Secondo un nuovo studio svizzero, gli uomini che usano frequentemente il cellulare potrebbero soffrire di una diminuzione del numero di spermatozoi rispetto a chi che non lo usa, il che si aggiunge al crescente numero di prove che mostrano un legame tra l’uso del cellulare e la diminuzione della fertilità maschile.
Lo studio ha rilevato che gli uomini che usavano il telefono più di 20 volte al giorno avevano un numero di spermatozoi e una concentrazione di spermatozoi significativamente più bassi – due misure critiche della fertilità maschile – rispetto agli uomini che usavano il telefono solo una volta alla settimana.
Questi uomini presentavano un rischio maggiore del 21% di conta spermatica e del 30% di concentrazioni di sperma inferiori ai valori di riferimento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per gli uomini fertili.
Gli autori dello studio – che ha monitorato i dati sulla salute e sull’uso del cellulare di 2.886 giovani uomini dal 2005 al 2018 – hanno affermato che il legame tra l’uso del cellulare e la diminuzione del numero di spermatozoi era “più pronunciato nel primo periodo dello studio (2005 e 2007) e si è ridotto progressivamente nei periodi successivi (2008-2011 e 2012-2018)”.
Le differenze sono state attribuite alle nuove tecnologie wireless, che emettono meno radiazioni a radiofrequenza (RF).
Le nuove tecnologie emettono davvero meno radiazioni?
Esperti come il Dr. Lennart Hardell, scienziato leader a livello mondiale sui rischi di cancro da radiazioni, hanno contestato il suggerimento degli autori che le nuove tecnologie wireless emettano meno radiazioni.
“Gli autori hanno fornito una spiegazione troppo generalizzata che si adatta comodamente agli interessi delle società wireless”, ha dichiarato Hardell a The Defender.
Hardell, oncologo ed epidemiologo presso la Environment and Cancer Research Foundation (Fondazione Ambiente e Ricerca sul Cancro) , autore di oltre 350 articoli, quasi 60 dei quali affrontano il tema delle radiazioni RF, ha dichiarato di non essere d’accordo con le affermazioni fatte dal Dr. Martin Rӧӧsli,, uno degli autori dello studio e professore di epidemiologia e salute pubblica presso l’Istituto svizzero di salute pubblica e tropicale.
Rӧӧsli ha dichiarato a Forbes che il legame tra l’uso del telefono e la conta degli spermatozoi si è attenuato nei periodi di tempo corrispondenti alla transizione dalle reti 2G a quelle 3G e dalle reti 3G a quelle 4G perché le nuove reti “hanno portato a una riduzione della potenza di trasmissione dei telefoni”.
Se la quantità di potenza (intesa come energia) è inferiore, l’esposizione alle radiazioni RF è minore.
Anche Rajeev Singh, professore di scienze ambientali presso l’Università di Delhi che studia l’impatto delle radiazioni RF e dei campi elettromagnetici (EMF, acronimo di electromagnetic fields) sulla salute riproduttiva maschile, non è d’accordo con l’argomentazione degli autori dello studio secondo cui i telefoni più recenti emettono meno energia.
A febbraio, Singh e altri ricercatori hanno pubblicato una revisione di 168 studi, molti dei quali recenti, secondo i quali le radiazioni a radiofrequenza hanno un impatto negativo sulla salute riproduttiva maschile.
“Non è corretto affermare in maniera generica che i dispositivi 4G o 3G emettono più energia in tutti i casi”, ha dichiarato Singh a The Defender.
“I livelli di potenza specifici emessi da un dispositivo mobile possono variare in base al design del dispositivo, alla sua antenna e alle modalità di utilizzo”, ha detto. Ha poi aggiunto:
“Alcuni dispositivi 3G possono avere requisiti di potenza più elevati di alcuni dispositivi 4G e viceversa… la potenza o l’energia emessa da un dispositivo mobile 4G può variare a seconda delle condizioni di rete, dell’efficienza energetica del dispositivo e dell’uso che se ne fa”.
W. Scott McCollough, responsabile del contenzioso per i casi di radiazioni elettromagnetiche (EMR, acronimo di electromagnetic radiation) di CHD, si è detto d’accordo. “L’affermazione che le generazioni superiori – come il 4G rispetto al 3G – emettano meno energia è una generalizzazione eccessiva, poiché ci sono diversi fattori fisici che determinano l’emissione di energia dei dispositivi wireless”.
“Inoltre, vediamo più generazioni nello stesso sito”, ha detto McCollough. “Le compagnie wireless di solito gestiscono sia l’LTE, che è 4G, sia il 5G sullo stesso ripetitore, ognuno con la propria potenza”.
Con l’aumento del numero e della concentrazione dei ripetitori, “le persone potrebbero essere esposte a più radiazioni RF, non a meno”, ha detto McCollough.
Gli esperti del settore wireless intervistati dall’ Environmental Health Trust (EHT), organizzazione no-profit di ricerca e formazione scientifica, hanno dichiarato che le antenne 5G emettono radiazioni RF come un fascio concentrato anziché diffuso, con una potenza di uscita da 20 a 35 volte superiore a quella del 4G.
Il Dr. Marc Arazi, fondatore e presidente dell’associazione Phonegate Alert, con sede in Francia, ha dichiarato a The Defender che le argomentazioni degli autori dello studio sulla potenza dei cellulari sono “fuorvianti”.
Arazi ha sottolineato che proprio quest’autunno la Francia ha temporaneamente vietato l’iPhone 12 di Apple perché emetteva livelli di radiazioni RF superiori al limite legale.
Hardell ha anche detto che gli autori dello studio hanno ignorato altre probabili spiegazioni per le differenze nel tempo riscontrate nella conta degli spermatozoi.
Per esempio, l’esposizione degli uomini europei ai policlorobifenili – meglio noti come PCB – “è diminuita nel tempo grazie alle normative”, ha detto Hardell.
È stato dimostrato che i PCB funzionano come interferenti endocrini che hanno un impatto negativo sul numero di spermatozoi.
“Questo fatto potrebbe oscurare il vero impatto delle radiazioni RF”, ha aggiunto Hardell.
Röösli fa parte di un gruppo chiave “solo su invito” con “legami industriali di lunga data”.
Secondo Arazi e Hardell, l’argomentazione degli autori dello studio secondo cui le nuove tecnologie emettono meno energia dipinge un quadro favorevole alle aziende wireless che vogliono commercializzare i loro prodotti come sicuri.
“Bisogna ricordare”, ha detto Hardell, “che Röösli è un gatekeeper di lungo corso per quanto riguarda i rischi per la salute derivanti dalle radiazioni RF, il che ovviamente è in accordo con la sua appartenenza all’ICNIRP [the International Commission on Non-Ionizing Radiation Protection]”.
Fondato dallo scienziato e consulente dell’industria wireless Michael Repacholi, che ha incanalato denaro dell’industria attraverso un ospedale per finanziare le sue attività sui campi elettromagnetici, l’ICNIRP è un piccolo gruppo “solo su invito” con “legami di lunga data con l’industria” che “non deve rendere conto a nessuno”, secondo EHT.
Rӧӧsli è membro dell’ICNIRP dal 2016.
Mona Nilsson, direttrice generale dell’associazione Fondazione svedese per la protezione dalle radiazioni e co-ricercatrice con Hardell sugli impatti negativi del 5G sulla salute, ha dichiarato a The Defender: “Il suggerimento di Martin Röösli che i telefoni di oggi sarebbero meno dannosi è piuttosto tipico delle persone con conflitti di interesse, come l’essere membro dell’ICNIRP”.
Negli anni ’90, l’ICNIRP e la Commissione Federale per le Comunicazioni degli Stati Uniti hanno adottato limiti di esposizione alle radiofrequenze basati sull’ipotesi – talvolta definita “paradigma della sola temperatura” – che i danni possano derivare solo da livelli di radiazione sufficientemente elevati da riscaldare i tessuti.
Nel 2020 l’ICNIRP ha riaffermato le sue linee guida basate sullo stesso presupposto, nonostante prove scientifiche sostanziali che dimostrano effetti biologici a livelli non termici.
I ricercatori del 2023 hanno accusato l’ICNIRP di aver basato le sue linee guida del 2020 in gran parte su studi condotti dai suoi stessi membri e di aver ignorato gli studi scientifici che dimostrano che i danni potrebbero verificarsi a livelli di radiazione inferiori a quelli necessari per causare il riscaldamento dei tessuti.
I ricercatori hanno dichiarato: “Con la sua visione esclusivamente termica, l’ICNIRP contrasta con la maggior parte dei risultati della ricerca”.
Hardell si è detto d’accordo. “L’ICNIRP è fondamentalmente un’organizzazione di difesa del prodotto”, ha detto, cioè agisce come un’autorità scientifica per proteggere le aziende di telecomunicazioni ignorando e screditando le ricerche che dimostrano che i loro prodotti possono essere poco sicuri.
Inoltre, Hardell e Michael Carlberg in un articolo del 2020 hanno osservato che molti membri dell’ICNIRP – tra cui Rӧӧsli – siedono in altri comitati internazionali chiave che prendono decisioni su quale scienza debba essere presa in considerazione o ignorata in merito alle radiazioni RF.
“Sembra che ci sia un cartello di persone che lavorano su questo tema”, scrivono, e che “propagandano” il paradigma dell’ICNIRP sulle radiazioni RF che riguarda solo il calore.