Nota dell’editore: questa è la prima parte di una serie di due parti sull’iniziativa One Health. La prima parte introduce il concetto di One Health (Una [sola] salute), esamina chi lo promuove e traccia i collegamenti tra One Health e la narrazione della pandemia di COVID-19 degli ultimi tre anni.

Negli ultimi anni, il concetto di “One Health” ha guadagnato terreno tra i responsabili delle politiche di salute pubblica, ma rimangono ancora delle domande su cosa significhi veramente One Health, su chi ci sia dietro e se quella che era nata come un’idea valida non sia stata poi dirottata da individui o gruppi che la vedono come un mezzo per espandere il proprio potere.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definisce One Health come “un approccio integrato e unificante che mira a bilanciare e ottimizzare in modo sostenibile la salute di persone, animali ed ecosistemi”, in quanto “strettamente collegati e interdipendenti”.

A prima vista, questo approccio sembrerebbe nobile e ragionevole. Ma alcuni scienziati ed esperti medici hanno dichiarato a The Defender di essere preoccupati per la vaghezza degli obiettivi del concetto e per le motivazioni di coloro che sono coinvolti nello sviluppo e nell’applicazione globale del concetto, tra cui l’OMS, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) e la Banca Mondiale.

Alcuni esperti hanno anche messo in dubbio i legami che molte figure chiave dell’iniziativa One Health hanno con entità coinvolte nella controversa ricerca gain-of-function (o guadagno di funzione) a Wuhan, in Cina.

Definizione di “One Health”

L’OMS sostiene che, collegando gli esseri umani, gli animali e l’ambiente, l’approccio di One Health può “aiutare ad affrontare l’intero spettro del controllo delle malattie – dalla prevenzione alla rilevazione, alla preparazione, alla risposta e alla gestione – e contribuire alla sicurezza sanitaria globale”.

Secondo l’OMS:

“Sebbene la salute, il cibo, l’acqua, l’energia e l’ambiente siano tutti argomenti più ampi con problematiche settoriali specifiche, la collaborazione tra settori e discipline contribuisce a proteggere la salute, ad affrontare le sfide sanitarie come l’emergere di malattie infettive, la resistenza antimicrobica e la sicurezza alimentare e a promuovere la salute e l’integrità dei nostri ecosistemi.

“L’approccio può essere applicato a livello comunitario, subnazionale, nazionale, regionale e globale e si basa su una governance condivisa ed efficace, sulla comunicazione, sulla collaborazione e sul coordinamento. La presenza dell’approccio One Health facilita la comprensione dei co-benefici, dei rischi, dei compromessi e delle opportunità per promuovere soluzioni eque ed olistiche”.

Tuttavia, secondo il giornalista e ricercatore indipendente James Roguski, una definizione di One Health compare anche a pagina 952 del National Defense Appropriations Act for Fiscal Year 2023, (Legge sulle appropriazioni della Difesa nazionale per l’anno fiscale 2023) approvato di recente, che recita:

“Il termine “approccio One Health” indica l’approccio collaborativo, multisettoriale e transdisciplinare al raggiungimento di risultati ottimali per la salute in modo da riconoscere l’interconnessione tra le persone, gli animali, le piante e il loro ambiente comune”.

E una “scheda informativa” dell’OMS su One Health, pubblicata il 3 ottobre 2022, sostiene che “la salute degli esseri umani, degli animali e degli ecosistemi è strettamente interconnessa. I cambiamenti in queste relazioni possono aumentare il rischio di sviluppo e diffusione di nuove malattie umane e animali”.

La scheda informativa afferma che “il 60% delle malattie infettive emergenti segnalate a livello globale proviene da animali, sia selvatici che domestici” e “negli ultimi 3 decenni sono stati individuati oltre 30 nuovi agenti patogeni per l’uomo, il 75% dei quali ha avuto origine negli animali”.

“Le attività umane e gli ecosistemi sotto pressione hanno creato nuove opportunità per l’emergenza e la diffusione di malattie”, osserva l’OMS.

Quali sono questi “fattori di stress”, secondo l’OMS? Tra questi, “il commercio di animali, l’agricoltura, l’allevamento, l’urbanizzazione, le industrie estrattive, i cambiamenti climatici, la frammentazione degli habitat e l’invasione delle aree selvatiche”.

L’OMS sostiene che la COVID-19 sia emersa in questo modo, piuttosto che come parte di una fuoriuscita da un laboratorio:

“Per esempio, il modo in cui viene utilizzato il terreno può avere un impatto sul numero di casi di malaria. I modelli meteorologici e i controlli idrici costruiti dall’uomo possono influenzare malattie come la dengue. Il commercio di animali selvatici vivi può aumentare la probabilità di trasmissione di malattie infettive all’uomo (il cosiddetto salto di specie).

“La pandemia di COVID-19 ha messo in luce la necessità di un quadro globale per una migliore sorveglianza e di un sistema più olistico e integrato. Le lacune nelle conoscenze di One Health, nella prevenzione e negli approcci integrati sono state considerate i fattori chiave della pandemia.

“Affrontando i legami tra salute umana, animale e ambientale, One Health è considerato un approccio trasformativo per migliorare la salute globale”.

Esperti: Il concetto di One Health è nobile, ma l’idea è stata “dirottata”

Diversi esperti che hanno parlato con The Defender hanno affermato che il concetto di base di “One Health” è nobile, ma nel corso del tempo è stato “dirottato” da entità potenti che hanno cercato di strumentalizzarlo per i propri fini.

La dottoressa Meryl Nass, membro del comitato scientifico di Children’s Health Defense, ha dichiarato a The Defender che One Health “sembra essere stata inventata da un medico e da un veterinario, e non credo che avessero idea dello scopo per cui sarebbe servita”.

“Sembra che considerassero una buona idea pensare alle malattie zoonotiche attraverso la lente di un veterinario, così come alle malattie mediche e zoonotiche o alle malattie che le persone prendono dagli animali”, ha aggiunto Nass.

Il Dr. David Bell, medico di sanità pubblica e consulente biotecnologico, ex direttore delle tecnologie sanitarie globali presso Intellectual Ventures Global Good Fund, ha definito il concetto di One Health un “approccio perfettamente sensato alla salute che è stato dirottato come molte altre cose”.

Bell ha dichiarato a The Defender:

“Il concetto di One Health originariamente era solo quello di sottolineare l’ovvietà che si conosce da migliaia di anni: la salute umana è collegata all’ambiente, alla catena alimentare, agli animali con cui vive, eccetera, e se si cerca di migliorare la salute umana generale, la salute della popolazione, allora occuparsi di queste altre influenze che danneggiano la salute è… perfettamente razionale”.

A titolo di esempio, ha osservato che “alcune malattie, come la tubercolosi bovina, colpiscono anche gli esseri umani”, quindi la gestione di questa malattia porterebbe a una diminuzione delle infezioni tra gli esseri umani.

Bell ha affermato che “non c’è nulla di sbagliato nel concetto di One Health nella sua forma generica, ma il problema è che è stato cooptato da persone che vogliono usare la salute pubblica per controllare una società, arricchirsi e arricchire i loro sponsor”.

Dato che One Health può essere definita in modo così ampio, Bell ha affermato che “ora si guarda a tutto ciò che nella biosfera può potenzialmente influire sul benessere umano… si potrebbe dire che tutto ciò che causa stress alle persone faccia parte dell’agenda One Health”.

Ha poi aggiunto:

“Se sei una persona molto ricca che sponsorizza qualcosa come l’OMS e vuoi aumentare la portata del tuo potere e la tua capacità di arricchirti, allora One Health diventa davvero prezioso per la salute pubblica – perché la salute pubblica è potenzialmente tutto ciò con cui gli esseri umani interagiscono o fanno.

“E poi, si può giustificare quasi ogni modo di controllare le persone sulla base del fatto che, in qualche modo, si sta proteggendo qualcuno, da qualche parte, da una qualche forma di cattiva salute o di ridotta qualità della salute”.

Reggie Littlejohn, fondatrice e presidente di Women’s Rights Without Frontiers (Diritti delle donne senza frontiere) e co-presidente della Task Force Stop Vaccine Passports (Task force per fermare i passaporti vaccinali), ha descritto One Health come “un approccio molto olistico all’assistenza sanitaria” che enfatizza “l’interfaccia tra salute umana, salute animale, salute delle piante e salute ecologica”.

Tutto questo sembra molto inclusivo e olistico”, ha detto Littlejohn, ma “la mia preoccupazione è che dia all’OMS, in base al trattato sulle pandeme, la capacità di intervenire in qualsiasi aspetto della vita sulla terra”. Quindi, se trovano un rischio per la salute che coinvolge gli animali o le piante o anche l’ambiente, non solo gli esseri umani, allora possono entrare in funzione in merito”.

Nass ha osservato che “pochissime persone nel mondo occidentale prendono effettivamente malattie dagli animali, a meno che non le si definisca in un certo modo”, citando le affermazioni di alcuni scienziati secondo cui l’influenza è una malattia zoonotica, per esempio.

Secondo Nass:

“Il motivo per cui mezzo miliardo di persone o più si ammalano di influenza ogni anno è che l’influenza passa principalmente da persona a persona, anche se si riassorbe negli animali… e quindi, l’idea che si debba cambiare il modo in cui guardiamo alla medicina per tenerne conto è un concetto completamente ridicolo”.

Il concetto di One Health “è molto più popolare nelle comunità di salute pubblica e veterinaria” che nella comunità medica, ha detto Nass, perché “non ha alcun senso per i medici”.

L’OMS e il World Economic Forum hanno ampliato la portata di “One Health”.

Secondo Nass, il concetto di One Health è stato introdotto circa 20 anni fa, ma è stato poi “lanciato al World Economic Forum [WEF] di Davos”, con il supporto del CDC.

“A quanto pare, i globalisti hanno avuto l’idea di poterla usare per i loro scopi, e quindi ne hanno ampliato il contenuto”, ha detto Nass. “Quindi, si è iniziato con gli esseri umani e gli animali, poi si è passati al cibo, all’agricoltura e alle piante, e poi, recentemente, si sono inclusi gli ecosistemi, cioè l’intero pianeta”.

Secondo l’OMS, è stato costituito un “Quadripartito per Una Salute“, insieme all’Organizzazione per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO, acronimo di Food and Agriculture Organization), all’Organizzazione mondiale per la salute animale (OMA) e al Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP, acronimo di United Nations Environment Programme), che “hanno sviluppato un Piano d’azione congiunto per Una Salute“.

A seguito di ciò, nel maggio 2021 è stato costituito un “gruppo di esperti di alto livello su One Health (OHHLEP, acronimo di One Health High-Level Expert Panel), con il compito di consigliare la FAO, l’UNEP, l’OMS e la WOAH sulle questioni relative a One Health”.

Secondo l’OMS, questi temi includono “raccomandazioni per la ricerca sulle minacce di malattie emergenti e lo sviluppo di un piano d’azione globale a lungo termine per evitare l’insorgere di malattie come l’influenza aviaria H5N1, la MERS, l’Ebola, la Zika e, eventualmente, la COVID-19”.

L’OHHLEP, composto da 26 “esperti internazionali”, si riunisce cinque o sei volte all’anno. La commissione dice che :

“… avrà un ruolo nell’indagare l’impatto dell’attività umana sull’ambiente e sugli habitat della fauna selvatica, e come questo determini le minacce di malattie”.

“Le aree critiche includono la produzione e la distribuzione di cibo, l’urbanizzazione e lo sviluppo delle infrastrutture, i viaggi e il commercio internazionale, le attività che portano alla perdita di biodiversità e ai cambiamenti climatici e quelle che aumentano la pressione sulle risorse naturali – tutte attività che possono portare all’emergere di malattie zoonotiche”.

Nass ha osservato che “il cambiamento climatico e il disastro climatico” sono aggiunte recenti all’agenda One Health dell’OMS, trasformando un piano tripartito nell’attuale piano quadripartito.

Alla riunione dell’OHHLEP del novembre 2022, tra i punti all’ordine del giorno figurava lo sviluppo di una “teoria del cambiamento” (ToC, acronimo di Theory of Change) in relazione a One Health e l’inserimento di commenti sul Lancet per promuovere questa “teoria”.

I verbali della riunione sembrano anche collegare il commento del Lancet e il ToC con il trattato sulle pandemie, affermando:

“Pubblicare un commento del Lancet sul ToC, specificando dove dovrebbe essere applicato, con l’obiettivo di influenzare lo strumento per pandemie (pezzo di commento di 800 parole).

“Si potrebbe finalizzare e inviare al Lancet una versione più estesa da pubblicare separatamente”.

All’inizio di quest’anno, The Lancet ha pubblicato una “serie” su “One Health and Global Health Security” (One Health e la sicurezza sanitaria globale), composta da quattro articoli – i cui autori sono membri dell’OHHLEP – più un editoriale, un “punto di vista” e un commento. Essi comprendono:

Secondo Nass, The Lancet aveva precedentemente creato una “Commissione One Health” nel tentativo di “cercare di sviluppare un qualche tipo di scienza che dimostrasse che One Health era una buona cosa e che l’approccio One Health sarebbe stato utile”.

Tuttavia, nonostante i numerosi articoli pubblicati, anche su riviste diverse da The Lancet, “non sono riusciti a spiegare perché One Health fosse così importante”, ma hanno invece “tergiversato”, ha detto Nass.

In un recente post di Substack, Nass ha analizzato l’annuncio del Lancet del 9 maggio 2020 sulla formazione della Commissione One Health, evidenziando alcuni estratti dell’annuncio:

  • Il secolo scorso ha visto il dominio dell’uomo sulla biosfera, manifestato dalle innovazioni tecnologiche, dall’accelerazione della mobilità e dalla conversione degli ecosistemi che caratterizzano l’industrializzazione, la globalizzazione e l’urbanizzazione. Queste traiettorie di sviluppo hanno fatto progredire la salute umana in modi senza precedenti. Tuttavia, esse rendono gli esseri umani sempre più vulnerabili alle sfide sanitarie globali contemporanee, come le malattie infettive emergenti e riemergenti.
  • L’apparente dominio della specie umana comporta un’enorme responsabilità. Pertanto, nel nostro tentativo di garantire la salute e l’esistenza dell’umanità, dobbiamo prendere in considerazione la complessa interconnessione e interdipendenza di tutte le specie viventi e dell’ambiente.
  • Il concetto di One Health è stato riconosciuto e promosso dalle Nazioni Unite, dal G20 e dall’OMS, tra gli altri. Gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile possono essere intesi di per sé come l’incarnazione di una strategia One Health che mira a persone sane che vivono su un pianeta perennemente abitabile.
  • Il lavoro della Commissione dovrebbe offrire una comprensione ricalibrata dei modi in cui queste sfide globali per la salute sono implicate nella complessa interconnessione tra esseri umani, animali e il nostro ambiente comune, e fornire un approccio per sfruttare queste conoscenze per garantire un futuro sostenibile e sano per tutte le specie e il pianeta che abitiamo.
  • Si prevede che le conclusioni della Commissione saranno integrate in documenti politici, linee guida e protocolli internazionali e in varie risoluzioni di alto livello sulla salute globale.

Commentando i proclami, Nass ha scritto che queste dichiarazioni si basano su affermazioni “false” e “prive di prove”, sull’obiettivo di frenare il “dominio umano”, sul desiderio di “costringerci a berci queste idee” e sullo sforzo di “formare un giovane gruppo di leader influenzabili, come fa il WEF”, che attuerà questi piani.

“Voi avete acquisito una comprensione di come One Health possa fornire valore a un animale, essere umano o pianta?” Ha chiesto la dottoressa Nass. “Io no di sicuro”.

Figure chiave dell’OHHLEP coinvolte con EcoHealth Alliance, CDC, Banca Mondiale

Diversi membri dell’OHHLEP hanno legami con l’EcoHealth Alliance – che è stata fortemente coinvolta nella ricerca sul guadagno di funzione presso l’Istituto di virologia di Wuhan – con i CDC statunitense e cinese, con la Banca Mondiale e con le Accademie nazionali di scienze, ingegneria e medicina.

Una di queste persone è la Dott.ssa Catherine Machalaba, consulente politico senior e scienziata senior dell’EcoHealth Alliance, che è stata anche l’autrice principale del Quadro operativo della Banca Mondiale per il rafforzamento dei sistemi di salute pubblica umana, animale e ambientale alla loro interfaccia, noto anche come Quadro operativo di One Health.

Un altro membro è la Dott.ssa Casey Barton Behravesh, una veterinaria che dal 2018 fa parte dell'”Azione collaborativa di One Health per il Forum sulle minacce microbiche delle Accademie nazionali delle scienze, dell’ingegneria e della medicina”. In precedenza “ha guidato la risposta One Health del CDC alla COVID-19” e ha partecipato a “diversi gruppi di lavoro sulla COVID-19”.

Due funzionari del CDC cinese – il Dr. George Fu Gao e la Dott.ssa Lei Zhou – fanno anch’essi parte del comitato, insieme a membri di Australia, Bangladesh, Brasile, Colombia, Congo, Francia, Germania, Guinea, India, Indonesia, Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Pakistan, Qatar, Russia, Sudafrica, Sudan, Uganda, Emirati Arabi Uniti e Regno Unito.

Littlejohn ha dichiarato a The Defender di ritenere che non sia una coincidenza che alcuni membri della EcoHealth Alliance e di altre entità che hanno negato a gran voce la “teoria dell’origine dal laboratorio” della COVID-19 siano membri dell’OHHLEP.

“Quando si parla di One Health e delle origini zoonotiche delle malattie, e si cita come esempio la pandemia di COVID-19, si ipotizza che provenga da un pipistrello o da un pangolino, distogliendo l’attenzione dal fatto che potrebbe benissimo trattarsi – e sembra sempre più probabile – di una fuoriuscita da un laboratorio.

“In questo modo, si distoglie l’attenzione dai pericoli della ricerca sul guadagno di funzione e la si rivolge al coinvolgimento di altri animali selvatici. È quasi come se si facesse della natura la minaccia, in contrasto alla ricerca sul guadagno di funzione”.

Nass ha espresso un’opinione simile. Riferendosi al Dr. Peter Daszak, presidente della EcoHealth Alliance – che ha anche presieduto la Commissione COVID-19 del Lancet – ha dichiarato a The Defender:

“All’inizio del 2020, ho capito che lui e EcoHealth Alliance erano coinvolti nell’insabbiamento dell’origine del virus della COVID. Così ho letto tutti i diversi articoli che aveva scritto e mi sono informata su ciò che stava facendo.

“Ho scoperto che parlava di One Health e di tutti questi problemi di degrado ambientale, della perdita di biodiversità che si sarebbe ripercossa sulla salute umana. Stava creando una narrazione”.

In un post sul suo blog del 6 giugno 2021, Nass ha evidenziato i legami di Daszak con Gao, il CDC, l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID, acronimo di U.S. Agency for International Development), le fonti di finanziamento militari, il WEF e il Dr. Anthony Fauci.

Nel 2019, Daszak sosteneva che molte “malattie emergenti” sono “zoonotiche”, rendendo necessario un approccio One Health che potrebbe “aiutare la previsione e la preparazione alle malattie”.

Nass ha dichiarato a The Defender che Daszak e Fauci “stavano lavorando per diffondere questa stessa narrazione… che gli esseri umani e il degrado dell’ambiente dovuto all’uomo sono la causa delle pandemie, e che le pandemie sono tutte naturali e provengono da queste esposizioni zoonotiche”.

In un post su Substack del 15 novembre 2022, Nass ha tracciato dei collegamenti tra Daszak, Fauci e il concetto di One Health, facendo riferimento a un articolo del 2020 di cui Fauci è coautore, in cui si legge:

“La pandemia di COVID-19 è l’ennesimo promemoria, che si aggiunge all’archivio in rapida crescita di promemoria storici, che in un mondo dominato dall’uomo, in cui le nostre attività umane rappresentano interazioni aggressive, dannose e squilibrate con la natura, provocheremo sempre più spesso l’emergere di nuove malattie. Rimaniamo a rischio per il prossimo futuro.

“La COVID-19 è uno dei campanelli d’allarme più vividi da oltre un secolo a questa parte. Dovrebbe costringerci a iniziare a pensare seriamente e collettivamente a vivere in un’armonia più ponderata e creativa con la natura, e al tempo stesso prepararci per le inevitabili e sempre inaspettate sorprese della natura”.

Analogamente, un articolo del dicembre 2019 di cui Daszak è coautore affermava:

“Oltre il 30% di tutte le malattie infettive emergenti è determinato da fattori associati al cambiamento di uso del suolo e allo sviluppo agricolo.

“Questo processo porta all’espansione delle reti di caccia e commercio della fauna selvatica, responsabili di molteplici epidemie del virus Ebola e della prima pandemia del XXI secolo, la SARS”.

Nass ha dichiarato a The Defender:

“Ho pensato che il motivo per cui stavano diffondendo questa narrazione fosse quello di coprire le origini del virus della COVID. Ma non ero sicura del perché parlassero di degrado ambientale e di tutto il resto.

“E poi, a distanza di mesi, ho capito che si trattava di far rientrare questo concetto nell’ambito di One Health e quindi di giustificare l’intera agenda sulla biosicurezza”.

Il Dr. Francis Boyle, professore di diritto internazionale all’Università dell’Illinois ed esperto di armi biologiche che ha redatto la legge anti-terrorismo sulle armi biologiche del 1989, ha dichiarato a The Defender:

“L’intero schema di One Health si basa sulla menzogna palese e sull’ovvia disinformazione che il virus della COVID-19 sia in qualche modo magicamente saltato fuori da qualche animale nel mercato di Wuhan, invece di essere un’arma di guerra biologica offensiva con proprietà di guadagno di funzione che è fuoriuscita dal BSL4 [biosecurity level 4 lab] di Wuhan”.

Nass ha scritto nel giugno 2021 che Daszak ha presieduto la Piattaforma del laboratorio internazionale sulla biodiversità e le pandemie sui servizi per la biodiversità e gli ecosistemi, il cui sommario esecutivo “sembra essere uno spot pubblicitario per l’iniziativa multimiliardaria One Health di Daszak per (presumibilmente) prevenire le pandemie. Non per causarle”.

Nass ha scritto che questo sommario “contiene anche molti indizi su dove i promotori della pandemia sembrano voler portare la popolazione mondiale”, compresa l’affermazione che l’insorgere della malattia “è causato dalle attività umane”.

Forse a causa delle reali intenzioni dell’agenda One Health, così come viene vista oggi dalle agenzie di salute pubblica, Nass ha notato che il sommario proponeva anche delle obbligazioni aziendali green, la riduzione del consumo di carne e la “rivalutazione del rapporto tra esseri umani e natura”.