Secondo due serie di documenti resi pubblici questa settimana, Pfizer e i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC, acronimo di Centers for Disease Control and Prevention) hanno nascosto le prove che le vaccinazioni anti COVID-19 comportano un aumento del rischio di miocardite, soprattutto nei giovani maschi.

I documenti riservati della Pfizer divulgati giovedì da Project Veritas mostrano che l’azienda disponeva di “prove che suggeriscono che i pazienti che ricevono il vaccino anti COVID-19 sono ad aumentato rischio di miocardite”.

Inoltre, i documenti del CDC, pesantemente censurati, ottenuti da Children’s Health Defense (CHD) tramite una richiesta in base al Freedom of Information Act (FOIA, Legge sulla libertà di informazione), indicano che all’inizio del 2021 l’agenzia fornì al Ministero della Salute israeliano cifre sottostimate di casi di miocardite successivi alla vaccinazione anti COVID-19.

Le ultime rivelazioni giungono mentre la Germania, il Giappone e altri governi sollevano dubbi sul numero significativo di eventi avversi gravi registrati in individui in seguito alla somministrazione del vaccino anti COVID-19.

Secondo i ricercatori della National Organization for Rare Disorders (Organizzazione nazionale per le malattie rare), la miocardite può derivare da infezioni o direttamente da un effetto tossico come una tossina o un virus.

“Più comunemente la miocardite è il risultato della reazione immunitaria dell’organismo al danno cardiaco iniziale“, hanno detto i ricercatori.

Una miocardite grave può danneggiare in modo permanente il muscolo cardiaco, causando eventualmente un’insufficienza cardiaca.

Documenti interni contraddicono l’affermazione della Pfizer sulla “bassa incidenza di miocardite”

Un documento interno della Pfizer arrivato a Project Veritas giovedì, aggiornato all’11 febbraio 2022 e redatto da otto scienziati della divisione Sviluppo e ricerca sulla sicurezza farmacologica della Pfizer, indica che l’azienda farmaceutica era a conoscenza di un collegamento tra i vaccini anti COVID-19 a mRNA e tassi di incidenza di miocardite più elevati a due settimane dalla vaccinazione, in particolare dopo la seconda dose della serie primaria.

“Esistono prove che suggeriscono che i pazienti che ricevono il vaccino anti COVID-19 sono ad aumentato rischio di miocardite”, si legge nel documento.

“Tipicamente, l’insorgenza si è verificata entro alcuni giorni dalla vaccinazione anti COVID-19 con vaccini a mRNA (Pfizer o Moderna), e i casi si sono verificati più spesso dopo la seconda dose rispetto alla prima”.

Pfizer ha citato i dati del CDC per fare questa determinazione:

“Dall’aprile 2021, negli Stati Uniti è stato segnalato un aumento dei casi di miocardite e pericardite dopo la vaccinazione anti COVID-19 con vaccini a mRNA (Pfizer-BioNTech e Moderna), in particolare negli adolescenti e nei giovani adulti (CDC 2021)”.

“L’andamento dei casi è conforme, come da etichetta, a uno schema in cui la miocardite si verifica nella maggior parte dei giovani maschi di età inferiore ai 29 anni entro le prime due settimane dalla vaccinazione”.

“Le ragioni della predominanza maschile nell’incidenza di miocardite e pericardite dopo la vaccinazione anti COVID-19 rimangono sconosciute”.

Sebbene Pfizer non sia riuscita a identificare un “chiaro meccanismo” alla base dell’aumento del rischio nei maschi, ha individuato diverse possibilità.

Queste includono: cardiotossicità diretta, infezione virale acuta/attiva, predisposizione genetica e condizioni preesistenti, precedente storia di miocardite, meccanismi immuno-mediati e autoimmunità associata al vaccino, mimetismo molecolare della proteina spike ed effetti legati al sesso.

Secondo il documento, questi casi si sono verificati nonostante la dichiarata bassa incidenza di miocardite durante gli studi clinici per i vaccini anti COVID-19 a mRNA.

“Tra i partecipanti di età pari o superiore a 16 anni del set di dati dello studio clinico della Pfizer, sono stati segnalati due casi di pericardite fino al 18 giugno 2021, data di chiusura della raccolta dati”, si legge nel documento. “Questi casi provengono dallo studio clinico di Fase 3 C4591001 ed entrambi sono stati ritenuti dallo sperimentatore non correlati al trattamento dello studio”.

“Non sono stati segnalati casi di miocardite come eventi avversi gravi fino al 18 giugno 2021, data di chiusura della raccolta dati”, ha aggiunto il documento.

Sulla base di questi casi di miocardite, il documento afferma che le etichette del prodotto per il vaccino anti COVID-19 della Pfizer sono state aggiornate in modo da dichiarare che:

“I dati post-marketing dimostrano un aumento del rischio di miocardite e pericardite, in particolare nei 7 giorni successivi alla seconda dose della serie primaria a 2 dosi.

“Il rischio osservato è più elevato tra i maschi di età inferiore ai 40 anni rispetto alle femmine e ai maschi più anziani. Il rischio osservato è più alto nei maschi di età compresa tra i 12 e i 17 anni”.

Questa modifica era già stata apportata nell’agosto 2021, secondo un documento rilasciato nell’ambito dei cosiddetti “documenti Pfizer” – documenti relativi al rilascio da parte della Food and Drug Administration (FDA, Agenzia federale per gli alimenti e i farmaci) statunitense dell’autorizzazione all’uso di emergenza (EUA, acronimo di Emergency Use Authorization) per il vaccino anti COVID-19 di Pfizer-BioNTech.

I “documenti Pfizer” sono stati rilasciati l’anno scorso per ordine del tribunale a seguito di una richiesta FOIA presentata da Public Health and Medical Professionals for Transparency.

Un altro documento interno della Pfizer, tratto da questi stessi “documenti Pfizer”, afferma che il 13 luglio 2021 è stato suggerito di aggiungere la miocardite e la pericardite “al PVP” (acronimo di pharmacovigilance plan, piano di farmacovigilanza).

Sembra che questa aggiunta sia stata fatta.

Il piano di farmacovigilanza della Pfizer del 28 luglio 2021 – anch’esso contenuto nel rilascio dei “documenti Pfizer” – elenca la miocardite e la pericardite come “importanti rischi identificati”, identificati appunto nel database di sicurezza della Pfizer il 18 giugno 2021.

I piani di farmacovigilanza propongono “attività per caratterizzare e valutare meglio i rischi durante il ciclo di vita di un farmaco. (ad esempio, per studiare la frequenza, la gravità, la serietà e l’esito di un rischio in condizioni d’uso normali, e/o quali popolazioni siano particolarmente a rischio)”.

Il piano di farmacovigilanza della Pfizer del 28 luglio 2021 affermava che durante lo studio clinico C4591001 erano stati segnalati due eventi avversi gravi di pericardite, sebbene “entrambi [siano stati] [were] ritenuti dallo sperimentatore non correlati al trattamento dello studio”.

Il documento fa inoltre riferimento ai dati del database di sicurezza della Pfizer, affermando che tra le persone di età pari o superiore a 16 anni, “490 casi hanno riportato eventi correlati alla miocardite e 371 casi hanno riportato eventi correlati alla pericardite (in 38 di questi 823 casi i soggetti hanno sviluppato sia eventi correlati alla miocardite che alla pericardite)”.

Di questi 490 casi, 26 sono stati successivamente scartati definitivamente in quanto non si trattava di miocardite, lasciando 464 casi che andavano da “caso definitivo” a “evento segnalato”. Di questi, 459 sono stati classificati come “gravi”, 337 hanno richiesto il ricovero in ospedale e 14 hanno causato la morte.

Quasi il 71% di questi casi è stato registrato nei maschi.

Su 371 casi di pericardite segnalati in persone di età pari o superiore a 16 anni, tutti, tranne uno, sono stati classificati come “gravi”, 206 hanno richiesto il ricovero in ospedale e 3 hanno causato il decesso.

La Pfizer, nello stesso piano di farmacovigilanza, ha dichiarato che non sono stati registrati casi di miocardite o pericardite nei partecipanti allo studio C4591001 di età compresa tra 12 e 15 anni.

Tuttavia, il suo database di sicurezza ha registrato 11 possibili casi di miocardite – tutti tranne uno tra i maschi, 10 dei quali “gravi” e nove dei quali hanno richiesto l’ospedalizzazione.

Nel database di sicurezza sono stati registrati anche quattro casi di pericardite tra maschi di età compresa tra i 12 e i 15 anni, tre dei quali sono stati considerati gravi e uno ha richiesto l’ospedalizzazione.

Tuttavia, nel piano di farmacovigilanza del 28 luglio 2021, Pfizer ha dichiarato all’FDA:

“Considerando i bassi tassi di miocardite e pericardite riportati in seguito alla vaccinazione, bilanciati con il rischio di morte e malattia (inclusa la miocardite) causato dal SARS-CoV-2, l’impatto sulla salute pubblica della miocardite e della pericardite post-vaccinazione è minimo.”

Ciononostante, un altro documento trapelato e reso pubblico da Project Veritas, datato maggio 2022, conferma ulteriormente che Pfizer era a conoscenza dell’aumento dell’incidenza della miocardite.

Secondo il documento trapelato:

“Gli eventi avversi (AEs, acronimo di Adverse Events) a seguito della vaccinazione anti COVID-19 sono di grande importanza clinica: anche eventi avversi con una piccola incidenza possono essere osservati in numero apprezzabile, data la portata massiccia dello sforzo vaccinale.

“Ci sono prove che suggeriscono che i pazienti che hanno ricevuto il vaccino anti COVID-19 sono ad aumentato rischio di miocardite”.

Il CDC ha sottostimato i casi di miocardite nel 2021

I documenti forniti dal CDC in risposta a una richiesta FOIA presentata da CHD il 12 ottobre 2022 rivelano che l’agenzia ha fornito al Ministero della Sanità israeliano un numero sottostimato di casi di miocardite registrati in seguito alla vaccinazione anti COVID-19.

La richiesta FOIA chiedeva al CDC di “fornire tutte le e-mail inviate da uno qualsiasi degli individui interessati o ricevute da uno qualsiasi degli individui interessati (direttamente o in cc o bcc) contenenti la parola di ricerca ‘miocardite'” tra il 1° ottobre 2020 e il 30 aprile 2021.

“C’è stata una considerevole discussione pubblica e una controversia su come pesare

il rischio di miocardite associato ai vaccini anti COVID-19”, si legge nella richiesta. “Il pubblico ha un interesse significativo ad avere una piena comprensione di come le agenzie di salute pubblica degli Stati Uniti hanno affrontato questo problema”.

In seguito alla risposta del CDC, il 17 novembre 2022 CHD ha ristretto la richiesta per includere solo la documentazione contenente il termine “miocardite” entro 25 parole da “(covid o report* o bambino* o adolescente* o giovane* o teen* o maschio o fatale* o morte* o morire* o grave o severo o ospedale*)”.

La tranche di 985 pagine di documenti forniti a CHD, pesantemente censurati, includeva una richiesta del 28 febbraio 2021, a pagina 692, da parte del Ministero della Salute di Israele. La richiesta, registrata in quella data dal sistema interno di tracciamento delle azioni svolte del CDC, affermava:

“Stiamo assistendo a un gran numero di casi di miocardite e pericardite in individui giovani subito dopo la vaccinazione anti COVID-19 con Pfizer. Vorremmo discutere la questione con un esperto del settore del CDC”.

Un’e-mail del CDC, datata 10 marzo 2021 e riportata alle pagine 710-714 del documento, recitava:

“Stanno indagando su un segnale di sicurezza di miocardite/miopericardite in una popolazione giovane (16-30 anni) in seguito alla somministrazione del vaccino anti COVID-19 di Pfizer-BioNTech.

“Il Ministero della Salute ha dichiarato di aver ricevuto segnalazioni di circa 40 casi di questo evento avverso”.

Nella risposta del 10 marzo 2021 inviata dal CDC al Ministero della Salute israeliano, a pagina 861, si legge:

“Una ricerca condotta il 23 febbraio 2021 nel Sistema statunitense per la segnalazione degli eventi avversi da vaccino (VAERS, acronimo di Vaccine Adverse Event Reporting System) ha rivelato 27 casi (6 casi di miocardite, 7 casi di miopericardite, 14 casi di pericardite).

“Dodici casi si sono verificati dopo la dose 1, 7 casi dopo la dose 2 e la dose non è stata riportata per 8 casi. Quattro pazienti presentavano condizioni di comorbidità che potevano suggerire eziologie alternative per l’evento avverso.

“Durante questo periodo di analisi, il tasso di segnalazione di miopericardite in seguito alla somministrazione dei vaccini anti COVID-19 a mRNA è stato basso e stimato a 0,7 per milione di dosi di vaccino somministrate.

“Tuttavia, i limiti della sorveglianza passiva, come l’insufficiente segnalazione, la mancanza di un gruppo di controllo, i dati mancanti e incompleti, rendono difficile la valutazione del nesso di causalità.

“Pertanto, l’FDA non ha preso una decisione definitiva in merito alla causalità tra la miopericardite e i vaccini anti COVID-19 a mRNA”.

Tuttavia, fino al 23 febbraio 2021, il VAERS aveva effettivamente ricevuto 36 segnalazioni di miocardite, anche se in quel momento il database era notevolmente intasato.

Non è chiaro perché il CDC abbia fornito i dati di una ricerca del 23 febbraio 2021, mentre la richiesta del Ministero della Salute israeliano è stata presentata il 28 febbraio 2021. Non risulta che il ministero della Sanità israeliano abbia contattato il CDC in merito a questo problema prima del 28 febbraio 2021.

Sebbene le segnalazioni inviate al VAERS richiedano ulteriori indagini prima di poter confermare una relazione causale, è stato dimostrato che il sistema riporta solo l’1% degli effettivi eventi avversi da vaccino.

Gli studi hanno riscontrato ulteriori carenze nel sistema VAERS, tra cui segnalazioni cancellate o mancanti, l’inserimento ritardato delle segnalazioni e la “ricodifica di

termini del Medical Dictionary for Regulatory Activities (MedDRA, Dizionario medico per le attività regolatorie) da grave a lieve”.

Delle segnalazioni cancellate o mancanti, il 13% riguardava i decessi e il 63% rappresentava eventi avversi gravi.

I dati VAERS sono pubblicamente accessibili su Internet e presumibilmente erano già a disposizione del Ministero della Salute israeliano; non è quindi chiaro perché il CDC si sia basato su questi dati nella sua risposta a Israele.

Inoltre, entro il 10 marzo 2021, data presunta della risposta del CDC al Ministero della Salute israeliano, erano stati segnalati al VAERS altri 14 casi di miocardite, per un totale di 49 casi identificati nel database.

Dei 36 casi di miocardite segnalati al VAERS entro il 23 febbraio 2021, 25 riguardavano dei maschi, 21 il vaccino Moderna (15 maschi) e 15 il vaccino Pfizer-BioNTech (10 maschi).

Dei 49 casi registrati entro il 10 marzo 2021, 35 riguardavano dei maschi, 26 il vaccino Moderna (20 maschi) e 23 il vaccino Pfizer-BioNTech (15 maschi).

L’età media dei pazienti era di 33,6 anni e l’età mediana di 31,5 anni, con un’età media dei casi tra i maschi di 31,1 anni (mediana 28 anni) e un’età media delle femmine di 40,8 anni (mediana 36,5 anni), il che indicava una maggiore incidenza nei maschi più giovani.

Il numero medio di giorni prima dell’insorgenza e della diagnosi dopo la vaccinazione è stato di 5,4, con una mediana di 3 giorni.

Con centinaia di pagine di testo censurato, non è chiaro se ci siano altri documenti o dati che possano fornire ulteriori informazioni sulla risposta fornita dall’agenzia al Ministero della Salute israeliano.

Nella sua risposta del 24 febbraio, il CDC sostiene che i documenti censurati sono protetti dallo statuto, dalle leggi sulla riservatezza o sulla privacy.

In particolare, lo stesso giorno della richiesta del Ministero della Salute israeliano al CDC, Pfizer ha pubblicato un documento – rilasciato nell’ambito della pubblicazione dei “Documenti Pfizer” della FDA dello scorso anno – intitolato “Analisi cumulativa delle segnalazioni di eventi avversi post-autorizzazione di PF-07302048 (BNT162B2) ricevute fino al 28-feb-2021”.

BNT162B2 si riferisce al vaccino COVID-19 di Pfizer-BioNTech che ha ricevuto l’autorizzazione all’uso di emergenza dalla FDA.

Questo documento indicava che al 28 febbraio 2021 erano stati segnalati 25 casi di miocardite come parte di un elenco di “eventi avversi di particolare interesse” (AESI, acronimo di adverse events of special interest).

Questa cifra è stata ricavata da diversi database, tra cui la Brighton Collaboration (SPEAC), il protocollo ACCESS dell’UE, il CDC statunitense (elenco preliminare di AESI per la sorveglianza VAERS) e la Medicines and Healthcare Products Regulatory Agency del Regno Unito.

Diversi studi dimostrano che le iniezioni anti COVID comportano un aumento del rischio di miocardite

Diversi studi recenti hanno dimostrato un’aumentata prevalenza di miocardite in seguito alla vaccinazione anti COVID-19.

Vigilanza ritardata: Un commento sulla miocardite in associazione con le iniezioni anti COVID-19″, dei Dr. Karl Jablonowski e Dr. Brian Hooker,pubblicato il 17 ottobre 2022 sull’International Journal of Vaccine Theory, Practice, and Research, ha rilevato che due mesi dopo la distribuzione al pubblico del vaccino anti COVID-19, è apparso nel VAERS un segnale di sicurezza statisticamente significativo per la miocardite nei maschi di età compresa tra 8 e 21 anni.

Tuttavia, come riportato in precedenza da The Defender, anche se questo segnale di sicurezza era visibile già il 19 febbraio 2021, i funzionari del CDC hanno aspettato fino al 27 maggio 2021 prima di avvisare il pubblico.

A quel punto, oltre il 50% della popolazione statunitense eleggibile aveva ricevuto almeno un vaccino anti COVID-19 a mRNA e l’FDA ha esteso l’EUA del vaccino di Pfizer-BioNTech agli adolescenti dai 12 anni in su.

Un altro studio, pubblicato il 15 aprile 2022 da sette ricercatori israeliani, ha esaminato l’incidenza di miocardite e pericardite negli adulti precedentemente infettati con COVID-19, tra marzo 2020 e gennaio 2021.

Nonostante le argomentazioni secondo cui l’aumento delle diagnosi di miocardite potrebbe essere attribuito alle infezioni da COVID-19 invece che ai vaccini, lo studio “non ha osservato un aumento dell’incidenza né di pericardite né di miocardite nei pazienti adulti reduci da un’infezione da COVID-19”.

Al 3 marzo, erano stati registrati nel VAERS 16.641 casi di miocardite in seguito alla somministrazione di un vaccino o di un richiamo anti COVID-19, numero che sale a 16.660 se si includono le diagnosi di miocardite batterica, miocardite infettiva, miocardite micotica, miocardite post-infezione e miocardite settica.

Di questi ultimi, 10.701 casi (64,2%) erano stati registrati nei maschi.

Mentre l’età di oltre la metà dei pazienti in questi casi registrati era indicata come “sconosciuta”, nei casi in cui è stata registrata l’età, le diagnosi di miocardite hanno raggiunto il picco nella fascia di età compresa tra i 18 e i 29 anni, con un’alta prevalenza anche nelle fasce di età tra i 6 e i 17 anni e tra i 30 e i 39 anni.

Dei 2.778 casi registrati nel gruppo di età 18-29 anni, 2.211 riguardavano i maschi – a ulteriore dimostrazione del rischio particolarmente elevato di miocardite che corrono i giovani maschi dopo la vaccinazione anti COVID-19.

Sempre più governi si preoccupano della miocardite

Già nell’ottobre 2021, l’Agenzia svedese per la salute pubblica ha messo in pausa il vaccino anti COVID-19 Moderna per i nati dal 1991 in poi, “poiché i dati indicavano un aumento di miocarditi e pericarditi tra i giovani e i giovani adulti che erano stati vaccinati”, secondo quanto riportato da Reuters.

Più o meno nello stesso periodo, anche le autorità sanitarie finlandesi hanno messo in pausa il vaccino nei giovani.

Nel novembre 2022, la Svezia ha sospeso il vaccino Novavax anti COVID-19 per i minori di 30 anni, a causa di un aumento del rischio di miocardite e pericardite.

Come riportato da The Defender nel giugno 2022, Novavax ha ricevuto l’EUA dalla FDA nonostante “molteplici eventi di miocardite/pericardite” registrati durante gli studi clinici.

All’inizio di questa settimana, Yanagase Hirofumi, membro della Camera dei Consiglieri del Giappone, ha accusato il governo giapponese di aver nascosto le lesioni e i decessi causati dai vaccini anti COVID-19 a mRNA.

Hirofumi ha dichiarato alla Camera dei Consiglieri che nel sistema di tracciamento degli eventi avversi legati ai vaccini in Giappone sono stati registrati almeno 2.001 decessi in seguito alla vaccinazione anti COVID-19.

Tuttavia, nonostante “circa 260 casi in cui il medico curante ha riferito che probabilmente c’era un legame tra il vaccino e il decesso” e, citando il ministro della Salute giapponese, “52 casi in cui un patologo ha eseguito l’autopsia e ha riferito che c’era un legame tra il vaccino e il decesso”, il database indica che “solo in un caso è stata trovata una relazione causale tra il vaccino e il decesso”.

Hirofumi ha citato l’esempio di “un uomo di 30 anni” che “è morto tre giorni dopo aver ricevuto la seconda dose di vaccino. La miocardite ha causato il decesso”, aggiungendo che “a seguito dell’autopsia, i medici hanno concluso che c’era un legame tra il vaccino e la morte”.

In un’intervista rilasciata domenica, il ministro federale della Sanità tedesco Karl Lauterbach – già sostenitore di un obbligo vaccinale nazionale, che aveva dichiarato che i vaccini anti COVID-19 non avevano “alcun effetto collaterale” – ha ammesso la prevalenza di gravi eventi avversi e che i danni da vaccino vengono ignorati dalle autorità.