Martedì scorso, la Danimarca martedì è diventata il primo paese a sospendere la campagna vaccinale nazionale contro il COVID-19 dopo che le autorità sanitarie del paese hanno dichiarato la pandemia sotto controllo.

Bolette Søborg, direttrice del Danish Health Authority’s department of infectious diseases (dipartimento di malattie infettive delle Autorità Sanitarie Danesi), martedì scorso ha detto che la Danimarca è nel processo di “terminare” il programma di vaccinazione di massa e che le convocazioni per i vaccini non saranno più emesse dopo il 15 maggio.

“Abbiamo intenzione di riaprire il programma di vaccinazione in autunno”, ha detto Søborg, aggiungendo: “Questo sarà preceduto da una valutazione professionale approfondita su chi e su quando vaccinare e con quali vaccini”.

Le autorità di sanità pubblica hanno citato diversi fattori che hanno contribuito alla decisione di terminare la campagna nazionale di vaccinazione. Questi includono una diminuzione del numero di segnalazioni di nuove infezioni, stabili tassi di ricoveri ospedalieri e un livello complessivamente elevato di vaccinazione tra la popolazione.

Questa decisione arriva solo pochi mesi dopo che la Danimarca ha eliminato tutte le restrizioni correlate al COVID-19, diventando il primo stato membro dell’Unione Europea (UE) a fare questo.

Dal 1° febbraio, il paese ha abolito tutte le restrizioni, dai passaporti vaccinali agli obblighi d’indossare le mascherine. All’epoca, le autorità di sanità pubblica dissero che il COVID-19 non era più considerato una grave minaccia per la salute pubblica.

Nonostante un'”impennata” nelle infezioni segnalate in Danimarca, attribuita alla variante Omicron, le autorità sanitarie hanno dichiarato che quei casi non gravano pesantemente sul sistema sanitario del paese.

Le autorità sanitarie danesi sono le prime a dichiarare esplicitamente che le future campagne di vaccinazione contro il COVID-19 saranno mirate, piuttosto che universali.

L’UE pronta ad annunciare la fase “post-emergenza” della pandemia, Fauci dice che gli Stati Uniti sono fuori dalla “fase pandemica”

La decisione della Danimarca arriva mentre parecchi altri paesi sembrano fare passi all’indietro per quanto concerne le vaccinazioni di massa contro il COVID-19 e le questioni di sanità pubblica ad esse correlate.

Martedì scorso, in un’intervista sul notiziario mediatico, PBS NewsHour, il dottor Anthony Fauci ha detto: “Noi [gli Stati Uniti] ci troviamo, certamente, in questo momento, in questo paese, fuori dalla fase pandemica”.

Tuttavia, quando gli è stato chiesto se ci sarà una fine della pandemia di COVID-19, ha riferito che quella è “una domanda senza risposta”.

Nel Regno Unito, l’agenzia nazionale per la sicurezza sanitaria del paese questa settimana ha annunciato che sta riducendo il suo personale sanitario di quasi la metà e diminuendo il suo budget per il COVID-19 di quasi il 90% rispetto ai livelli del 2021.

E la commissione europea — il ramo esecutivo della UE — si starebbe preparando ad annunciare che l’UE è entrata in una nuova “fase post-emergenza” della pandemia da COVID-19, ha riferito Reuters il 26 di aprile, citando una bozza di un documento che l’agenzia di stampa ha detto di aver esaminato.

Nonostante non ci siano ancora dichiarazioni ufficiali da parte di funzionari della UE, secondo Reuters, la bozza del documento, preparato dal commissario UE per la salute, Stella Kyriakides, afferma:

“Questa comunicazione propone un approccio per la gestione della pandemia nei prossimi mesi, passando dall’emergenza a un modello più sostenibile”.

In termini pratici, questo significherebbe la fine dei test di massa del COVID-19, già interrotti in diversi paesi della UE.

Questo approccio contrasta con le politiche “zero-COVID” della Cina — che hanno portato a test di massa e a una nuova ondata di confinamenti di massa.

In un possibile riflesso della nuova direzione politica della UE — e della sua netta differenziazione dalle politiche contro il COVID della Cina — il ministro della salute greco, Thanos Plevris, ha detto recentemente “stiamo entrando nella fase di coesistenza con il COVID… non crediamo nella politica zero-COVID, come credono in Cina”.

Secondo Reuters, la bozza del documento della UE non è vincolante per gli stati membri e afferma che il “COVID-19 è qui per restare”, con una probabile comparsa di nuove varianti e “ondate”, rendendo necessaria che “la vigilanza e la preparazione rimangano essenziali”.

Il documento chiede ai governi della UE di essere pronti a reintrodurre misure di emergenza, se ritenuto necessario, anche se la natura di queste “misure di emergenza” non sembra essere specificata.

Tuttavia, la bozza del documento affronta l’introduzione di mezzi più sofisticati per individuare i focolai — e la diffusione — di COVID-19, sottolineando che “andrebbero istituiti test diagnostici mirati”.

Tali test “mirati” si concentrerebbero su “gruppi prioritari”, come le persone vicine ai focolai, quelle a rischio di sviluppare gravi sintomi di COVID-19 e il personale medico che è in regolare contatto con le popolazioni vulnerabili.

La bozza del documento suggerisce anche che la sorveglianza — e il monitoraggio — delle infezioni da COVID-19 dovrebbe essere adattata e mirata, concentrandosi maggiormente sul sequenziamento genomico e meno sulla segnalazione di massa dei “casi”.

Questo nuovo tipo di sorveglianza ammonterebbe a un sistema che, secondo Reuters, è “simile a quello utilizzato per monitorare l’influenza stagionale, in cui un numero limitato di personale medico e sanitario selezionato raccoglie e condivide i dati rilevanti”.

Come riportato dal documento, “l’obiettivo della sorveglianza non dovrebbe più essere basato sull’identificazione e la segnalazione di tutti i casi, ma piuttosto sull’ottenimento di stime affidabili sull’intensità della trasmissione comunitaria, sull’impatto della malattia grave e sull’efficacia del vaccino”.

Tuttavia, a differenza dell’approccio della Danimarca, il documento afferma che i vaccini rimangono essenziali, con una raccomandazione che gli stati membri della UE considerino l’attuazione di strategie per sostenere i livelli di vaccinazione tra i bambini dai 5 anni in su prima dell’inizio del nuovo anno scolastico.

Alcuni stati membri della UE, come la Grecia, hanno fortemente suggerito che le vaccinazioni e le restrizioni su larga scala del COVID-19 potrebbero riprendere a settembre.