L’allume, un adiuvante, o immunomediante, a base di alluminio utilizzato in molti vaccini, compresi i vaccini anti COVID-19 a virus inattivato, aiuta a proteggere dal ceppo virale (omologo) mirato.

Tuttavia, l’allume può aumentare il rischio di infezione da nuovi ceppi virali (eterologhi), definiti infezioni “breakthrough” [infezioni che avvengono nonostante l’immunizzazione, NdT], secondo uno studio preprint pubblicato su Research Square.

Dei 13,5 miliardi di dosi di vaccino anti COVID-19 somministrate a livello globale, 5 miliardi hanno utilizzato il coronavirus inattivato come ingrediente attivo. A differenza dei vaccini Pfizer e Moderna, i vaccini anti COVID-19 a virus inattivato non utilizzano l’mRNA. Invece, per provocare la risposta immunitaria utilizzano virus uccisi o indeboliti.

Esempi di vaccini anti COVID-19 a base di virus inattivati sono il prodotto cinese CoronaVac, distribuito in 40 Paesi, e il prodotto indiano COVAXIN.

L’allume aumenta anche il rischio di malattia respiratoria potenziata associata al vaccino (VAERD, acronimo di vaccine-associated enhanced respiratory disease), una complicazione potenzialmente pericolosa per la vita, dopo l’infezione con un nuovo ceppo. Tuttavia, secondo lo studio, questo effetto scompare quando l’allume viene sostituito da un altro coadiuvante.

I ricercatori hanno esposto dei topi vaccinati a due diversi ceppi virali

I ricercatori guidati dal Dr. Mark Heise, immunologo presso l’Università del North Carolina, hanno utilizzato topi di laboratorio per confrontare l’efficacia di un vaccino anti SARS-CoV-2 inattivato e contenente allume (iCoV2) contro due coronavirus: il ceppo per il quale il vaccino è stato progettato, noto come ceppo omologo, e un coronavirus non incontrato in precedenza (“eterologo”).

Gli animali della sperimentazione sono stati allevati specificamente per la suscettibilità alla malattia polmonare indotta da coronavirus.

Il vaccino contenente allume ha protetto da sfide omologhe (cioè con lo stesso virus) senza effetti collaterali evidenti.

Ma quando i topi sono stati esposti a un coronavirus diverso rispetto a quello per cui era stato progettato il vaccino, hanno sviluppato i classici sintomi della VAERD. I sintomi comprendevano un ritardo nell’eliminazione del coronavirus e una riduzione della funzionalità polmonare.

Questo effetto, che si è protratto per almeno 10 mesi, sembra essere legato al coadiuvante, perché quando l’allume è stato sostituito con il Ribi, un coadiuvante non approvato e riservato alla ricerca, i topi hanno eliminato il virus più rapidamente e non hanno sviluppato la VAERD.

L’effetto dell’allume sulla VAERD è stato parzialmente ridotto immunizzando nuovamente gli animali con un vaccino adiuvante a base di Ribi.

I coadiuvanti Ribi sono emulsioni di acqua salata, un detergente, due prodotti batterici e il coadiuvante approvato squalene. Ribi interagisce con le cellule immunitarie per aumentare il rilascio di citochine (molecole immunitarie) e l’elaborazione dell’antigene.

VAEDS indotta dal vaccino anti COVID già nota nell’estate 2020

La VAERD è un tipo di malattia potenziata associata al vaccino (VAED, acronimo di vaccine-associated enhanced disease) che colpisce le basse vie respiratorie, principalmente i polmoni. La lettera “E” in VAERD e VAED si riferisce a casi “potenziati” – o atipici – di una malattia virale dopo la vaccinazione contro di essa.

Un’analisi del 2021 ha riconosciuto la VAED come “un serio ostacolo al successo dei vaccini virali”.

La VAERD post-vaccinazione e i relativi “potenziamenti” delle infezioni e delle complicanze respiratorie sono noti almeno dagli anni ’60. Heise ha citato tre esempi di precedenti campagne di vaccinazione.

In un esempio, un gran numero di casi breakthrough di morbillo pediatrico si è verificato anni dopo la vaccinazione. Si trattava di bambini “atipici”, in quanto presentavano tutti i sintomi del morbillo, compreso l’esantema, ma non era possibile isolare il virus del morbillo.

Nel secondo esempio, i bambini che avevano ricevuto il vaccino anti RSV (acronimo di virus respiratorio sinciziale) sono stati successivamente infettati dall’RSV e hanno sviluppato la VAERD. Entrambi questi studi risalgono agli anni ’60.

Il terzo caso, risalente al 2020, riguardava gravi focolai di dengue in bambini che avevano precedentemente assunto un vaccino contro la dengue.

La VAEDS indotta dalla vaccinazione anti COVID-19 è stata riconosciuta come complicazione già nell’estate del 2020, mentre i vaccini erano ancora in fase di valutazione. Tuttavia, in un documento successivo si afferma che i cambiamenti immunologici che indicano la VAERD sono “associati alla protezione antivirale senza aumento della malattia” in seguito alla vaccinazione a mRNA.

Questo perché i vaccini anti COVID-19 a mRNA non utilizzano adiuvanti convenzionali. Al contrario, si affidano all'”effetto auto-adiuvante” dei geni inclusi, dei loro prodotti di espressione proteica o dei componenti di consegna (ad esempio, lipidi o grassi che trasportano l’mRNA nelle cellule).

L’immunogenicità del vaccino anti COVID-19 a mRNA BNT162b2 della Pfizer, ad esempio, deriva dal riconoscimento immunitario dell’mRNA modificato, dalle proprietà adiuvanti delle nanoparticelle lipidiche e da prodotti genici e proteici per lo più non identificati che residuano dal processo di produzione del vaccino.

Alluminio associato a molti effetti negativi

Gli adiuvanti sono sostanze chimiche irritanti che stimolano il sistema immunitario a rispondere in modo forte e duraturo agli antigeni contenuti nei vaccini.

Rispetto ai vaccini “non adiuvati”, i vaccini contenenti un adiuvante sono più potenti (riducendo così le dosi necessarie), consentono risposte immunitarie più rapide, proteggono da un maggior numero di antigeni e varianti, reclutano una gamma più ampia di risposte immunitarie e inducono risposte immunitarie delle cellule T altrimenti inaccessibili.

Sebbene i primi vaccini – ad esempio un anti rabbia utilizzato dal 1885 e un vaccino contro il tifo introdotto nel 1911 – contenessero sostanze irritanti che fungevano da coadiuvanti, l’uso formale di coadiuvanti come additivi è iniziato solo negli anni ’20.

L’allume, un coadiuvante a base di alluminio scoperto nel 1920, è un ingrediente basilare dei vaccini da un secolo.

I vaccini vivi-attenuati, come quelli contro il rotavirus, il vaiolo e la varicella, e i vaccini a virus inattivati, come quelli contro l’epatite A, l’influenza e la poliomielite, contengono virus interi, frammenti di virus e molte sostanze non definite che agiscono come adiuvanti.

Tuttavia, i vaccini anti COVID-19 a virus inattivato utilizzano antigeni altamente purificati, quindi richiedono un aiuto supplementare per essere efficaci.

Per questo motivo gli adiuvanti a base di allume sono utilizzati in vaccini come quelli contro l’epatite A, l’epatite B, la difterite, il tetano, l’Haemophilus influenzae e lo pneumococco, ma non nei vaccini virali vivi, come quelli contro il morbillo, la parotite, la rosolia, la varicella e il rotavirus.

L’alluminio, l’ingrediente principale dell’allume, è associato a molti effetti negativi, tra cui l’infiammazione del sito di iniezione, l’alterazione del sistema endocrino e danni ai sistemi digestivo, cardiovascolare e polmonare.

Nessuna discussione sui vaccini contenenti alluminio

Sebbene i risultati degli studi sui topi spesso non siano applicabili all’uomo, gli autori hanno notato le somiglianze cliniche e immunologiche tra la malattia indotta dal vaccino nei topi e la VAERD nelle persone.

Entrambi comportano un’infiammazione di tipo 2 e l’infiltrazione di cellule del sistema immunitario nei polmoni.

Il modello di topo utilizzato da Heise è stato ingegnerizzato per essere suscettibile a forti risposte infiammatorie di tipo 2, il che probabilmente ha aumentato gli effetti immunitari riportati. I modelli di topi sono standard negli studi sul cancro, sull’infezione da HIV, sull’insufficienza cardiaca e su altre patologie.

Heise et al. hanno riferito che condizioni simili indotte dal vaccino si verificano in altre specie e in topi non specificamente allevati per sviluppare la VAERD. Inoltre, molti esseri umani, a causa della genetica o dell’esposizione al coronavirus, hanno sviluppato una suscettibilità simile.

Poiché la VAERD indotta da vaccino si verifica dopo un’infezione con un virus non incontrato in precedenza, gli autori si sono preoccupati delle nuove varianti che passano dagli animali selvatici all’uomo, menzionando in particolare pipistrelli, cervi, visoni e il “riemergere di varianti esistenti del SARS-CoV-2 da serbatoi zoonotici [animali selvatici] “.

Eppure, nessuna prova collega gli animali selvatici ai coronavirus che causano la COVID-19.

Poiché lo studio di Heise è stato intrapreso per esplorare le connessioni tra l’allume e la VAERD, l’assenza di qualsiasi discussione sui vaccini contenenti alluminio è stata sorprendente. Si potrebbe pensare che ogni fiala o dose contenga le stesse quantità di alluminio, ma le concentrazioni effettive possono variare in modo significativo.

Uno studio del 2021 sul contenuto di alluminio di 13 vaccini infantili comuni ha rilevato che solo tre contenevano le quantità di allume indicate dal produttore. Sei avevano (statisticamente) una quantità di allume significativamente maggiore e quattro ne avevano una quantità minore.