Gli ultimi “file di Twitter” rivelano il ruolo svolto dall’FBI e da altre agenzie federali nel controllare i contenuti di Twitter, compreso il tentativo di censurare la storia del portatile di Hunter Biden.

I documenti fanno luce anche sulle discussioni interne e sui cambiamenti di politica che hanno portato alla sospensione dell’account dell’allora presidente Donald Trump.

Le rivelazioni sono le ultime di una serie di approfondimenti sulle operazioni interne di Twitter, prima dell’acquisizione da parte di Elon Musk, derivanti dai documenti rilasciati a più riprese dai giornalisti Matt Taibbi e Bari Weiss e dall’autore e scrittore Michael Shellenberger.

Nel frattempo, gli utenti di Twitter hanno votato a favore dell’abbandono del timone della piattaforma da parte di Musk, secondo i risultati, resi noti oggi, di un sondaggio online che Musk ha pubblicato domenica. Musk ha dichiarato che si atterrà ai risultati del sondaggio, anche se non è chiaro cosa questo significherà in pratica.

Musk ha anche annunciato che le principali decisioni politiche su Twitter saranno messe ai voti in futuro e negli ultimi giorni ha spesso lasciato intendere che le prossime rivelazioni riguarderanno le politiche COVID-19 di Twitter e il ruolo del dottor Anthony Fauci.

I precedenti rilasci documentali dei “Twitter files” hanno rivelato una cultura della censura pervasiva in Twitter, dove i contenuti degli utenti venivano frequentemente e solitamente rimossi in modo unilaterale e gli utenti venivano sospesi o “bannati”. Molte decisioni venivano prese all’insaputa degli utenti.

Twitter: filiale dell’FBI

In una lunga serie di tweet pubblicati il 16 dicembre, Taibbi ha rivelato la “sesta parte” dei file di Twitter, da lui battezzata “Twitter: filiale dell’FBI“. Oggi è stata pubblicata la “settima parte” relativa a “L’FBI e il portatile di Hunter Biden“.

I tweet “mostrano funzionari dell’FBI che segnalavano a Twitter persone specifiche contro cui agire, l’ultima tranche di documenti che rafforzano le prove della collusione tra il governo e le Big Tech per censurare gli americani”, riporta The Epoch Times.

Secondo Taibbi, “tra gennaio 2020 e novembre 2022, ci sono state oltre 150 e-mail tra l’FBI e Yoel Roth, l’ex capo di Twitter Trust and Safety”. L’agente dell’FBI di San Francisco Elvis Chan figurava in modo prominente in molti di questi scambi.

Agente speciale supervisore dell’FBI, Chan è uno degli imputati citati in una causa intentata dai procuratori generali della Louisiana e del Missouri contro l’amministrazione Biden, in cui si accusa quest’ultima di censura dei social media.

Chan ha recentemente deposto in quel caso, testimoniando sotto giuramento che l’FBI aveva sviluppato un posto di comando prima delle elezioni del 2020 e del 2022, inviando post relativi alle elezioni su Twitter e altre piattaforme di social media.

Taibbi ha detto che “un numero sorprendentemente alto” di richieste dell’FBI a Twitter chiedevano alla piattaforma “di intervenire sulla disinformazione elettorale, perfino su tweet scherzosi di account con poco seguito”.

Le richieste provenivano dalla task force per i social dell’FBI, composta da 80 persone, nota come “FITF” (acronimo di Foreign Interference Task Force, o Task Force per le interferenze straniere), per alludere alla presunta influenza russa sulle elezioni statunitensi.

Non era solo l’FBI ad avere accesso diretto a Twitter. Taibbi ha twittato che “l’intelligence e le forze dell’ordine federali si sono occupate di Twitter, compreso il Dipartimento della Sicurezza Nazionale (DHS), che ha collaborato con appaltatori della sicurezza e think tank per fare pressione su Twitter affinché moderasse i contenuti”.

I #TwitterFiles mostrano qualcosa di nuovo“, ha scritto Taibbi: “Agenzie come l’FBI e il DHS inviavano regolarmente contenuti di social media a Twitter attraverso molteplici punti di ingresso, pre-flaggati per la moderazione”.

“Ciò che salta agli occhi”, ha detto Taibbi, “è l’enorme quantità di rapporti da parte del governo“.

In un esempio del novembre 2022, l’ufficio dell’FBI di San Francisco ha contattato Twitter via e-mail chiedendo “interventi” su quattro account. I tweet segnalati dall’FBI, ha detto Taibbi, erano “quasi tutti battute scherzose“, ed erano rivolte ad entrambi le parti, il che include il prendere di mira “un account di orientamento democratico” per uno dei tweet scherzosi.

L’utente @ClaireFosterPHD, che era uno dei bersagli dell’FBI, ha osservato: “Chiunque non sappia discernere l’ovvia satira dalla realtà non può prendere decisioni per gli altri o lavorare per il governo”.

Un’altra e-mail di novembre, inviata da Chan ai suoi “collaboratori di Twitter“, identificava numerosi account che “potrebbero richiedere ulteriori azioni“.

Twitter ha poi risposto a Chan con un elenco di azioni intraprese, anche se, come ha notato Taibbi, “molti degli account sopra citati erano di natura satirica” e “quasi tutti… avevano un coinvolgimento relativamente basso”.

Un utente di Twitter attenzionato, @Tiberius444, ha commentato: “Non posso credere che l’FBI stia controllando le battute su Twitter. È una follia”.

Taibbi ha anche rivelato che Twitter si è mosso in direzione di tenere riunioni settimanali con l’FBI, il DHS, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ) e l’Ufficio del Direttore dell’Intelligence Nazionale. Il vice consigliere generale di Twitter Jim Baker, già avvocato di punta dell’FBI, ha partecipato a questi incontri.

Una comunicazione dell’FBI a un dirigente di Twitter affermava che l’FBI “è stato categorico nell’affermare che non esistono impedimenti alla condivisione”, riferendosi alla condivisione “con l’industria” di informazioni classificate.

Un’atmosfera unica da grande famiglia felice”

Taibbi ha descritto il rapporto evidentemente stretto tra Twitter e tali agenzie come una “atmosfera unica da grande famiglia felice”.

C’erano “molteplici punti di ingresso in Twitter”, ha detto Taibbi, per le agenzie federali e di intelligence, tra cui “Teleporter“, che Taibbi ha descritto come “una piattaforma attraverso la quale Twitter poteva ricevere rapporti dall’FBI” e il “Partner Support Portal (Portale di supporto per i partner)“, sviluppato dal Center for Internet Security (Centro per la sicurezza di internet), un partner del DHS.

Secondo Taibbi, anche i governi degli stati e dei think tank affiliati al governo, tra cui il Digital Forensics Research Laboratory (Laboratorio di ricerca di forensica digitale) dell’Atlantic Council e il Center for an Informed Public (Centro per un pubblico informato) dell’Università di Washington, mantenevano un livello simile di accesso a Twitter.

Un’e-mail dell’FBI del 2021 a Twitter, in cui veniva inviata una serie di “prodotti” alla piattaforma di social media, ha ulteriormente evidenziato la stretta relazione. Secondo Taibbi, questi “prodotti” consistevano in “bollettini del DHS che sottolineavano la necessità di una maggiore collaborazione tra le forze dell’ordine e “partner del settore privato””.

Secondo Taibbi, in un caso l’FBI ha inviato così tante “segnalazioni di possibili contenuti in violazione” che il personale di Twitter si è congratulato a vicenda sul [canale di comunicazioni interne] Slack per la “monumentale impresa” di averli esaminati.

In una pubblicazione “supplementare” di documenti il 18 dicembre, Taibbi ha fornito ulteriori informazioni sulla stretta relazione tra Twitter e l’FBI. Questo rilascio di documenti riguardava principalmente la richiesta dell’FBI di fornire a Twitter risposte a domande scritte dalla Task Force per le interferenze straniere, con una comunicazione diretta tra Chan e Roth.

L’FBI sembrava scontenta di Twitter che “non aveva osservato molte attività recenti da parte di attori della propaganda ufficiale” sulla piattaforma, ha detto Taibbi.

Taibbi ha detto che l’FBI ha risposto alla pubblicazione della sesta parte dei “Twitter files” affermando che “collabora regolarmente con entità del settore privato per fornire informazioni specifiche sulle attività sovversive, non dichiarate, occulte o criminali di attori stranieri di influenza malevola identificati”.

Secondo Taibbi, però, “non abbiamo visto questo nei documenti fino ad oggi. Invece, abbiamo visto per lo più richieste di moderazione che riguardavano account con pochi follower appartenenti a comuni cittadini americani – e [all’attore] Billy Baldwin“, anch’egli preso di mira dall’FBI nelle sue comunicazioni con Twitter.

“Quale obiettivo di ‘applicazione della legge’ viene perseguito chiedendo informazioni sulla posizione geografica di Billy Baldwin?” Ha chiesto Taibbi. “Perché l’FBI/il DHS si occupano di analizzare e segnalare i contenuti dei social media? Quando sono stati creati questi programmi e chi li ha approvati?”

In risposta al giornalista Jon Nicosia, che ha minimizzato il significato delle ultime rivelazioni dei “Twitter files”, Taibbi ha twittato:

“Questa risposta dell’FBI è insincera su più fronti. Nulla di tutto ciò spiega il fatto che vengano segnalate delle battute innocenti di comuni cittadini con un basso numero di follower.

“Inoltre, è chiaro che non lo fanno per indagare su qualche crimine. Si tratta di intelligence interna e di controllo dell’opinione pubblica”.

In un altro tweet, Taibbi ha accusato l’FBI di prestare maggiore attenzione a ciò che gli utenti comuni postano su Twitter, piuttosto che dare la caccia a “predatori sessuali di bambini o a terroristi”. Ha scritto:

“Invece di dare la caccia ai predatori sessuali di bambini o ai terroristi, l’FBI ha agenti – molti – che analizzano e schedano in massa i post dei social media. Non come parte di un’indagine penale, ma come operazione di sorveglianza permanente e fine a se stessa. La gente non dovrebbe tollerare questo”.

Legislatore minaccia di citare in giudizio l’FBI, il Dipartimento di Giustizia e altri

Il rappresentante Mike Turner (Rep.-Ohio), presidente entrante della Commissione sull’Intelligence della Camera, ha dichiarato a Fox News che l’FBI, il Dipartimento di Giustizia e altri soggetti devono ora affrontare un mandato di comparizione da parte della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti.

“Stiamo sicuramente perseguendo il Dipartimento di Giustizia e anche l’FBI”, ha detto Turner. “Intendiamo certamente ricorrere al potere di citazione in giudizio per svelare fino a che punto l’FBI abbia agito in questo modo”.

Un rapporto del 17 dicembre del New York Post ha identificato numerosi ex agenti dell’FBI che hanno ricoperto posizioni di rilievo all’interno di Twitter. Alcuni di questi dirigenti sono poi passati a ricoprire posizioni in altre aziende Big Tech come Google.

Nella “settima parte” di rilascio documentale dei “Twitter files”, Shellenberger ha fornito ulteriori prove della pressione esercitata dall’FBI sulle piattaforme di social media e sugli organi di informazione tradizionali e ha confermato ulteriormente la presenza di ex funzionari dell’FBI all’interno di Twitter.

Secondo Shellenberger, “a partire dal 2020, c’erano così tanti ex dipendenti dell’FBI – “Bu alumni” – che lavoravano a Twitter da aver creato un proprio canale Slack privato e un foglio di istruzioni per l’inserimento dei nuovi arrivati dall’FBI”.

“In Twitter Files #7, presentiamo prove che indicano uno sforzo organizzato da parte di rappresentanti della comunità di intelligence (IC, acronimo di Intelligence Community), rivolto a dirigenti di aziende giornalistiche e social media, per screditare le informazioni trapelate su Hunter Biden prima e dopo la loro pubblicazione”, ha dichiarato Shellenberger.

Sebbene la storia del portatile di Hunter Biden e il dibattito interno a Twitter per la censura della storia siano stati affrontati per la prima volta nella prima parte, del 3 dicembre, dei “Twitter files“, Shellenberger scrive che “Da allora, abbiamo scoperto nuove informazioni che indicano uno sforzo organizzato della comunità di intelligence per influenzare Twitter e altre piattaforme”.

Il 13 ottobre 2020, un giorno prima che il New York Post pubblicasse la storia del portatile di Hunter Biden, Chan ha inviato a Roth 10 documenti relativi alla questione tramite il canale di comunicazione Teleporter.

La storia si è dimostrata accurata dal punto di vista dei fatti: “Eppure, nel giro di poche ore, Twitter e altri social media hanno censurato l’articolo del NY Post, impedendone la diffusione e, soprattutto, minandone la credibilità nella mente di molti americani”, ha scritto Shellenberger.

Nell’ambito di questo “sforzo organizzato” durante tutto il 2020, l’FBI e altre agenzie di polizia hanno ripetutamente indotto Roth a respingere le notizie sul portatile di Hunter Biden come un’operazione di “hacking e diffusione” russa, secondo Shellenberger, che ha affermato che Roth lo ha confermato in una dichiarazione giurata del 21 dicembre 2020. Lo stesso è avvenuto con Facebook.

Questi avvertimenti sono arrivati nonostante “pochissime informazioni” che puntavano in questa direzione e anche se “i dirigenti di Twitter avevano *ripetutamente* [enfasi nell’originale] riferito di pochissime attività russe” sulla piattaforma, cosa che inizialmente aveva portato Twitter a respingere le affermazioni sulle interferenze russe.

Tuttavia, scrive Shellenberger, “nonostante le remore di Twitter, la FBI chiede ripetutamente a Twitter informazioni che Twitter ha già chiarito di non voler condividere al di fuori dei normali canali legali”. Chan ha fornito autorizzazioni di sicurezza Top Secret temporanee per i dirigenti di Twitter” in modo che l’FBI potesse “condividere informazioni sulle minacce alle prossime elezioni”.

La pressione dell’FBI sembra aver fatto la differenza. Ad esempio, “nel settembre 2020, Roth ha partecipato a un’esercitazione “a tavolino” dell’Aspen Institute su una potenziale operazione di “Hack-and-Dump” relativa a Hunter Biden”, secondo Shellenberger.

Questa esercitazione è stata organizzata da “Vivian Schiller, ex amministratore delegato di NPR, ex capo delle notizie di Twitter, ex direttore generale del NY Times, ex direttore digitale di NBC News”, ha twittato Shellenberger, mentre “tra i partecipanti c’erano il capo della politica di sicurezza di Meta/[Facebook’s] e i reporter principali sulla sicurezza nazionale per il @nytimes @wapo [Washington Post].”

Per Taibbi, la “lezione appresa” da queste rivelazioni è che “ciò che la maggior parte delle persone considera “Stato profondo” è in realtà una collaborazione intricata di agenzie statali, appaltatori privati e ONG [organizzazioni non-governative] (a volte finanziate dallo Stato). Le linee di demarcazione diventano così indistinte da essere prive di significato”.

Twitter ha cambiato le sue politiche per colpire l’ex presidente Trump

Le parti tre, quattro e cinque dei “Twitter files” riguardavano in gran parte la sospensione dell’allora presidente Donald Trump dalla piattaforma. Questi documenti e le comunicazioni interne indicano che i dirigenti e i dipendenti di Twitter hanno cercato di individuare un pretesto per bandire Trump, finendo per apportare modifiche alle politiche proprio per colpire Trump.

Secondo Weiss, “per anni Twitter ha resistito agli appelli interni ed esterni a bandire Trump, con la motivazione che bloccare un leader mondiale dalla piattaforma o rimuovere i suoi tweet controversi avrebbe nascosto informazioni importanti che la gente deve poter vedere e discutere”.

“Dopo il 6 gennaio”, ha scrittoWeiss, “i dipendenti di Twitter si sono organizzati per esigere dal loro datore di lavoro la rimozione di Trump”. Tuttavia, le revisioni interne hanno rilevato che Trump non aveva violato nessuna delle politiche esistenti di Twitter.

I dirigenti di Twitter, tuttavia, non hanno mantenuto a lungo questa posizione. Secondo Weiss, “Meno di 90 minuti dopo che i dipendenti di Twitter avevano stabilito che i tweet di Trump non violavano la politica di Twitter, Vijaya Gadde – responsabile del settore legale, politico e fiduciario di Twitter – ha chiesto se si potesse effettivamente trattare di un ‘incitamento codificato a ulteriori violenze'”.

“Pochi minuti dopo”, ha scritto Weiss, “i dipendenti di Twitter del ‘team di applicazione scalare’ suggeriscono che il tweet di Trump potrebbe aver violato la politica di Glorificazione della violenza di Twitter – se si interpretava la frase ‘Patrioti americani‘ come riferita ai rivoltosi. I membri del team hanno paragonato Trump allo ‘sparatore di Christchurch o a Hitler‘”.

Da quel momento in poi, i dirigenti di Twitter hanno costruito “il caso per una rimozione permanente” di Trump dalla piattaforma, ha detto Shellenberger, nonostante la dichiarazione del 2018 di Twitter che “Bloccare un leader mondiale da Twitter nasconderebbe informazioni importanti… [ed] ostacolerebbe la discussione necessaria intorno alle loro parole e azioni”.

L’8 gennaio 2021, Twitter ha imposto un divieto permanente sull’account di Trump sulla base di una “politica” che non era precedentemente in vigore: “nello specifico come sono stati ricevuti e interpretati [i tweet di Trump]” – nonostante una dichiarazione del 2019 di Twitter che affermava di “non aver tentato di determinare tutte le potenziali interpretazioni del contenuto o il suo intento”.

“Lo staff e i dirigenti di Twitter erano in maggioranza progressisti“, ha dichiarato Shellenberger. “Nel 2018, 2020 e 2022, il 96%, 98% e 99% delle donazioni politiche dello staff di Twitter sono andate ai democratici”.

A sua volta, Weiss ha osservato che mentre le regole sono state modificate per fornire un pretesto al divieto permanente di Trump, altri leader mondiali che hanno apertamente invitato alla violenza e allo sradicamento di intere nazioni non sono stati sospesi o banditi e, in molti casi, i loro tweet incendiari sono rimasti sulla piattaforma.

Secondo Taibbi, questa maggiore flessibilità nell’ interpretazione di Twitter delle proprie regole e politiche è venuta “con l’avvicinarsi delle elezioni”, quando “i dirigenti, forse sotto la pressione delle agenzie federali… si sono trovati sempre più in difficoltà con le regole e hanno iniziato a parlare di ‘vios’ come pretesto per fare ciò che probabilmente avrebbero fatto comunque”.

Come parte di questo, ha detto Taibbi, i dirigenti di Twitter, l’8 ottobre 2020, “hanno aperto un canale [interno] chiamato ‘us2020_xfn_enforcement’. Attraverso J6, questo canale sarebbe stato sede di discussioni sulle rimozioni legate alle elezioni, in particolare quelle che coinvolgevano account di ‘alto profilo’ (spesso chiamati ‘VIT’ o ‘Very Important Tweeters’)”.

Durante questo periodo”, ha detto Taibbi, “i dirigenti erano anche chiaramente in contatto con le forze dell’ordine e le agenzie di intelligence federali per la moderazione dei contenuti legati alle elezioni“.

Trump, tuttavia, non è stato l’unico bersaglio di questi sforzi, che hanno preso di mira anche funzionari eletti di basso livello. In un caso, “l’FBI invia rapporti su un paio di tweet, il secondo dei quali riguarda un ex consigliere della contea di Tippecanoe, Indiana, repubblicano di nome @JohnBasham, che sostiene che ‘Tra il 2 e il 25% dei voti per posta vengono rifiutati a causa di errori'”.

Taibbi ha definito tali decisioni “soggettive”, notando che “nei documenti, i dirigenti spesso ampliano i criteri a questioni soggettive come l’intento (sì, un video è autentico, ma perché è stato mostrato?), l’orientamento (un tweet vietato è stato mostrato per condannare o per sostenere?) o la ricezione (una battuta ha causato ‘confusione’?)”. Questo ha portato a decisioni contraddittorie sul mantenimento o la rimozione dei contenuti.

Ad esempio, l’ex procuratore generale degli Stati Uniti Eric Holder è stato taggato automaticamente per un tweet in cui affermava che l’amministrazione Trump avrebbe “deliberatamente paralizzato” il servizio postale statunitense, ma Roth ha “rapidamente” rimosso il tag.

Secondo Taibbi, “Non c’è modo di seguire i frenetici scambi tra il personale di Twitter tra il 6 e l’8 gennaio se non si conoscono le basi del vasto lessico di acronimi e parole orwelliane dell’azienda”, compreso “bounce (rimbalzare)” (time out) un account, etichettare (“interstiziale“) un tweet, o utilizzare una “denylist”.

In definitiva, scrive Taibbi, “i dirigenti di Twitter il primo giorno della crisi del 6 gennaio hanno almeno cercato di rispettare a parole la sua vertiginosa serie di regole”. Al secondo giorno hanno iniziato a vacillare. Al terzo giorno, un milione di regole si sono ridotte a una sola: quello che diciamo, va bene”.

Musk accenna a ulteriori novità su Fauci e COVID

In alcuni tweet recenti, Musk ha lasciato intendere che presto saranno rivelate ulteriori informazioni su Fauci e sulle politiche COVID-19.

In uno scambio su Twitter tra Musk e Robert F. Kennedy Jr. presidente e capo dell’ufficio vertenze della Children’s Health Defense, Kennedy ha scritto: “Fauci ha acquistato l’omertà [il codice mafioso del silenzio] tra i virologi di tutto il mondo con un totale di 37 miliardi di dollari in sovvenzioni annuali per la ricerca. Con la scomparsa del responsabile dei pagamenti, le ortodossie si disfarranno”.

Musk ha risposto con una caratteristica risposta secca: “Precisamente”.

In un altro tweet, rispondendo a due medici che hanno esplicitamente criticato i vaccini anti COVID-19 e le restrizioni, i dottori Martin Kulldorff e Jay Bhattacharya, Musk ha scritto: “La marea sta cambiando velocemente per i faucisti”.

In seguito ha aggiunto che “Molto verrà alla luce quando Fauci perderà il potere“, mentre l’11 dicembre ha twittato “I miei pronomi sono Prosecute/Fauci“.

E, in un tweet del 12 dicembre, Musk ha scritto: “Per quanto riguarda Fauci, ha mentito al Congresso e ha finanziato la ricerca sul guadagno di funzione che ha ucciso milioni di persone. Non è fantastico imo [acronimo di “in my opinion”, secondo me]”.

Forse l’indicazione più chiara data da Musk dell’imminente rilascio di informazioni relative a Fauci e alla COVID-19 è arrivata in risposta a un tweet dell’utente @hodgetwins: “Avete trovato messaggi tra i dirigenti di Twitter e il nostro governo (Fauci e team) che spingono per la censura di chiunque non sia d’accordo con la loro narrazione sul COVID?”

Musk, in risposta, non ha twittato parole, bensì un’emoji a forma di trofeo, come se volesse sottintendere che l’utente in questione avesse fatto un’ipotesi accurata.