Non ve lo siete immaginato: i polli americani sono davvero giganteschi.

Negli anni ’20, un pollo medio pesava 2,5 libbre [1,135 kg] e impiegava 12 settimane per raggiungere quel peso, secondo un rapporto di Bloomberg del 2021.

I polli di oggi pesano più di 6 libbre [2,724 kg] e raggiungono questo peso in sole sette settimane.

Il National Chicken Council (NCC, Consiglio nazionale per il pollame) dà il merito dell’esplosione della crescita alle migliori tecniche di allevamento, a un’alimentazione e mangimi più sani, a una “regolare sorveglianza veterinaria e all’uso di vaccini per prevenire le malattie”.

L’NCC assicura inoltre ai consumatori che ormoni, steroidi e ingegneria genetica non hanno nulla a che fare con i polli fuori taglia prodotti negli allevamenti industriali di pollame.

Antibiotici? Questa è un’altra storia, secondo l’NCC, che li definisce “solo uno dei tanti strumenti che gli allevatori utilizzano per mantenere in salute il loro pollame, al fine di contribuire a un approvvigionamento alimentare sicuro e sano”.

“Proprio come le persone, gli animali a volte si ammalano e il trattamento delle malattie fa parte delle responsabilità della cura degli animali”, si legge sul sito web dell’NCC.

Le dichiarazioni dell’NCC implicano che l’uso di antibiotici negli allevamenti industriali di polli sia un evento raro, limitato ai casi in cui un animale “a volte si ammala”.

Ma questo è fuorviante: l’uso di antibiotici è parte integrante dell’allevamento industriale di polli e dell’allevamento industriale in generale.

Secondo la Humane League, gli attuali allevamenti intensivi di polli utilizzano gli antibiotici per prevenire le infezioni in condizioni di affollamento e per aumentare il peso degli uccelli senza dover utilizzare più mangime.

Un’inchiesta della Reuters del 2014 ha scoperto che, dopo che la Food & Drug Administration (FDA, Agenzia federale degli alimenti e dei farmaci) statunitense ha emanato una guida che limita l’uso degli antibiotici, Tyson Foods, Pilgrim’s Pride, Perdue Farms, George’s e Koch Foods ne facevano uso “in modo più pervasivo di quanto percepito dalle autorità di regolamentazione”.

I registri del mangimificio Pilgrim’s Pride hanno mostrato che gli antibiotici bacitracina e monensina sono stati aggiunti “a ogni razione somministrata a un gruppo di polli cresciuto all’inizio di quest’anno”, ha riportato la Reuters.

Anche Koch Foods, fornitore dei ristoranti Kentucky Fried Chicken, è stato colto a usare antibiotici di routine – e a negarlo sul sito web dell’azienda.

Quanto dipendono gli “allevatori” dagli antibiotici per i loro profitti?

Senza antibiotici, sarebbero necessarie 175.550 tonnellate di mangime in più per l’allevamento dei tacchini statunitensi, ha dichiarato Michael Rybolt della National Turkey Federation quando la FDA ha cercato di limitarne l’uso nel 2008. “Se non usassimo gli antimicrobici… avremmo una diminuzione dell’efficienza alimentare e quindi una diminuzione dell’utilizzo dei nutrienti”.

In che modo gli antibiotici, detti anche antimicrobici, aumentano il peso utilizzando la stessa quantità di mangime e aiutano gli operatori a guadagnare di più?

Un articolo pubblicato sulla rivista Gut Microbes suggerisce che gli antibiotici causano “una maggiore raccolta di energia dalla dieta, a causa di un’alterazione della composizione microbica“, e possono anche influenzare la “regolazione energetica dell’ospite” e il sistema immunitario.

I ricercatori ipotizzano che gli antibiotici possano causare un simile aumento di peso nell’uomo, dato che l’esposizione a bassi livelli è diventata così comune.

Secondo Maryn McKenna, autrice di “Big Chicken“, nel 1948 Thomas Jukes dei Lederle Laboratories (acquisiti da Wyeth e successivamente da Pfizer) scoprì la funzione di crescita degli antibiotici nel pollo.

Gli antibiotici avevano una parte così importante agli inizi dell’allevamento intensivo, che i volatili ne venivano impregnati perché avessero una pellicola protettiva in un processo chiamato acronizzazione, ha detto McKenna. Alcuni dei lavoratori che eseguivano l’acronizzazione, le cui mani erano in costante contatto con i farmaci, hanno contratto infezioni da stafilococco.

Il vostro pollo assomiglia agli spaghetti?

I polli di quasi 3 kg, a crescita rapida possono essere una manna per i loro produttori, ma sollevano questioni di salute, sicurezza ed etica.

Ad esempio, l’allevamento intensivo dei polli produce malattie chiamate miopatie che colpiscono i muscoli dei volatili, secondo una ricerca pubblicata su Poultry Science.

Queste miopatie comprendono la “carne a spaghetti”, il “petto legnoso” e la “striscia bianca” (WS), condizioni poco appetitose che colpiscono i muscoli del petto e che sono “caratterizzate da una perdita di miofibre e da un aumento del tessuto fibroso”, scrivono i ricercatori.

I filetti di pollo con carne simile a spaghetti, esaminati dai ricercatori di Poultry Science, sono risultati “morbidi e friabili alla palpazione e mostravano una separazione dei fasci di miofibre che interessano principalmente l’area craniale del muscolo del petto, a partire dallo strato superficiale”.

Secondo i ricercatori:

“I filetti di petto legnoso (WB) [woody breast] avevano una consistenza più dura, erano spesso pallidi e talvolta presentavano emorragie petecchiali ed edema in superficie. Le aree di consistenza più dura possono essere localizzate e/o diffuse. Occasionalmente, i filetti con WB grave si presentavano con aree multifocali di spessore aumentato (rigonfiamento) nell’area craniale o caudale.

“I petti affetti da WS presentavano linee bianche parallele alle miofibre, che interessavano più frequentemente l’area craniale del filetto e raramente si estendevano all’area caudale”.

Nel 2019, il gruppo animalista Animal Equality ha segnalato le condizioni che i consumatori potrebbero non aver associato alla crescita rapida, condizioni che creano problemi di immagine ai produttori di polli quando i consumatori le incontrano o ne leggono negli articoli di Bloomberg e Vice.

L’NCC riconosce il “petto legnoso”, ma lo considera un problema che riguarda una “piccola percentuale” di uccelli e non crea “problemi di salute o di sicurezza alimentare” per gli esseri umani.

Inoltre, l’NCC respinge anche il suggerimento dei ricercatori di Poultry Science che queste condizioni siano legate agli allevamenti intensivi, affermando sul suo sito web che “le cause del “petto legnoso” non sono al momento note”.

Sul fronte della salute umana, secondo alcuni rapporti, i mega-polli a crescita rapida non sono così nutrienti come i loro predecessori.

Secondo l’esperto di salute naturale Dr. Joseph Mercola, oggi bisognerebbe mangiare sei polli CAFO [concentrated animal feeding operation, ovvero allevati con operazione di alimentazione animale concentrata] per ottenere la stessa quantità di grassi omega-3 che si trovava in un singolo pollo allevato negli anni ’70”.

Si ritiene che i grassi Omega 3 siano in grado di ridurre i trigliceridi nocivi, di rallentare lo sviluppo delle placche nelle arterie e di fornire altri benefici per la salute.

Più grande non significa migliore per i polli o per gli esseri umani

La crescita rapida non è migliore per la salute dei polli di quanto non lo sia per la salute umana: per cominciare, questi polli sono a rischio di “sindrome della morte improvvisa”, secondo il Merck Veterinary Manual.

Chiamata anche “malattia del capovolgimento“, questa patologia provoca la morte di uccelli “privi di lesioni grossolane specifiche” a causa di una “breve convulsione terminale con battito d’ali”, si legge nel manuale.

“Il moderno pollo da macello, che è stato selezionato per il tasso di crescita e l’efficienza di conversione del mangime, ha una predisposizione alle aritmie cardiache”, si legge nel manuale. “L’incidenza può essere minimizzata rallentando il tasso di crescita dei polli da macello”.

Uno studio condotto su 7.500 polli presso l’Università di Guelph in Ontario, Canada, citato da The Counter nel 2020, “ha scoperto che gli uccelli a crescita rapida presentavano tassi più elevati di “lesioni alle zampe”” rispetto a quelli a crescita più lenta e “concentrazioni più elevate di sostanze biochimiche associate a danni muscolari, cuori più pesanti e polmoni più leggeri. Questi indicatori suggeriscono muscoli tesi e potenziali problemi agli organi”.

Commentando lo studio, Leah Garcés, presidente di Mercy for Animals, ha affermato che la crescita rapida genera “dolore e sofferenza”.

Piuttosto che negare quanto siano cresciuti i polli contemporanei e quanto velocemente stiano crescendo negli allevamenti intensivi, la NCC gioca la carta ecologista.

L’NCC afferma che:

“La maggior parte dei polli oggi disponibili nei negozi proviene da allevamenti che raggiungono il peso di mercato in media in 48 giorni, utilizzando meno risorse naturali e quindi in modo più sostenibile. Rispetto a 25 anni fa, per crescere i polli di oggi richiedono il 7% in meno di mangime per chilo di peso. Considerando che il nostro allevamento nazionale di polli da carne consuma circa 57 milioni di tonnellate di mangime all’anno, si tratta di un forte risparmio di risorse”.

D’altra parte, secondo l’NCC, “i polli a crescita più lenta richiedono più mangime, carburante, acqua e terra per ogni chilo di carne per sostenerne la crescita”.

Il Consiglio gioca anche la “carta dell’umanità”, sostenendo che “i problemi alle zampe, dovuti al peso crescente dei moderni polli da carne, sono molto meno diffusi rispetto a 20 anni fa, perché gli agricoltori e gli allevatori hanno iniziato a selezionarli in base alla resistenza delle zampe e alla salute scheletrica generale”.

La Humane Society, tuttavia, non è d’accordo. “Negli ultimi giorni di vita, circa un terzo dei polli da carne soffre di problemi alle zampe così gravi da non riuscire a camminare”.

Secondo il sito web del gruppo, i dipendenti “si aggirano negli edifici per raccogliere gli uccelli morti e spezzare il collo di quelli zoppi. I sopravvissuti sono accalcati sul pavimento, intrappolati dai loro stessi corpi. Non potendo sfuggire al dolore, giacciono in una lettiera cosparsa dei loro stessi escrementi. L’ammoniaca gli brucia il petto e spesso gli provoca vesciche sulla pelle e sulle zampe”.

Le due immagini del moderno allevamento di polli non potrebbero essere più lontane tra loro.

Il Consiglio difende inoltre l’idea che i polli giganti a crescita rapida siano un miglioramento economico: sono “vantaggiosi per i consumatori perché richiedono meno “risorse” e quindi sono più economici rispetto ai polli a crescita lenta, che sono “tipicamente 3 volte più costosi delle loro controparti”.

La disponibilità di tanta carne di pollo a crescita rapida ha fatto del pollo la carne più consumata negli Stati Uniti – e una delle più economiche.

Ma se la carne è affetta da miopatie, ha un valore nutrizionale inferiore e gli uccelli soffrono molto, chi ne trae vantaggio?