Let’s Declare a Pandemic Amnesty” (Dichiariamo un’amnistia pandemica), un saggio nella sezione “Idee” di questa settimana di The Atlantic, includeva questo sottotitolo: “Dobbiamo perdonarci l’un l’altro per quello che abbiamo fatto e detto quando non sapevamo niente della COVID”.

L’autrice dell’articolo, Emily Oster, che insegna economia alla Brown University, riflette sul tipo di errori che “noi” abbiamo commesso mentre “noi” non sapevamo niente sulla COVID-19, come l’uso di mascherine di stoffa all’aperto per prevenire il contagio e l’inutile chiusura delle scuole.

Sostiene inoltre che oggi sappiamo, a posteriori, che alcuni dei vaccini disponibili in questo Paese erano migliori di altri.

Oster offre la prova che le formulazioni di Pfizer e Moderna sono superiori a quelle di Johnson & Johnson (J&J) citando uno studio pubblicato a febbraio su Nature. Tuttavia, lo studio non confrontava i vaccini a mRNA con la formulazione J&J, né confrontava gli esiti clinici in coloro che avevano ricevuto i prodotti sperimentali, come lascia intendere l’autrice.

Perché allora Oster ha citato lo studio come prova della superiorità dei vaccini a mRNA? È stato forse perché l’articolo era intitolato “Anticorpi indotti dal vaccino a mRNA più efficaci dell’immunità naturale nel neutralizzare il virus SARS-CoV-2 e le sue varianti ad alta affinità”?

Forse si è limitata a digitare “i vaccini a mRNA sono migliori” nel browser e ha scelto qualcosa “di scientifico” tra i risultati della ricerca?

Questo tipo di debole controllo dei fatti è uno dei motivi per cui molti giornalisti mainstream e molte persone che hanno accolto acriticamente i loro articoli “non sapevano niente della COVID”. È anche il motivo per cui l’anemico sforzo dell’autrice di riconciliare gli innumerevoli errori all’interno della sua razionalizzazione ha attirato critiche immediate e rabbia.

Sì. Abbiamo bisogno di perdonarci l’un l’altro per andare avanti, ma questo sarà possibile solo se terremo pienamente conto degli errori commessi e capiremo perché tante persone li abbiano commessi.

Purtroppo Oster non è interessata a questo livello di indagine, come non lo sono i redattori di The Atlantic. Ciò che è accaduto negli ultimi due anni e mezzo è stato riprovevole e il tentativo di Oster di andare a fondo della questione sta alimentando le fiamme del furore di chi si è visto distruggere la vita da attacchi personali, rimozione dalle piattaforme social, sospensioni, demonetizzazione, demonizzazione e lesioni da vaccino debilitanti.

Oster scrive:

“Data l’entità dell’incertezza, sono state prese quasi tutte le posizioni possibili su ogni argomento. E su ogni argomento, alla fine è stato dimostrato che qualcuno aveva ragione e qualcun altro torto. In alcuni casi, le persone giuste avevano ragione per le ragioni sbagliate. In altri casi, avevano una comprensione preveggente delle informazioni disponibili.

“Le persone che avevano visto giusto, per qualsiasi motivo, potrebbero voler gongolare. Chi al contrario ha sbagliato, per qualsiasi motivo, può sentirsi sulla difensiva e ripiegare su una posizione che non corrisponde ai fatti. Tutto questo gongolare e voler difendersi continua ad assorbire molta energia sociale e a guidare delle guerre culturali, soprattutto su Internet. Queste discussioni sono accese, spiacevoli e, in ultima analisi, improduttive.

“Di fronte a tanta incertezza, il vederci giusto in qualcosa ha avuto una forte componente di fortuna. E, allo stesso modo, sbagliare qualcosa non è stata una mancanza morale. Trattare le scelte relative alla pandemia come un tabellone su cui alcuni hanno accumulato più punti di altri ci impedisce di andare avanti”.

Forse i lettori affezionati dell’Atlantic trovano accettabile questa spiegazione. Tuttavia, per quelli di noi che hanno immediatamente riconosciuto le misure di risposta alla pandemia come editti sbagliati, scatenanti la paura, senza precedenti e senza giustificazioni, questo tentativo di riconciliazione ha l’effetto contrario.

Il rapporto sulla sperimentazione del vaccino Pfizer dava indizi su una manipolazione dei dati, dimostrava un’incidenza inaccettabilmente alta di reazioni avverse gravi e utilizzava brevi finestre di osservazione per dimostrare una efficacia dubbia.

Queste conoscenze erano a disposizione di chiunque fosse disposto a fare il proprio lavoro, anche dei giornalisti che scrivono su argomenti scientifici.

Invece, Oster arriva ad descrivere i dissidenti come un mix di coloro che probabilmente hanno avuto ragione per le ragioni sbagliate, che avevano una “comprensione preveggente delle informazioni disponibili” o un “forte elemento di fortuna” dalla loro parte.

E questo sarebbe uno sforzo per aiutarci ad andare avanti? O si tratta invece di una lezioncina su come screditare un’ampia e crescente fetta della nostra popolazione che ha tentato di sottolineare l’inutilità degli editti governativi, la mancanza di test rigorosi sugli interventi terapeutici sperimentali e il beneficio salvavita di protocolli di trattamento precoce economici e sicuri?

Su una cosa ha ragione. Sbagliare le cose in un periodo di incertezza non è stata una “mancanza morale”. La mancanza morale si è verificata ogni volta che le persone nella sua stessa posizione di incertezza hanno attaccato senza pietà chiunque avesse azzeccato qualcosa – cosa che lei non menziona nelle sue riflessioni circospette sul crollo della razionalizzazione a cui abbiamo assistito negli ultimi 30 mesi.

Sì, dottoressa Oster, non si tratta di accumulare punti su un tabellone: si tratta della vita e dello stipendio di persone che sono stati distrutti da misure che la sua rivista ha scelto di sostenere senza alcuna prova o indagine.

Tuttavia, capisco perché siate riluttanti a tenere i conti. Ecco un piccolo campione delle centinaia di articoli relativi alla COVID-19 pubblicati da The Atlantic negli ultimi due anni:

I temi sono fin troppo comuni: i non vaccinati sono responsabili della continuazione della pandemia, le scuole dovrebbero rimanere chiuse, i vaccini sono benefici in gravidanza, c’è un’urgente necessità di vaccinare i bambini, rifiutare di indossare la mascherina è un segno di sfida e non di buon senso, solo perché anche le persone vaccinate si ammalano non significa che [i vaccini] non funzionino, solo il presidente Trump userebbe un antivirale provato contro un virus, ecc.

Diversamente da Oster, che vorrebbe pensare che gli enormi errori commessi siano scusabili alla luce delle scarse conoscenze disponibili, l’ematologo e professore di salute pubblica all’Università della California San Francisco, Vinay Prasad, riassume i problemi reali, le strutture e le pratiche che hanno portato a politiche inefficaci e deleterie negli ultimi due anni. Molti di queste questioni erano in gioco fin dall’inizio della pandemia e lo sono ancora oggi.

Prasad scrive sulla sua pagina Substack:

“La pandemia da COVID-19 ha portato all’attuazione di molte politiche sbagliate. Bisogna che i responsabili paghino, in modo che queste politiche non vengano attuate mai più. Vorrei elencare alcune soluzioni strutturali

  1. La persona che dirige il dipartimento che gestisce i finanziamenti dei National Institutes of Health (o di qualsiasi altro istituto) non dovrebbe stabilire le politiche federali. O decidi chi riceve i fondi, o stabilisci le politiche, non puoi fare entrambe le cose. È un doppio ruolo problematico. Nessuno ti critica per paura di essere punito tramite i finanziamenti.
  2. Con problemi scientifici inediti e risposte senza precedenti, è necessario organizzare una serie di dibattiti pubblici. Non ho firmato la dichiarazione di Great Barrington, ma oggi posso leggerla e sapere che nessuno era vicino alla verità sulle scuole più degli autori della dichiarazione. Allo stesso tempo gli autori sono stati demonizzati da Fauci e Collins, che li hanno definiti epidemiologi marginali. Non è stata una bella cosa. In tempi di crisi, abbiamo bisogno di grandi dibattiti nelle istituzioni accademiche. Non si dovrebbero mettere a tacere o censurare le persone. Bisogna incoraggiare il disaccordo, non soffocarlo.
  3. Il governo federale, e chiunque lavori per esso, non dovrebbe mai dire alle aziende di social media chi devono cacciare dalla piattaforma. È una cosa assolutamente inaccettabile.
  4. Le piattaforme di social media non dovrebbero mai cercare di regolare la discussione su questioni scientifiche. Non hanno le competenze interne per decidere cosa è verità o finzione. La censura è un’impresa folle.
  5. Se si adottano politiche a tappeto in risposta a una minaccia, tali politiche devono essere limitate nel tempo. Se non si generano prove entro un certo periodo di tempo, queste politiche devono terminare.
  6. Se volete sottoporre i bambini a restrizioni, dovete dimostrare in modo randomizzato che tali restrizioni migliorano i risultati per i bambini e non solo, altrimenti dovete essere privati dei vostri poteri.
  7. In rare circostanze, possiamo approvare farmaci o prodotti vaccinali sulla base di prove preliminari. Ma prima di istituire campagne di richiamo perenni, abbiamo bisogno di prove solide che esista un netto beneficio clinico.
  8. La Food and Drug Administration degli Stati Uniti (l’Agenzia federale per gli alimenti e i farmaci) deve essere gestita da esperti imparziali e non da burattini della Casa Bianca. Peter Marks dovrebbe dimettersi.
  9. Se lavorate per la FDA, il CDC o come zar COVID della Casa Bianca, dovreste essere banditi dal settore privato per un periodo di tempo di 5 anni. Non possiamo avere una politica delle porte girevoli.
  10. Rendere obbligatori dei vaccini o altri prodotti medici è una mossa ardita che non dovrebbe mai essere presa se questi prodotti non sono in grado di arrestare la trasmissione. Se non ci sono benefici per i terzi, gli obblighi sono ingiusti. Anche se ci sono dei vantaggi, bisogna fare attenzione a queste politiche.
  11. I produttori di vaccini non dovrebbero essere esentati da cause legali per eventi avversi ai vaccini. Anche le persone che impongono i vaccini dovrebbero essere perseguibili. In America, l’unica punizione avviene tramite il contenzioso. Se obblighi a fare un richiamo un uomo di 26 anni e gli viene una miocardite, questa persona dovrebbe essere in grado di distruggerti in tribunale.
  12. Il CDC deve dividersi in due gruppi di persone distinti. Persone che si occupano della raccolta dei dati, che raccolgono dati realmente accurati e in tempo reale e li rendono disponibili al pubblico in tempo reale, e persone che elaborano le politiche. I due gruppi non dovrebbero essere gli stessi. Il secondo gruppo non dovrebbe dirigere l’MMWR [Morbidity and Mortality Weekly Report]. Questo dovrebbe essere una rivista neutrale gestita da terzi.
  13. In tempi di crisi, agli accademici che partecipano al dialogo pubblico sulla risposta dovrebbe essere concesso un incarico di emergenza. Dobbiamo incoraggiare le persone ad avanzare argomentazioni coraggiose invece di scoraggiarle. Non abbiamo premiato i coraggiosi, abbiamo incoraggiato la vigliaccheria. Questo è inaccettabile.
  14. Tutti i lavoratori licenziati per non aver fatto il vaccino anti covid-19 dovrebbero essere riassunti e ricevere gli arretrati. Il licenziamento è stato un comportamento non etico e sbagliato.
  15. Le aziende giornalistiche non dovrebbero scegliere gli esperti da Twitter. Questa è una ricetta per mettere degli idioti in televisione. La Casa Bianca non dovrebbe a sua volta scegliere esperti dalla televisione, che sono stati messi in televisione grazie a Twitter.
  16. È necessario istituire una commissione indipendente che indaghi sulle origini del virus.
  17. Se sei il direttore di un’importante rivista scientifica, non puoi scrivere articoli di opinione apertamente di parte e/o twittare contenuti apertamente di parte.
  18. Chiunque abbia letto la letteratura scientifica sapeva che le mascherine di stoffa non erano raccomandate per l’uso comunitario perché i dati erano scarsi. E chiunque abbia detto il contrario ha mentito. In particolare quelle persone che enfatizzano eccessivamente i vantaggi. Se lavorano in posizioni di potere, dovrebbero essere licenziati per queste bugie al popolo americano”.

Oster, invece, non offre alcun suggerimento su come andare avanti al di là del dimentica e perdona. Possiamo quindi prevedere che, di fronte a future incertezze, lei e quelli come lei faranno esattamente quello che hanno fatto l’ultima volta: seguire la massa, non fare domande, attaccare chi le fa e chiedere perdono in seguito.

Di tutti i passi falsi compiuti dal giornalismo mainstream e da coloro che hanno seguito a ruota le loro narrazioni, il più grave rimane inesplorato nell’articolo di Oster. Forse possiamo scusare un’economista per la sua incapacità di interpretare uno studio sull’immunogenicità dei vaccini a mRNA, o anche il direttore di The Atlantic per aver pubblicato le sue conclusioni in modo incauto.

Però, se Oster ammette che c’era così tanta incertezza all’inizio della pandemia, perché The Atlantic ha criticato con tanto accanimento coloro che dissentivano?

Ecco alcuni articoli pubblicati su The Atlantic nella primavera del 2020, quando pare che navigassero nel buio:

Usare espressioni peggiorative come “teoria del complotto” o “disinformazione” per denigrare i punti di vista opposti e chi li sostiene richiede un grado di certezza molto elevato della propria posizione.

Come può allora Oster usare l’incertezza per giustificare cose che sono state dette e fatte quando lei e altri non sapevano niente?

A dire il vero, Oster non è responsabile di tutti i passi falsi e dei contenuti distorti offerti da The Atlantic. Tuttavia lei, come molti altri, dovrebbe farsi un esame di coscienza sul perché ha accettato questo tipo di articoli d’opinione polarizzanti come fossero il vangelo e ha trattato gli scettici come eretici o, per lo meno, ha tacitamente approvato la caccia alle streghe non facendo e non dicendo nulla.

In questo Paese ci affidiamo esclusivamente a una stampa libera e indipendente per informare la popolazione, soprattutto nei momenti di incertezza. Se all’epoca si sapeva così poco, perché The Atlantic non ha riconosciuto questo fatto e non ha presentato più di una posizione?

Gli individui si collocano in un ampio spettro. Alcuni sono inclini a saltare prematuramente alle conclusioni, altri rimangono ostinatamente fermi sulle loro posizioni nonostante le enormi prove del contrario. Ci aspettiamo di più da chi gestisce una piattaforma.

Dipendiamo dalle organizzazioni dei media e dai giornalisti che lavorano per loro per la diffusione dei fatti in modo accurato, soprattutto quando ne esistono solo pochi. In questo senso, in tempi di incertezza ci si affida a loro più per indicare ciò che non si può conoscere che ciò che si può conoscere.

L’unica giustificazione possibile per questo commentario implacabile e unilaterale che ha difeso delle misure insensate, ha diviso comunità e famiglie e ha causato danni inestimabili ai bambini è che sia stato fatto, come dice Oster, “sul serio per il bene della società”.

Ma non è questo il ruolo della stampa indipendente. Ogni elemento di una società libera ha un ruolo da svolgere per il bene comune. Gli scienziati che sono qualificati per commentare argomenti complessi dovrebbero essere liberi di esprimere le loro opinioni. Le nostre agenzie di salute pubblica sono tenute a elaborare politiche sensate e a difenderle apertamente da chi le critica.

Pubblicazioni come The Atlantic, che danno forma al discorso pubblico, sono fondamentali per garantire che tutti i punti di vista vengano esaminati in base ai loro meriti, in modo che possano essere discussi e criticati in modo equo, soprattutto quelli che sono critici nei confronti dell’eccesso di potere governativo.

Hanno fallito, e hanno fallito enormemente. E finora ci hanno dato pochi motivi per dubitare del fatto che falliranno di nuovo.

La pandemia ci ha insegnato molte lezioni, ma la più importante è che ora conosciamo la vera natura di pubblicazioni mediatiche altamente influenti come The Atlantic. Sono il braccio forte delle nostre autorità quando si tratta di esercitarne il potere e il loro inviato diplomatico quando si tratta di chiedere perdono.

No, non stiamo gongolando. Ma stiamo tenendo il conto.