L’Australia è ben conosciuta per i suoi gloriosi trascorsi nella scienza immunologica. In effetti, direi addirittura che se c’è una “vetta” dell’immunologia, questa è l’Australia.

Dal famoso Istituto Walter ed Eliza Hall all’ Istituto Garvan, a prominenti australiani, tra cui premi Nobel e padri fondatori della scienza immunologica (Sir Macfarlane Burnett, Jacques F.P. Miller e Peter Doherty), ai leader contemporanei della scienza immunologica (Jonathan Sprent, Christopher Goodnow e Jason Cyster), l’Australia è conosciuta come la mecca del pensiero e della scienza dell’immunologia.

Quindi è semplicemente scioccante vedere il governo della nazione comportarsi in modo così immunologicamente disinformato e autoritario quando si tratta della sua gestione dell’immunità alla COVID.

La recente espulsione del tennista più forte del mondo, Novak Djokovic, dall’Australia per aver rifiutato un vaccino obbligatorio di cui non aveva bisogno e da cui poteva essere danneggiato, è stato scioccante per me come immunologo.

Perché? Perché so con assoluta certezza che Djokovic, che è guarito da un’infezione da COVID nel dicembre 2021, ha un’immunità naturale acquisita molto potente e robusta alla COVID – equivalente, se non più potente di quella ottenuta con la vaccinazione completa e i richiami.

In altre parole, Djokovic, in quanto recentemente guarito dalla COVID, non rappresentava quasi nessun rischio per se stesso o per chiunque in Australia – eppure quel governo liberale democratico occidentale ha accettato di abbandonarsi a un terribile autoritarismo, escludendo in modo irrazionale e immorale un campione internazionale da uno degli eventi tennistici più prestigiosi – gli Open australiani. Una cosa deplorevole!

Qualsiasi immunologo degno di nota sa che l’aspetto più insolito della campagna di vaccinazione globale anti COVID è che il vaccino venga distribuito su scala di massa nel mezzo di un’epidemia, quando molti sono già stati contagiati – di recente o al momento della vaccinazione.

Questa campagna indiscriminata di salute pubblica è pericolosa. Non solo espone molti milioni di persone già immuni al rischio di trattamenti medici non necessari, ma pone anche un serio rischio di danno alle persone recentemente infettate o convalescenti, in cui epitopi antigenici virali persistono ancora, e in cui una vaccinazione non necessaria potrebbe indurre una risposta iper-infiammatoria.

Che gli immunologi di spicco – specialmente i pionieri dell’immunologia contemporanei australiani – o non sono consapevoli o tacciono su come la nostra disciplina scientifica dell’immunologia venga ora corrotta e abusata dai governi di tutto il mondo in modo da poter imporre draconiani obblighi di massa su milioni di persone con immunità “naturale” o “ibrida” acquisita è stato francamente deludente e scioccante per me.

Ma suppongo che tutti gli eroi abbiano i piedi d’argilla – e a volte anche i pensatori attenti possono pensare incautamente.

Eppure, è scioccante sentire il silenzio assordante dai giganti del mondo dell’immunologia – specialmente quelli dell’Australia, che è veramente il luogo di nascita dell’immunologia moderna – quando si tratta del tema della vaccinazione obbligatoria delle persone già del tutto immuni e infettate di recente.

È un terribile segno del nostro tempo – quando di fronte alla paura irrazionale e agli editti del governo non contano più né la scienza e la ragione né l’etica e la difesa occidentale dell’individualità.

L’espulsione irrazionale e immorale di Djokovic dall’Australia è una macchia sulla reputazione dei molti eminenti immunologi australiani e degli storici istituti immunologici di quel paese.

L’annullamento da parte del governo dei principi della scienza immunologica e dell’etica medica, al fine di ottenere l’obbedienza a livello della popolazione, mentre gli eroi occidentali della scienza immunologica rimangono in silenzio, significa un disastro per l’integrità delle civiltà occidentali e delle democrazie indipendenti.

Il governo australiano si vergogni per aver irrazionalmente deportato Djokovic. E guai a quei prominenti esperti australiani e alle istituzioni australiane, che in realtà sono consapevoli, ma hanno scelto di non parlare per ragioni di convenienza politica o di comodità personale.

È, infatti, più facile non agitare le acque e non esprimersi, che opporsi a una condotta autoritaria e immorale di un potente governo democratico avviato su una brutta strada.

Ma si tratta di un pendio sdrucciolevole e ci stiamo scivolando tutti. Perché un grande male si affermi basta solo che alcuni uomini buoni rimangano in silenzio e non dicano la loro verità.