Il Manitoba, con una popolazione di 1,4 milioni di abitanti, è stata la prima provincia canadese la cui agenzia per la salute pubblica ha riportato dati che dimostrano che le persone completamente vaccinate (senza richiamo) per la COVID-19 hanno un rischio più elevato di morire a causa della COVID-19 rispetto ai non vaccinati.
I dati standardizzati per età risalgono al maggio 2022, ma sono apparsi per l’ultima volta nel rapporto del Manitoba del 3 agosto:
Come indica la figura qui sopra, per il mese di maggio, la Manitoba Public Health ha riportato un aumento del 40% del rischio di morte associato alla COVID-19 nei soggetti “completamente vaccinati” rispetto a quelli non vaccinati.
Il rischio di morte per chi aveva ricevuto il richiamo era lo stesso degli individui non vaccinati.
Anche se vecchi di tre mesi, i dati di maggio sono, al momento in cui scriviamo, gli ultimi riportati dalla provincia canadese.
Rischio tendenziale di esiti gravi in Manitoba in base allo stato vaccinale
I dati di maggio sugli esiti gravi in base allo stato vaccinale fanno parte di una tendenza mensile che suggerisce una riduzione dell’efficacia del vaccino nel tempo.
Alla fine di dicembre 2021, il 74,7% dei cittadini di Manitoba era vaccinato per la COVID-19 e il 18,7% non era vaccinato, secondo il rapporto settimanale della Manitoba Public Health del 19-25 dicembre 2021.
All’epoca, il Manitoba non riportava gli esiti della COVID-19 grave in base allo stato vaccinale.
Il 12 gennaio 2022, Global News ha riferito che tra il 22 novembre 2021 e il 2 gennaio 2022, gli individui vaccinati che avevano fatto il richiamo (barra viola) avevano 63 volte meno probabilità di morire di COVID-19 rispetto agli individui non vaccinati (barra rossa):
Chi aveva fatto il richiamo aveva anche 26 volte meno probabilità di essere ricoverato in ospedale:
Inoltre, i soggetti che avevano fatto il richiamo avevano 139 volte meno probabilità di essere ricoverati in terapia intensiva (ICU) rispetto ai soggetti non vaccinati:
I rapporti settimanali della Manitoba Public Health non riportavano questi dati all’epoca.
Il Manitoba ha riportato per la prima volta gli esiti gravi in base allo stato vaccinale nel marzo 2022, aggiornando poi i numeri ogni mese per i tre mesi successivi.
In questi rapporti, il rischio di un esito grave era standardizzato per età e riportato per 100.000 giorni-persona.
La standardizzazione per età, detta anche aggiustamento per età, è una procedura statistica che consente di confrontare gruppi con strutture di età diverse. Viene utilizzato perché i rischi di morte e di esiti gravi sono diversi a seconda dell’età della persona.
Per quanto riguarda la COVID-19, ad esempio, è noto che gli adulti più anziani sono a maggior rischio di ospedalizzazione e di decesso. Se gli adulti più anziani sono più propensi a scegliere la vaccinazione e le dosi di richiamo, ne consegue che i gruppi vaccinati e con richiamo avranno una proporzione maggiore di anziani, che sono a più alto rischio di esiti gravi, rispetto al gruppo non vaccinato.
Senza la standardizzazione per età, le statistiche non mostrerebbero l’impatto della vaccinazione indipendentemente dall’età.
Ecco i primi dati comparativi della Manitoba Public Health sugli esiti gravi della COVID-19 standardizzati per età:
Sebbene ci siano state quasi 5 settimane su 16 che si sono sovrapposte alla finestra temporale su cui ha riferito Global News, l’efficacia del vaccino contro gli esiti gravi è in qualche modo crollata.
Nel rapporto successivo, relativo al solo mese di marzo, l’efficacia del vaccino è diminuita ulteriormente (si noti il rischio 3 volte maggiore di ricovero in terapia intensiva nei parzialmente vaccinati):
E nel rapporto successivo, l’efficacia del vaccino è scesa ancora di più:
La Manitoba Public Health, senza spiegazioni, ha smesso di riportare il tasso di esiti gravi nei “parzialmente vaccinati”.
Infine, il rapporto più recente ci ha mostrato i risultati del maggio 2022:
Per il mese di maggio, la Figura 6 (sopra) mostra che gli individui non vaccinati erano il 40% in meno a rischio di morte associata alla COVID-19 rispetto agli individui completamente vaccinati, e il loro rischio era lo stesso degli individui che avevano fatto il richiamo.
Le persone non vaccinate avevano anche il 30% in meno di probabilità di dover essere ricoverate in ospedale rispetto alle persone vaccinate e il 10% in più di probabilità di essere ricoverate rispetto alle persone che avevano fatto il richiamo.
Le persone non vaccinate avevano maggiori probabilità di dover essere ricoverate in terapia intensiva: il 20% in più rispetto alle persone completamente vaccinate e l’80% in più rispetto alle persone che avevano fatto il richiamo.
Il Manitoba non ha emesso rapporti su questi risultati per il mese di giugno e per tutti gli altri periodi successivi.
L’ultimo rapporto del Manitoba, datato 11 agosto, annunciava:
“Gli aggiornamenti mensili sugli esiti gravi dopo la vaccinazione sono stati interrotti a partire dalla 31a settimana [31 luglio-6 agosto]. Manitoba Health continuerà a monitorare l’efficacia del vaccino anti COVID-19 e a riferire periodicamente quando i dati lo permetteranno”.
Al momento in cui scriviamo, la Manitoba Public Heath non ha risposto alla richiesta di spiegare perché abbia smesso di riportare questi dati.
Nonostante i dati più recenti mostrino un aumento del rischio di morte e di ospedalizzazione nei soggetti vaccinati e nessun beneficio in termini di sopravvivenza nei soggetti che hanno fatto il richiamo, gli autori riassumono paradossalmente:
“I vaccini anti COVID-19 continuano a fornire un’importante protezione contro la malattia grave in seguito a infezioni dovute a tutte le varianti di interesse (VOC) della COVID-19.”
Le agenzie sanitarie pubbliche smettono di riportare dati scomodi
Sebbene il giornalista indipendente Alex Berenson abbia portato l’attenzione su questi dati ufficiali, i media principali non hanno riportato alcuna notizia su questa inquietante tendenza nel Manitoba.
Né i media hanno riferito perché il Manitoba abbia improvvisamente smesso di rilasciare questi dati. Questo sembra far parte di una tendenza più ampia che vede le agenzie pubbliche terminare la segnalazione degli esiti della COVID-19 grave in base allo stato vaccinale.
Ad esempio, la provincia canadese della British Columbia (BC), come il Manitoba, per un certo periodo ha prodotto rapporti settimanali che includevano dati stratificati per età sugli esiti della COVID-19 grave in base allo stato vaccinale.
Ma alla fine di luglio, il BC Centre for Disease Control (Centro della BC per il controllo delle malattie) ha dichiarato sul suo sito web: “A partire dal 28 luglio, le tabelle Outcomes by Vax e Vax Donut sono state ritirate”.
L’emittente canadese CTV News Vancouver ha chiesto spiegazioni al Ministero della Salute della BC. Una risposta via e-mail da parte di un portavoce del ministero recitava in parte:
“Poiché la maggior parte della popolazione è stata vaccinata con almeno due dosi di vaccino e molti altri sono stati infettati dal virus della COVID-19, i dati sono diventati difficili da interpretare”.
Anche l’Ontario, vicino al Manitoba, in precedenza riportava settimanalmente gli esiti della COVID-19 grave in base allo stato vaccinale.
Tuttavia, il sito web “Dati sul vaccino anti COVID-19 in Ontario” ora afferma che i dati relativi ai ricoveri per stato vaccinale e ai casi per stato vaccinale non saranno più pubblicati a partire dal 30 giugno e che i tassi di casi per stato vaccinale e per gruppo di età non saranno più pubblicati a partire dal 13 luglio.
L’Ontario continua a riportare i decessi in base allo stato vaccinale, ma come dati grezzi in un file CSV che può essere scaricato e che richiede alla persona che lo scarica di generare il grafico.
La Scozia non comunica più i dati a causa del “crescente rischio di interpretazioni errate dovute a complessità crescenti”.
La Scozia rilascia rapporti settimanali ed era solita riportare gli esiti della COVID-19 grave in base allo stato vaccinale.
Nel rapporto settimanale pubblicato il 2 marzo, Public Health Scotland (PHS, Sanità pubblica Scozia) ha annunciato che gli esiti gravi in base allo stato vaccinale “non saranno più riportati su base settimanale a partire dal 16 febbraio 2022”.
I funzionari hanno detto:
“A causa del rischio crescente di interpretazioni errate dovute alla crescente complessità della pandemia COVID-19 entrata ormai nel suo secondo anno (come descritto di seguito), PHS ha preso la decisione di non riportare più i casi di COVID-19, i ricoveri e i decessi per stato vaccinale su base settimanale.”
Se esaminiamo gli ultimi dati comparativi pubblicati in Scozia, vediamo che i non vaccinati hanno goduto di una protezione significativa dall’infezione rispetto ai vaccinati:
La tabella sopra mostra che il tasso di casi standardizzato per età era in crescita nei soggetti completamente vaccinati e nei soggetti che avevano fatto il richiamo rispetto ai non vaccinati.
In altre parole, l’efficacia del vaccino era negativa e diventava sempre più negativa con il passare del tempo.
Per quanto riguarda gli esiti gravi, come l’ospedalizzazione, i completamente vaccinati avevano un rischio maggiore dei non vaccinati ogni settimana e si avvicinavano quasi al doppio rispetto ai non vaccinati alla fine del periodo di riferimento:
PHS ha evidenziato in verde il vantaggio dei vaccinati con richiamo rispetto ai non vaccinati. Era questo l’intento? O era per distrarci da ciò che stava accadendo nei completamente vaccinati?
Infine, per quanto riguarda la mortalità da COVID-19, ancora una volta i completamente vaccinati avevano un rischio maggiore di morire:
Gli scozzesi vaccinati con richiamo sono rimasti a minor rischio di morte rispetto ai non vaccinati, come evidenziato in verde.
Tuttavia, l’ultima volta che la Scozia ha riportato questi numeri, i completamente vaccinati andavano peggio proprio nel contesto della malattia da cui il vaccino avrebbe dovuto proteggerli.
Il Regno Unito smette di pubblicare i dati perché . . . niente più test COVID gratuiti?
I rapporti settimanali dell’Agenzia per la sicurezza sanitaria del Regno Unito includevano anche una sezione chiamata “Stato di vaccinazione nei casi, nei decessi e nei ricoveri”.
Tuttavia, nel rapporto della Settimana 14, pubblicato il 7 aprile, l’agenzia annunciava che “non vengono più pubblicati i dati sullo stato di vaccinazione per i casi di COVID-19 e sui decessi e ricoveri con COVID-19”.
Nella sezione pertinente del rapporto, si legge:
“A partire dal 1° aprile 2022, il governo britannico ha posto fine alla fornitura di test COVID-19 universali e gratuiti per la popolazione inglese, come stabilito nel piano per la convivenza con la COVID-19“.
“Tali cambiamenti nelle politiche sulle analisi influiscono sulla capacità di monitorare in modo robusto i casi di COVID-19 in base allo stato vaccinale; pertanto, a partire dal rapporto della 14a settimana, questa sezione del rapporto non sarà più pubblicata”.
“Per un ulteriore contesto e per i dati precedenti, si prega consultare i precedenti rapporti della sorveglianza vaccinale e il nostro blog“.
L’agenzia non ha fornito spiegazioni sul motivo per cui l’interruzione dei test COVID-19 gratuiti influirebbe sulla segnalazione dei ricoveri e dei decessi associati alla COVID-19.
Il rapporto della settimana precedente, pubblicato il 31 marzo, riportava ancora i dati nella “Tabella 14. Tassi non aggiustati di infezioni da COVID-19, ospedalizzazione e morte nelle popolazioni vaccinate e non vaccinate”.
Ma, diversamente dalle province canadesi, i dati non includevano gli individui completamente vaccinati, ma solo quelli che avevano ricevuto un richiamo.
Tuttavia, i dati raccontano sempre una storia deludente sull’efficacia del vaccino. Ecco gli ultimi dati riportati dal Regno Unito che mettono a confronto la popolazione non vaccinata con quella con booster:
La tabella è stratificata per fasce d’età e tre dosi sembravano avere un impatto minimo sul tasso di mortalità, già molto basso, delle persone di età inferiore ai 50 anni, mentre i decessi delle persone di età superiore agli 80 anni erano dimezzati nel gruppo con booster.
L’aspetto più rilevante è che in ogni fascia d’età il rischio di contrarre la COVID-19 era da 3 a 5 volte più alto negli individui vaccinati con richiamo rispetto ai non vaccinati. Data la scarsa protezione fornita dalla sola vaccinazione completa, possiamo ipotizzare che i vaccinati completi siano andati anche peggio.
Gli Stati Uniti
I Centers for Disease Control and Prevention (CDC, Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) riportano sì i decessi in base allo stato di vaccinazione, ma non includono i soggetti che hanno fatto il richiamo.
Inoltre, i dati risalgono a quasi tre mesi fa, nonostante le assicurazioni che questi numeri vengono aggiornati mensilmente. I decessi nella categoria degli under 18 sono troppo pochi per essere riportati.
I dati del CDC indicano che a maggio 2022, nella fascia di età compresa tra i 30 e i 49 anni, bisognava vaccinare circa 1 milione di persone per prevenire un solo decesso da COVID-19 alla settimana.
Questo numero sale a quasi 3 milioni per gli adulti tra i 18 e i 29 anni.
Quando, se mai, il CDC riprenderà a riferire sulle morti da COVID-19? E perché il CDC ha smesso di confrontare le ospedalizzazioni dei non vaccinati con quelle di coloro che avevano completato la serie primaria (senza richiamo) nel novembre 2021?
Come nel Regno Unito, i confronti sono effettuati solo con chi ha fatto il richiamo.
A differenza delle province canadesi, della Scozia e del Regno Unito, il CDC non ha ancora fatto un annuncio formale sulla cessazione della segnalazione degli esiti della COVID-19 tra vaccinati e non vaccinati.
Invece, l’agenzia sembra aver tacitamente ammesso che i vaccini disponibili sono essenzialmente inefficaci, emanando linee guida “semplificate” che non fanno differenza per stato vaccinale a partire dall’11 agosto.
Sebbene il CDC segnali la possibilità di allentare le restrizioni per i non vaccinati, non dimentichiamo che gli “ultimi dati” provenienti da Manitoba, Regno Unito e Scozia indicavano che gli esiti della COVID-19 erano peggiori nei soggetti completamente vaccinati e che la tendenza era in calo prima della misteriosa e concomitante decisione di diverse agenzie di salute pubblica di porre fine al rilascio di tali dati.
Alcuni degli “ultimi dati” sono stati riportati più di sei mesi fa. Come stanno ora i vaccinati?