Nell’ottobre 2019, il Johns Hopkins University Center for Health Security (Centro per la Sicurezza sanitaria) ha co-sponsorizzato l'”esercizio pandemico” Event 201.

Poco più di un anno dopo, quando lo scenario dell’Evento 201 è passato da “ipotetico” a concreto, è divenuto chiaro che gli sponsor dell’evento intendevano vedere la maggioranza del mondo vaccinata contro il COVID-19.

Raggiungere questo obiettivo è comunque una “sfida monumentale“. Negli Stati Uniti, più di un terzo (dal 38% al 45%) di adulti continua a declinare queste iniezioni senza una vera e propria autorizzazione se non come Uso d’Emergenza , nonostante un blitz di marketing che prevede sia la carota (dalla chance di vincere danaro ad un cartoccio di patatine fritte)) che il bastone (come pressioni prepotenti ad “andare sul personale” per “escludere” i non vaccinati).

Anche se alcuni dei non iniettati dicono ai sondaggisti che hanno intenzione di fare il vaccino, una solida minoranza rimane salda sulle sue posizioni e non lo farà mai. Lo stesso sembra valere a livello globale: circa un terzo degli adulti di tutto il mondo ha detto che non farà l’iniezione per il COVID.

Mentre i ricercatori in scienze sociali e comportamentali applicano tecniche di “soft science” nel tentativo di manipolare la fiducia nei vaccini spostandola sul terreno dell’acquiescenza, gli scienziati da laboratorio hanno un’ opzione di riserva potenzialmente in attesa di essere messa in atto, ossia vaccini geneticamente ingegnerizzati che “si diffondono nelle popolazioni allo stesso modo delle malattie trasmissibili” diffondendosi autonomamente “da persona a persona.”

Non (ancora) mainstream

In teoria, i vaccini autodiffusivi (detti anche autodisseminanti o autonomi) possono essere progettati per essere trasferibili (“limitati a un solo giro di trasmissione”) o trasmissibili (“capaci di trasmissione indefinita)”.

Gli scienziati dei vaccini ammettono che i vaccini trasmissibili “non sono ancora mainstream, ma la rivoluzione nell’ingegneria del genoma li prepara a diventarlo”.

I produttori di vaccini autodisseminanti usano la tecnologia dei vettori ricombinanti per costruire materiale genetico da un patogeno bersaglio sul “telaio” di un vettore virale ritenuto “benigno”, “innocuo” o “avirulento”. Ciò è simile all’approccio del vettore virale usato per produrre i vaccini COVID di Johnson & Johnson e AstraZeneca.

Per il Johns Hopkins, il fascino di vaccini intenzionalmente progettati per essere autodisseminanti sembra una cosa ovvia. Il Centro per la Sicurezza Sanitaria – Center for Health Security dell’università ha esplicitato il suo approccio in un rapporto del 2018, “Tecnologie per affrontare rischi biologici catastrofici globali”. Il rapporto dichiarava: “Questi vaccini potrebbero aumentare drasticamente la copertura vaccinale nelle popolazioni umane … senza richiedere che ogni individuo venga inoculato”.

Spiegando ulteriormente le implicazioni utilitaristiche dei vaccini autodisseminanti, gli autori del rapporto hanno affermato che “solo un piccolo numero di individui vaccinati sarebbe necessario per conferire protezione a una più grande popolazione suscettibile, eliminando così la necessità di operazioni di vaccinazione di massa”.

Da un punto di vista programmatico, questa strategia avrebbe il vantaggio di essere “più economica che vaccinare tutti a mano“. L’aspetto più importante, tuttavia, sarebbe il fatto che si scavalcherebbe una delle “spinose questioni etiche” con cui i programmi di vaccinazione di massa devono fare i conti abitualmente: il consenso informato.

Come il Center for Health Security dell’università ha brevemente riconosciuto nel suo rapporto, i vaccini autodisseminanti renderebbero essenzialmente impossibile a “coloro ai quali il vaccino si trasmette successivamente” di fornire un consenso informato.

Tutta colpa degli animali?

Scrivendo nel 2020 su Nature Ecology & Evolution, alcuni ricercatori hanno osservato che le zoonosi virali (malattie teorizzate passare dagli animali all’uomo) sono diventate una parte radicata della “mentalità globale” e un elemento centrale dello spirito dei tempi della salute globale ossessionato dalle pandemie.

Nonostante non sia mai stato provato che le origini del SARS-CoV-2 siano di origine zoonotica (teoria messa in dubbio da figure del calibro di Robert Redfield, ex-direttore del Centers for Disease Control and Prevention – Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie), l’ultimo anno il clamore del coronavirus ha rinforzato la percezione popolare che le specie animali rappresentino un pericoloso calderone di minacce virali latenti — a cui bastano solo le circostanze giuste per attivarsi mettendo a rischio l’umanità intera.

Trasformando il momento del COVID in una conveniente opportunità scientifica, alcuni ricercatori suggeriscono che il presunto “fallimento nel contenere la pandemia di SARS-Cov-2” giustifica l’idea di accelerare il dispiegamento dei vaccini autodisseminanti. Come hanno scritto alcuni giornalisti la domanda del giorno è: “Non sarebbe bello se gli animali selvatici potessero essere inoculati contro le varie malattie che portano in modo che quei microbi non abbiano mai la possibilità di passare agli esseri umani?

La ricerca sui vaccini trasmissibili è anche salita nella lista delle priorità di finanziamento per agenzie governative come la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) e il National Institutes of Health (NIH) oltre a, secondo quanto riferito, finanziatori come la Gates Foundation.

Almeno ufficialmente, l’obiettivo principale della ricerca sui vaccini autodiffusivi è stato finora incentrato sulle popolazioni di animali selvatici. Anche se la pratica della vaccinazione diretta della fauna selvatica (per esempio, contro la rabbia) esiste dagli anni ’60, sono gli sforzi di lungo periodo per sviluppare vaccini sterilizzanti della fauna selvatica (eufemisticamente chiamati “immunocontraccezione“), così come i recenti progressi nell’ingegneria genetica, che “hanno fornito una base per la ricerca sui vaccini trasmissibili”.

I ricercatori spiegano come il targeting delle risorse di fauna selvatica è destinato a funzionare:

“L’idea, essenzialmente, è di vaccinare una piccola parte di una popolazione di fauna selvatica[wildlife]attraverso l’inoculazione diretta. Questi cosiddetti fondatori diffonderanno poi passivamente il vaccino ad altri animali che incontrano per contatto, sesso, allattamento, o respirando la stessa aria. Gradualmente, queste interazioni potrebbero costruire un’immunità a livello di popolazione”.

Quando alcuni ricercatori spagnoli hanno fatto una prova sul campo limitata, con dei conigli, circa il 50% dei conigli non vaccinati ha sviluppato anticorpi dopo essere stato alloggiato con conigli vaccinati che avevano ricevuto un vaccino trasmissibile per iniezione o per via orale. Quando invece i ricercatori hanno valutato la trasmissione di seconda generazione (cioè lo sviluppo di anticorpi in un altro lotto di conigli alloggiati con il primo lotto di conigli non vaccinati), il tasso di trasmissione era molto più basso (due su 24 conigli).

Cosa potrebbe mai andare storto?

Come il rapporto della Johns Hopkins ha chiarito nel 2018, non c’è alcuna ragione tecnica per cui l’approccio di autodiffusione non possa essere applicato agli esseri umani. Gli autori hanno comunque ammesso che vi sono “diverse grandi problematiche“, tra cui il fatto che i vaccini autonomi (come menzionato sopra) eluderebbero il consenso informato e renderebbero impossibile lo screening delle persone per controindicazioni come le allergie.

Secondo la Johns Hopkins e altri, un’altra grande sfida è il “rischio non trascurabile che il virus vaccinale ritorni a una virulenza di tipo selvaggio”creando l’opportunità per i vaccini di propagare la malattia invece che prevenirla.

In effetti, il mondo conosce già questo fenomeno avvenuto con i vaccini orali contro la polio. Anche se non “intenzionalmente progettati in quel modo”, i vaccini antipolio orali sono considerati “un po’ trasmissibili” e sono riconosciuti come causa della polio.

I ricercatori della Hopkins hanno sottolineato che la sfida della reversibilità è “sia un rischio medico che un rischio di percezione pubblica“. Un altro problema articolato nel rapporto dell’università è che mentre i rischi di reversione potrebbero forse essere diminuiti ingegnerizzando i vaccini per essere più “debolmente trasmissibili“, questo potrebbe vanificare lo scopo di far sì che i vaccini funzionino in maniera autonoma.

D’altra parte, i due scienziati che stanno promuovendo più fortemente i vaccini trasmissibili sostengono che “anche … dove la reversione è frequente, le[their]prestazioni spesso eccederanno sostanzialmente quelle di vaccini convenzionali, somministrati direttamente”.

Questi stessi autori hanno anche sviluppato modelli che suggeriscono che iniziare la catena della trasmissibilità con la vaccinazione diretta dei neonati potrebbe avere un impatto particolarmente forte.

Nel settembre 2020, due ricercatori scrivevano nel Bulletin of the Atomic Scientists concordando sul fatto che i vaccini autodiffusivi possono avere notevoli lati negativi e potrebbero “comportare gravi rischi”, in particolare dato che gli scienziati perdono il controllo di ciò che creano una volta rilasciato. Facevano notare: “Mentre può risultare tecnicamente fattibile combattere le malattie infettive emergenti … con virus che si diffondono da soli, e mentre i benefici possono essere significativi, come si fa a soppesare questi benefici contro quelli che possono essere rischi ancora maggiori?” Hanno delineato diverse questioni aggiuntive:

  • Chi prende le decisioni sul “dove e quando” del rilascio dei vaccini?
  • Cosa succede quando ci sono “risultati inaspettati” e “conseguenze non volute” come la mutazione, il salto di specie o lo sconfinamento? Sulle conseguenze non volute, i due autori hanno aggiunto: “Ci sono sempre”.
  • Che dire delle armi biologiche e dei rischi di “doppio uso” – cioè l’uso della tecnologia per “causare deliberatamente danni” piuttosto che prevenire malattie? I progressi nella farmacogenomica, lo sviluppo dei farmaci e la medicina personalizzata, hanno sottolineato i due scienziati, potrebbero consentire “una guerra biologica ultra-mirata”.

Su quest’ultimo punto, gli autori del Bulletin hanno richiamato l’attenzione dei lettori sugli sforzi diimmunocontraccezione negli animali così come un infame esempio di “biologia armata” contro gli umani nel Sudafrica dell’epoca dell’apartheid, denominato Progetto Coast, che ha cercato – secondo quanto riferito senza successo – di sviluppare un “vaccino per l’infertilità” da utilizzare sulle donne nere a loro insaputa.

Altri scienziati hanno sollevato una questione ancora più diretta contro i vaccini trasmissibili, sostenendo che i rischi di diffusione autonoma dei vaccini infatti, “superano di gran lunga i potenziali benefici.” I rischi, secondo loro, includono “l’imprevedibilità delle mutazioni del virus, l’incapacità di eseguire test sicuri su vasta scala e la grave minaccia potenziale alla biosicurezza.”

Scienza dei vaccini: molte incognite

Quando il morbillo, piuttosto che il COVID, dominava i titoli dei giornali un paio di anni fa, i non vaccinati erano pesantemente usati come capro espiatorio per le apparenti epidemie. Questo puntare il dito non basato sull’evidenza (usato per inaugurare nuovi obblighi draconiani ai vaccini), ignora il ben documentato “fenomeno dell’infezione da morbillo diffusa dall’ MPR (vaccino vivo contro morbillo-parotite-rosolia), che è noto da decenni” e ha portato ad “un’infezione da morbillo rilevabile nella stragrande maggioranza di coloro che lo ricevono”.

I vaccini sperimentali Pfizer e Moderna per il COVID usano una nuova tecnologia a RNA messaggero (mRNA) piuttosto che la tradizionale tecnologia a virus vivi presente in vaccini come l’MPR, e quindi, ci viene detto, non possono produrre lo stesso tipo di “contagio”.

Tuttavia, molti individui non vaccinati stanno riportando sintomi insoliti o malesseri dopo aver trascorso tempo in prossimità di individui vaccinati contro il COVID. Indicando il protocollo della Pfizer, che riconosce la possibilità di esposizione tramite inalazione o contatto cutaneo con individui vaccinati, medici e paramedici preoccupati hanno sollevato la questione se si stia verificando qualche nuova forma di trasmissione.

Alcune delle persone che hanno sollevato queste domande hanno indicato l’articolo del settembre 2020 nel Bulletin of the Atomic Scientists, sottotitolato, “Cosa potrebbe mai andare storto?” A maggio 2021, i redattori del Bulletin, apparentemente a disagio con l’attenzione che l’articolo di settembre aveva attirato, cercavano di prendere le distanze affermando che il contenuto del Bulletin era stato usato impropriamente per promuovere teorie di cospirazione sui “vaccini COVID-19 altamente efficaci e sicuri”.

Se le iniezioni di COVID siano “autodiffusive” in qualunque senso della parola è una domanda a cui attualmente non si può rispondere. Tuttavia, c’è almeno un meccanismo molecolare plausibile che potrebbe spiegare gli effetti di “trasmissione” da vaccinato a non vaccinato.

Sayer Ji di GreenMedInfo spiega che “iltrasferimento orizzontale di informazioni all’interno dei sistemi biologici è[is]mediato da vescicole extracellulari, che include un fenomeno simil virale noto come trasmissione microvescicolare e/o trasferimento di acidi nucleici mediato da esosomi “. Citando uno studio peer-reviewed del 2017 sulla “biologia e la biogenesi delle microvescicole trasmesse”, Ji afferma:

“È possibile che i vaccini a mRNA[mRNA vaccines], in effetti, contribuiscano alla trasmissione di microvescicole, il che rappresenta una minaccia ancora più grande e persistente della trasmissione nei vaccini a cellule vive quando si tratta dell’impatto biologico persistente che i vaccinati possono avere sui non vaccinati”.

Ciò che è ancora più certo è che gli stessi scienziati non hanno tutte le risposte. Alcuni potrebbero voler credere nella semplicistica possibilità di ingegnerizzare geneticamente un vaccino “in modi che ostacolano la sua capacità di evolversi in qualcosa di brutto“. Ma altri notano “l’inevitabilità del cambiamento evolutivo derivante dalla [transmissible vaccines’]capacità dei [vaccini trasmissibili’] di autoreplicarsi e di generare catene di trasmissione estese”.

L’autore di techno-thriller Michael Crichton ha predetto nel 2002 che con l’avvento della nanotecnologia e di altre innovazioni tecnologiche, il ritmo del cambiamento evolutivo sarà probabilmente “estremamente rapido”. Crichton ha messo in guardia: “gli esseri umani hanno una scarsa capacità di affrontare i pericoli delle nuove tecnologie quando questi si manifestano”.