzie internazionali”.

Non è la prima volta che l’OMS si occupa della cosiddetta “infodemia”.

Una revisione dell’OMS pubblicata il 1° settembre 2022, intitolata “Infodemics and health misinformation: a systematic review of reviews” (Infodemia e disinformazione sulla salute: una revisione sistematica delle revisioni), ha rilevato che “infodemia e disinformazione… spesso hanno un impatto negativo sulla salute mentale delle persone e aumentano l’esitazione vaccinale, e possono ritardare la fornitura di assistenza sanitaria”.

Nella revisione, l’OMS ha concluso che l'”infodemia” può essere affrontata “sviluppando politiche legali, creando e promuovendo campagne di sensibilizzazione, migliorando i contenuti relativi alla salute nei mass media e aumentando l’alfabetizzazione digitale e sanitaria delle persone”.

Un documento separato dell’OMS, non datato, consiglia al pubblico come “appiattire la curva infodemica“.

L’OMS e Google annunciano una collaborazione per contrastare la “disinformazione sanitaria”

Le proposte PRET dell’OMS hanno coinciso con un nuovo accordo di collaborazione pluriennale con Google per la fornitura di “informazioni credibili sulla salute per aiutare miliardi di persone in tutto il mondo a rispondere a problemi di salute pubblica emergenti e futuri”.

L’accordo è stato annunciato sul blog di Google il 23 maggio dalla dottoressa Karen DeSalvo, responsabile sanitaria dell’azienda, che ha scritto:

“L’informazione è un fattore determinante per la salute. Ottenere le informazioni giuste, al momento giusto, può portare a risultati migliori per la salute di tutti. Lo abbiamo visto in prima persona con la pandemia di COVID-19, quando è stato difficile per le persone di tutto il mondo trovare informazioni utili online.

“Abbiamo collaborato con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) su una serie di iniziative per aiutare le persone a prendere decisioni informate sulla propria salute, da un allarme SOS alla pubblicazione di contenuti rilevanti a livello locale sulla COVID-19, fino alle politiche di YouTube sulla disinformazione sanitaria”.

Uno dei modi in cui Google collaborerà con l’OMS è la creazione di un maggior numero di “pannelli di conoscenza” che appariranno in modo evidente nei risultati di ricerca per le domande relative alla salute sulla piattaforma.

“Ogni giorno le persone si rivolgono a Google Search per cercare informazioni affidabili su varie condizioni di salute e sintomi”, ha scritto DeSalvo. “Per aiutarle ad accedere a informazioni affidabili, i nostri pannelli di conoscenza citano contenuti presi da fonti attendibili che coprono centinaia di condizioni, dal comune raffreddore all’ansia”.

“Lavorando a stretto contatto con l’OMS, presto ci espanderemo per coprire altre condizioni come la BPCO (acronimo di [chronic obstructive pulmonary disease], malattia polmonare ostruttiva cronica], l’ipertensione, il diabete di tipo 2, il vaiolo delle scimmie (Mpox), l’Ebola, i disturbi depressivi, la malaria e altro ancora”, ha aggiunto.

Google renderà disponibili questi pannelli di conoscenza in diverse lingue, tra cui inglese, arabo, cinese, francese, russo e spagnolo.

Il post di DeSalvo del 23 maggio riguardava anche una collaborazione in corso tra Google e l’OMS, Open Health Stack (OHS), che “aiuta ad accelerare la trasformazione digitale dei sistemi sanitari in tutto il mondo” e “abbassa la barriera per un’assistenza sanitaria equa”.

Google ha anche assegnato all’OMS più di 320 milioni di dollari “in pubblicità donata su Google Search tramite sovvenzioni per gli annunci”, consentendo all’agenzia “di pubblicare argomenti sanitari oltre alla COVID-19, come vaiolo delle scimmie, salute mentale, influenza, Ebola e disastri naturali”.

Quest’anno Google dovrebbe fornire all’OMS altri 50 milioni di dollari in sovvenzioni pubblicitarie.

Secondo Google, le sovvenzioni pubblicitarie all’OMS rappresentano la più grande donazione dell’azienda a una singola organizzazione.

Separatamente, il 22 maggio la Food and Drug Administration (FDA, Agenzia federale per gli alimenti e i farmaci) ha twittato gli sforzi dell’agenzia per combattere la presunta “disinformazione”.

Il tweet contiene un video di 35 secondi in cui si afferma che la “disinformazione” viaggia “sei volte più velocemente dei fatti” e si promuove l’iniziativa “Rumor Control” (Controllo delle voci) della FDA.

“Rumor Control”, una priorità assoluta del Dr. Robert Califf, commissario della FDA, è stata lanciata nell’agosto 2022 e si aggiunge ad altre iniziative dell’agenzia per combattere la “disinformazione”.

“La crescente diffusione di voci e disinformazione sulla scienza, sulla medicina e sulla FDA mette a rischio i pazienti e i consumatori”, si legge nella pagina web della FDA dedicata al controllo delle voci. “Siamo qui per fornire i fatti”.

L’iniziativa chiede al pubblico di fare “tre cose semplici” per “fermare la diffusione delle voci”: “non credere alle voci”, “non diffonderle” e “ottenere informazioni sulla salute da fonti affidabili come la FDA e i nostri partner governativi”.

“Rumor Control” sembra essere stato ispirato da un’iniziativa sviluppata dal Virality Project, “una coalizione di enti di ricerca” di sei istituzioni “focalizzata sul supporto dello scambio di informazioni in tempo reale tra la comunità dei ricercatori, i funzionari della sanità pubblica, le agenzie governative, le organizzazioni della società civile e le piattaforme di social media”.

I documenti rilasciati a marzo nell’ambito dei “Twitter files” hanno rivelato che anche il Virality Project, basato sullo Stanford Internet Observatory, chiedeva la creazione di un consiglio sulla disinformazione, appena un giorno prima che Biden annunciasse l’intenzione di lanciare il suo Disinformation Governance Board (Consiglio per la gestione della disinformazione) gestito dal governo.

Analogamente alle raccomandazioni PRET di prendere di mira le informazioni che pur essendo “accurate” contraddicono le narrazioni della sanità pubblica, il Virality Project ha lavorato con Twitter e altre piattaforme di social media, raccomandando loro di “agire anche contro ‘storie di veri effetti collaterali dei vaccini’ e ‘veri post che potrebbero alimentare l’esitazione'”.

Questi sforzi di censura hanno incluso almeno un tweet di Robert F. Kennedy Jr., presidente in congedo di Children’s Health Defense.